SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Che buffi questi anni Duemila. Gira e rigira, a San Benedetto non cambia niente. Anzi, se possibile, ad ogni tornata si peggiora quanto di cattivo si era fatto in precedenza.

La demolizione dell’ex Hotel Garden è solo l’ultimo episodio che ci spinge a ricostruire le strane – ma mica tanto, a ben pensarci – vicende politico-amministrative della città. Che nell’ultimo ventennio sono state un duetto tra Giovanni Gaspari e Pasqualino Piunti: sindaco per dieci anni consecutivi il primo (2006-16), per quattro, che presto diventeranno cinque il secondo (2016-20) precedentemente vicesindaco tra il 2001 e il 2005.

La demolizione dell’ex Garden fu infatti decisa dal Consiglio Comunale il 29 novembre 2011. La particolarità di quel voto fu che arrivò il con il favore della maggioranza a sostegno di Gaspari, pur tra qualche distinguo, mentre la minoranza di centrodestra (allora Pdl) con Piunti e soci non votò contro: preferì, infatti, assentarsi dalla votazione.

A votare contro furono infatti soltanto i consiglieri Primavera, De Vecchis, Lorenzetti, Narcisi, mentre due furono gli astenuti (Bruni e Del Zompo). Ad eccezione di De Vecchis (centrodestra) e Lorenzetti (Udc), Narcisi e Primavera erano stati eletti con la maggioranza a sostegno di Gaspari così come Bruni e Del Zompo.

Un’assenza, quella di Piunti e i suoi amici, abbastanza eloquente: infatti durante gli anni di governo (2001-05 e dal 2016 ad oggi) dall’attuale sindaco non è stato fatto alcun intervento per impedire la trasformazione delle strutture turistiche in edifici residenziali. Chi tace acconsente.

Ma questa porta scorrevole non è l’unico elemento sul quale riflettere. Il teatrino a cui abbiamo assistito è il seguente: chi è all’opposizione a volte strepita, a volte neppure (come in quel consiglio comunale), per poi comportarsi esattamente come il soggetto delle sue (presunte) critiche una volta che lo si è scalzato dal potere cittadino. Anzi, ancora un po’ peggio, se possibile.

Con un po’ di memoria, ricordiamo come uno degli elementi caratterizzanti la campagna elettorale di Gaspari, nel 2006, era quello di riportare il PalaRiviera sotto il controllo comunale, dopo il project financing voluto dalla giunta Martinelli-Piunti. Tutto rimangiato appena insediato, per motivazioni pratiche, certo, ma che non erano sconosciute prima della lettura dei risultati delle urne.

Se arriviamo al 2016, anno dell’avvicendamento opposto (da Gaspari a Piunti) osserviamo come quest’ultimo abbia stranamente (o no?) confermato tutti gli uomini di vertice dell’amministrazione comunale scelti dal predecessore: insomma, per Piunti i dirigenti scelti da Gaspari erano i migliori sul campo. Il che non è oggetto di discussione, certo, ma fa riflettere come il Grande Oppositore non avesse idee diverse dal predecessore a partire dagli uomini guida del suo Municipio.

Oppure – e la finiamo qui solo per brevità, perché tra Megavarianti e SetteVarianti ce ne sarebbero – cosa dire del Progetto dei Progetti, quello del Lungomare (o il Ballarin! Idem). Gaspari ha impiegato 10 anni per partorire un topolino, ovvero una (costosa) riqualificazione di 400 metri soltanto per cambiare le mattonelle nella più ordinaria delle opere pubbliche.

Piunti ha ringraziato l’improvvido tempismo di Gaspari, ha tagliato il nastro e adesso si pavoneggia col fatto che i sambenedettesi vedranno il nuovo lungomare sotto la sua gestione (quando?). Ma anche con lui si venderà la posa di alcune mattonelle e piccole aiuole come una riqualificazione epocale. Senza andare oltre il Tronto e il Tesino (qui è come si lavora a Rimini, ad esempio).

Basta, insomma, col “chiagn’e fotte alla sambenedettese“. O forse, invece, abituiamoci al peggio.