ANCONA – Di seguito una nota stampa del Comando Provinciale di Ancona della Guardia di Finanza, giunta in redazione, e diffusa alle testate giornalistiche, nella mattinata del 9 ottobre. 

Alla fine dello scorso mese di luglio i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Ancona, unitamente ai militari dello S.C.I.C.O. e di altri reparti marchigiani delle Fiamme Gialle, hanno dato esecuzione a 12 misure cautelari personali, di cui nove in carcere, nell’ambito di una vasta operazione, denominata “Background”, per i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona.

Nella giornata di ieri, 8 ottobre, gli uomini del G.I.C.O. di Ancona e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma hanno eseguito, nell’ambito di ulteriori sviluppi del procedimento, il sequestro delle quote sociali e dell’intero compendio dei beni aziendali di tredici società, del valore di circa dodici milioni di euro, nella disponibilità di C. M., nato nel Fermano e residente nel Teramano, imprenditore, già destinatario della misura cautelare in carcere.

Il provvedimento è stato disposto dal G.I.P. presso il Tribunale di Ancona, in accoglimento della richiesta formulata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia.

Tra i beni oggetto di sequestro da parte delle Fiamme Gialle rientrano 3 appartamenti di pregio, 7 autovetture, tra cui una Range Rover Evoque ed una Jeep Compass, e disponibilità finanziarie riconducibili alle predette tredici società, che sarebbero state gestite di fatto dall’imprenditore e che sono ubicate nelle Marche, nel Lazio, in Lombardia e in Emilia-Romagna.

Tali imprese sono operanti in diversi settori commerciali, quali quelli della produzione di calzature, del commercio di pelli, di materie plastiche, di autoveicoli e di metalli ferrosi.

Il provvedimento è stato adottato sulla base di analitiche investigazioni economico-patrimoniali condotte dai finanzieri a conclusione delle quali sono stati individuati gli asset patrimoniali nella disponibilità, diretta e indiretta, in questo caso tramite cosiddette “teste di legno” di nazionalità sia italiana che straniera (Repubblica slovacca, Moldavia, Russia prive o quasi di fonti di sostentamento), dell’imprenditore, che si ritiene siano stati acquisiti con i proventi illeciti frutto delle attività delittuose contestate.

Gli investigatori sulla base degli elementi raccolti hanno ricondotto la gestione delle società in capo all’imprenditore e hanno evidenziato, mediante una meticolosa ricostruzione economico-patrimoniale, la notevole sproporzione tra il valore dei beni da un lato e i redditi dichiarati e l’attività svolta nel tempo dallo stesso soggetto e dai “suoi prestanome” dall’altro.

L’Autorità giudiziaria ha, pertanto, disposto il sequestro preventivo dei suddetti beni, che è finalizzato, a conclusione della vicenda giudiziaria, all’adozione di una confisca cosiddetta “allargata” o “per sproporzione”.

L’operazione odierna si inquadra nel più ampio dispositivo di polizia economico-finanziaria predisposto dalla Guardia di Finanza che mira a tutelare l’economia legale, restituendo alla collettività i beni accumulati attraverso comportamenti illeciti e in danno dell’iniziativa imprenditoriale condotta nel rispetto delle regole.