SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una nota di Pier Giorgio Camaioni sull’inaugurazione del Geneviève (clicca qui).

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L’hanno fatta bere pochissimo, la povera Geneviève. Due le bottigliette di spumante dello sponsor, altro che champagne, ma per lei solo qualche impacciato spruzzo sulla vernice fresca del moncone restaurato. Di solito, ai vari delle navi e delle barche è una festa fracassare la bottiglia (una magnum almeno) lanciandola con forza sulla prua. Qua invece c’è paura e ignoranza.

Il fatto è che questi ben poco sanno di mare, ancor meno di storia, sono politicucci, sindacucci, assessorucci, lustri militarucci, albergatorucci, pretucci, forse non sanno neanche nuotare.

Per loro l’importante è spettacolarizzando inaugurare, radunare popolo (anche in tempi di Covid, chi se ne frega, basta far finta di distanziarsi), una cerimonia vale l’altra, capacissimi di inaugurare in pompa magna pure un solo metro di marciapiede, sempre evento memorabile è.

Fondamentale mostrarsi in favore di telecamere e giornalisti, sorridenti, eleganti, sicuri e soddisfatti, raccontare con paroloni quanto hanno lottato e “fortemente voluto” e sono stati bravi, non mancando mai di ammonire col sopracciglio alzato o irridere chi la pensa diversamente. Poi, ma anche prima, mandano veline ai giornali. Controlleranno che abbiano ben ubbidito, ovvio.

Un pezzo di Geneviève è stato salvato dal diventare “tondini di ferro”, e va bene. Ma morta lì: non può diventare, Geneviève, il simbolo della pesca oceanica della marineria sambenedettese perché la storia non è così.

La sua è piccola storia, a tratti ingloriosa, a tratti poco edificante, a tratti penosa per gli opachi traffici che l’hanno vista ignara protagonista (altro che simbolo di marineria): se i Nostri avessero non dico studiato ma solo chiesto in giro, lo saprebbero.

E la sua vicenda successiva parla anche di ottuso sperpero di denaro pubblico.

(I pescherecci, quelli “veri” e gloriosi, e di legno, li hanno invece lucrosamente rottamati e/o usati per fochere!)

Perciò Geneviève non può proprio diventare monumento, e parcheggiarsi (fuori contesto) in mezzo al traffico vacanziero quasi sulle strisce blu (e dopo aver scacciato i cani dal proprio legittimo spazio). E’ volgare e offensivo, come quasi tutte le scelte di questo Comune.

Anche Geneviève lo sa, lei non ha colpa. Anzi, per la tristezza voleva prendersi una sbronza.

Manco quella.