SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una testimonianza, come altre raccolte nei giorni scorsi e come avevamo già scritto una settimana fa: il sistema di analisi dei tamponi, almeno nella provincia picena, sta mostrando di non reggere allo stress della domanda di chi cerca di accertare l’eventuale positività al Covid-19.

Tamponi e tracciamento, “sistema” saltato? Covid-19 più veloce, i protocolli così non reggono

Lei si chiama S.D. ed è la mamma di un ragazzo di 15 anni che frequenta il Liceo Linguistico di San Benedetto all’istituto “Augusto Capriotti” e che si è assentato dalla scuola da martedì scorso 20 ottobre: “Lunedì scorso mio figlio ha accusato un po’ di raffreddore e tosse e quindi in via precauzionale si è assentato dalle lezioni da martedì 20. A quel punto, fatta l’impegnativa nello stesso giorno tramite il medico di base, mercoledì ci siamo recati alla tensostruttura dell’ospedale di Ascoli per il tampone che accertasse la positività o meno al Covid-19”.

“Avevamo pensato anche di fare il test del tampone rapido, ma il primo spazio utile era al 26 ottobre. Dunque mercoledì ci siamo recati ad Ascoli ma ad oggi mio figlio ancora non ha alcuna risposta, ma nel frattempo, nonostante da giorni sia in buonissima salute, non si reca a scuola e non segue le lezioni” continua.

Il problema non è solo nel ritardo, ma anche nella difficoltà di avere dei riferimenti: “Ho inviato una mail, ho telefonato al Mazzoni, nessuno mi ha saputo dire nulla. Da quello che capisco ci sono carenze nel reagente e tutti i laboratori pubblici e privati sono saturi nelle prenotazioni, ma possibile che soltanto qui da noi manchi il materiale per i test mentre a Fermo e a Teramo vada tutto bene? Ho già fatto i tamponi per altri figli e in due o tre giorni c’è stata la risposta. Se gli esami non arrivano in poco tempo come ci comportiamo? Restiamo fermi giorni e giorni senza sapere perché?”

Il problema, purtroppo, determina a cascata anche un aumento dei contagi: se un componente del nucleo familiare ignora la sua eventuale positività, potrebbero a loro volta diventare positivi senza saperlo e contagiare, in ambito lavorativo o ricreativo, altre persone.