Carpi – Inizio col dire che il calcio professionistico deve avere parità di doveri ma anche di diritti. Il Var nei primi due anni ha dimostrato senza ombra di dubbio che gli arbitri commettono errori che possono determinare il risultato di una gara. Alla storiella che a fine campionato gli errori si pareggiano io non ho mai creduto, indipendentemente dalla buona o cattiva fede. Cattiva fede che con il Var è stata quasi azzerata.

Visto che oramai la pratica tecnologica è stata affinata e che i costi sono inferiori all’obbligo dei tamponi (per i quale guarda caso i professionisti vengono trattati allo stesso modo) perché in A non si devono più falsare i risultati, in serie C sì?

È come se si scoprisse il vaccino per il coronavirus e lo si usasse soltanto per una determinata categorie di esseri umani. Un paragone esagerato? Magari sì ma utile per far capire meglio la mia richiesta.

Se a Carpi ci fosse stato il Var, D’Ambrosio non sarebbe stato espulso per due motivi: ha preso lui il pallone che ha continuato la sua corsa dopo aver sbattuto contro l’avversario; nel caso specifico è stata valutata un’azione da gol e non uno scontro di gioco tra due calciatori che non prefigurava l’interruzione di un giocatore che, palla al piede, si stava avvicinando verso il portiere. Poteva anche starci ostruzione dell’attaccante, secondo me.

Ma il mio grande dispiacere, Var o non Var, errore arbitrale o no, è dovuto all’impossibilità di iniziare a capire le potenzialità della squadra allestita da Serafino e Fusco.

In dieci contro undici ogni giudizio può risultato falsato per cui sbaglia chi già emette sentenze verso Montero e/o verso la prestazione dei singoli calciatori.

Un particolare la cui importanza diventa ancora maggiore considerando che il mercato chiuderà prima della prossima gara casalinga con il Gubbio. Una partita regolare avrebbe dato qualche prima  indicazione in più ed evitato potenziali errori di valutazione.