SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito pubblichiamo un comunicato della Cna Picena che comunica che incontrerà i candidati alle elezioni regionali e presenta il suo “manifesto artigiano”.

“La crisi da Covid19, che ha colpito in nostro territorio, al pari del resto dell’Italia e gran parte dell’economia mondiale, richiede un progetto strategico per i prossimi cinque anni che rilanci il sistema sociale e produttivo della nostra regione e dei suoi singoli territori. Sarà un periodo cruciale per il futuro delle Marche. La Cna, associazione di riferimento dell’artigianato e delle piccole e medie imprese, si candida ad essere protagonista di questo progetto con un “manifesto” in dieci punti, che abbiamo sottoposto alle forze politiche in vista delle elezioni regionali. “Abbiamo incontrato i candidati del nostro territorio – spiegano il presidente Cna Luigi Passaretti, e il direttore, Francesco Balloni – per proporci come forza operativa e propositiva che quotidianamente è a contatto con tutte le realtà economiche e produttive del Piceno”.

LA “GREEN ECONOMY” AL CENTRO DELLE POLITICHE PER IL TERRITORIO. Deve essere questo il quadro generale entro il quale porre gli interventi programmatici per la prossima legislatura, con il coinvolgimento e la valorizzazione del tessuto imprenditoriale regionale.  La Cna ne è consapevole ed è convinta che la Green Economy può rappresentare per le Marche un grande motore di sviluppo e di riqualificazione del territorio e del sistema produttivo. Gli investimenti del Por Fesr vanno finalizzati alla crescita della green economy per un vero cambio di paradigma del modello di sviluppo produttivo della regione. Più investimenti nelle energie rinnovabili e nelle biomasse, con filiere agro energetiche diffuse. Va Individuato un sito idoneo ad ospitare un impianto di termovalorizzazione di ultima generazione. Un piano del Trasporto Pubblico e della mobilità regionale, integrato con i vettori privati e finalizzato alla diminuzione delle emissioni inquinanti, con riduzione del bollo e altre agevolazioni per i veicoli a metano, gpl ed elettrici. In edilizia incentivare i lavori per il risparmio energetico, il recupero e la manutenzione, evitando nuovo consumo di suolo pubblico e investendo sulla tutela idrogeologica dei territori. Recuperare aree del territorio degradate dal punto vista sociale e ambientale. Impianti di depurazione delle acque diffusi su tutto il territorio per salvaguardare il nostro mare. Puntare su un turismo “ecologico”, valorizzando l’ambiente e il territorio marchigiano con percorsi capaci di coniugare le bellezze naturali, la cultura, l’arte, l’agroalimentare e l’enogastronomia. Mettere la tutela dell’Appennino e delle aree rurali al centro degli obiettivi programmatici di legislatura, con riferimento alla Carta di Fonte Avellana e al documento Istao.

Promuovere i piccoli centri delle aree interne e montane. Incentivare le filiere incentrate sui fabbisogni locali strategici, l’economia circolare ed i servizi ad alto contenuto di conoscenza.  Puntare ad intercettare i finanziamenti 2021 – 2027 del Bilancio Europeo, che saranno in gran parte dedicati agli investimenti “verdi” del Green Deal. Va ripensato il ruolo delle Fondazioni, verificando quali sono strategiche per la politica regionale. Vanno valorizzate le eccellenze uniche della nostra regione, a partire dal distretto degli strumenti musicali.

1) PIU’ CREDITO PER LE IMPRESE. Sostenere e finanziare il sistema delle garanzie ed i Confidi, per favorire la liquidità, gli investimenti ed il consolidamento patrimoniale del sistema produttivo. Per il perseguimento di questi obiettivi servono adeguate risorse della Regione. Individuando Uni.Co, il Confidi delle Marche, come banca di riferimento, sostenuta da risorse pubbliche di Regione, Camera di Commercio, Comuni e altri enti. Rifinanziare nei prossimi anni la Legge 13 del 2020 per il sostegno delle imprese con il credito diretto e l’abbattimento degli interessi. Rifinanziare la legge 20/2003 (Testo Unico Attività Produttive), fondamentale per gli incentivi all’artigianato e alle piccole imprese. Attivare il Credito di Filiera.

2)MENO BUROCRAZIA. Semplificazione dei processi autorizzativi per le imprese e dei procedimenti amministrativi regionali. Implementazione delle procedure di informatizzazione della Pubblica Amministrazione, completando l’attuazione dell’agenda digitale. Pagamenti in tempi certi dei debiti della Regione verso le imprese. Apertura di un tavolo della sburocratizzazione e di coordinamento regionale degli enti locali, per l’individuazione di procedimenti agili ed eseguibili in via informatica per le imprese, i cittadini e il personale della Pubblica Amministrazione.

3) MENO TASSE. Cancellazione dell’Irap, riduzione dell’aliquota Irpef regionale, ulteriore riduzione delle tasse automobilistiche per i veicoli a metano, Gpl ed elettrici, agevolazioni sui beni strumentali aziendali ed esenzione Imu per i capannoni, incentivi per l’inserimento di giovani nelle micro e piccole imprese, esenzione Tari per le imprese che pagano la tassa per lo smaltimento dei rifiuti speciali e impegno finanziario della Regione Marche teso a sostenere i Comuni del territorio che adegueranno i regolamenti comunali in tal senso. Rimborso della tassa automobilistica 2020 alle imprese di trasporto persone.

4) PIU’ RICERCA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE. Fondamentali per la competitività territoriale. Durante la fase di lockdown abbiamo compreso l’importanza della digitalizzazione di imprese e territori. Ne va favorita la diffusione attraverso bandi mirati per le piccole imprese e la loro messa in rete con le università ed i centri di ricerca regionali. Riflessione sul ruolo degli istituti scolastici superiori nei segmenti dell’offerta formativa professionale. Completamento della rete della banda ultralarga in tutti i Comuni delle Marche. Sostegno alle start-up innovative. Impresa 4.0 al centro dell’agenda del prossimo POR FESR, puntando su green economy e welfare. Incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili. Ricerca e innovazione al servizio del Made in Marche e dei settori manifatturieri tradizionali, da sostenere e rilanciare, per un nuovo “modello marchigiano di sviluppo”.

5) PIU’ MERCATO  E INTERNAZIONALIZZAZIONE. Rafforzare la presenza delle piccole e medie imprese sui mercati esteri dopo la frenata provocata dalla pandemia. Servono una regia della Regione e una sinergia molto forte con Camera di Commercio e associazioni di categoria, per favorire l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Stanziamento di risorse adeguate e forti investimenti sull’e-commerce, diventato centrale in epoca Covid19. Vanno costituiti stand collettivi della Regione Marche nelle Fiere nazionali e internazionali, in collaborazione con le associazioni di categoria, per rappresentare le eccellenze del “Made in Marche”, con spazi e agevolazioni finanziarie per le piccole imprese.

6) PIU’ TURISMO “ECOLOGICO” INVESTENDO SU QUALITA’ E TERRITORIO. Produzioni locali dell’artigianato artistico e manifatturiero ed offerta turistica vanno di pari passo ed hanno un ruolo fondamentale per lo sviluppo, la crescita e la ripresa economica. Occorre qualificare l’offerta dei prodotti e dei servizi, puntando sulle potenzialità dei nostri territori, coniugando ambiente, cultura, arte, enogastronomia, agroalimentare. Turismo “esperienziale” ed “ecologico” che punti sul made in Marche, per offrire a turisti e visitatori esperienze e sensazioni memorabili. Valorizzazione dei piccoli centri urbani e delle aree interne e montane. Adozione di strumenti per il ripopolamento delle aree interne colpite dal sisma. Valorizzazione e messa a sistema delle “Rievocazioni Storiche”

7) PIU’ APPALTI PUBBLICI PER LE PICCOLE IMPRESE. sapendo bene che la ripresa dell’economia è legata alla ripartenza ed allo sviluppo dell’edilizia, in particolare nella nostra regione dove una ampia zona è interessata dalla ricostruzione post-sisma. A questo scopo sono fondamentali i lavori per il risparmio energetico (Ecobonus), gli appalti pubblici legati alla ricostruzione e quelli, piccoli e grandi, di Regione ed enti locali, l’edilizia scolastica. Semplificare i meccanismi di accesso alle gare per le piccole imprese e frazionare in piccoli lotti i grandi appalti, per favorire le imprese locali. Occorre partire dai lavori pubblici già cantierabili, dal recupero e manutenzione, dal risparmio energetico. Superamento della Stazione unica appaltante nel comparto sanitario e formulazione dei bandi a livello di Area Vasta, per consentire anche alle piccole imprese del territorio di parteciparvi. Evitare il massimo ribasso a favore di offerte qualificate e attivare un Tavolo regionale per predisporre un Codice Etico degli appalti e della tutela delle condizioni di lavoro per imprese e lavoratori. Valorizzare il ruolo della Commissione Regionale Lavori Pubblici e promuovere un’indagine sui progetti di Lavori Pubblici esistenti nella regione,  approvati e finanziati ma non cantierati.

8) PIU’ POLITICHE SOCIALI E SANITARIE. Il Covid19 e il lungo periodo di confinamento sociale e di blocco delle attività hanno acuito i disagi ed i problemi di anziani e disabili e delle loro famiglie. Servono interventi finalizzati a potenziare il welfare familiare e i servizi sociali e sanitari sul territorio. Serve una forte riqualificazione della medicina di prossimità. Vanno rafforzate l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) e la rete delle strutture residenziali e semiresidenziali.  Vanno ridotte le liste d’attesa e occorre investire su domotica, telemedicina e prevenzione, promuovendo una corretta alimentazione. Vanno attivati servizi domiciliari anche per la diagnostica e vanno promosse aggregazioni di medici di base, per una maggiore copertura oraria del servizio. Garantire una rete di primo soccorso adeguata alle esigenze dei territori. La programmazione dei servizi poliambulatoriali territoriali deve essere organizzata a livello di Area Vasta, per garantirne l’accesso a tutte le persone che richiedono prestazioni sanitarie pubbliche.

9) PIU’ INFRASTRUTTURE E COLLEGAMENTI. con la realizzazione di una piattaforma logistica integrata tra Porto di Ancona, Aeroporto di Falconara e Interporto di Jesi per vincere l’isolamento delle Marche sia in chiave di scambi commerciali sia in chiave turistica, predisponendo una o più piattaforme aperte agli operatori dei trasporti di persone e merci, chiamati ad integrare, compensare e qualificare con i loro servizi, l’offerta degli operatori istituzionali limitata dalle misure di contrasto alla pandemia. Un nuovo Piano della mobilità e del Trasporto pubblico che riduca l’inquinamento atmosferico da ossido di carbonio.

Recuperare il “gap” infrastrutturale delle Marche su tutto il territorio regionale, facendo partire subito le opere finanziate e cantierabili e predisponendo un grande Piano Regionale per aprire cantieri pubblici e trovare risorse europee, nazionali e regionali per finanziare i lavori.

10) PIU’ LAVORO, FORMAZIONE E QUALIFICAZIONE DELLE COMPETENZE. con incentivi all’occupazione e al reimpiego in un momento di grande difficoltà per la tenuta del nostro sistema produttivo. Rafforzamento della formazione continua, con particolare attenzione alla formazione degli imprenditori.  Gli obiettivi devono essere quelli di garantire continuità del lavoro, rafforzamento e qualificazione delle competenze. Incentivi per l’inserimento di giovani diplomati e laureati nel mondo del lavoro e per l’inserimento di giovani nelle micro imprese artigiane attraverso Borse Lavoro di sei mesi.  Costante monitoraggio da parte della Regione del mercato del lavoro, in collaborazione con imprese, istituti scolastici superiori e Università, per favorire l’incontro tra domanda e offerta occupazionale. Predisporre bandi regionali per attivare produzioni locali attraverso l’integrazione tra scuola e imprese (es.materiali di scena).  Incentivare le imprese artigiane ad aggregarsi in Reti o Consorzi di produzione. Pensare a una “Scuola delle Profesisoni”, per affrontare la la carenza cronica di personale qualificato lamentata dalla aziende, attraverso un master post diploma superiore, anello di congiunzione tra formazione scolastica e bisogni delle imprese. Anche per consentire a chi ha perso il lavoro, di potersi riqualificare.

 

SPUNTI E RIFLESSIONI TERRITORIALI

Riportando quanto evidenziato da Cna nazionale al Presidente del Consiglio Conte in occasione degli Stati Generali dell’Economia (16 giugno 2020), la crisi connessa all’emergenza epidemiologica si è abbattuta su un Paese che non cresce da oltre 20 anni, che soffre di mali cronici la cui diagnosi è condivisa da tutti, senza che per questo siano state adottate terapie efficaci.

La gestione dell’emergenza ha fatto venire al pettine tutti i nodi:

  • la debolezza di un Sistema sanitario nazionale fiaccato da anni di disinvestimenti;
  • un sistema di ricerca scientifica frammentato e senza risorse;
  • l’impossibilità di assicurare una linea di comando efficace, a causa delle incertezze sulla ripartizione delle competenze tra i diversi livelli istituzionali;
  • la lentezza dell’azione amministrativa nel rendere operative le disposizioni di legge;
  • una burocrazia che anche in questa fase si è distinta per aver emanato disposizioni ridondanti e difficilmente comprensibili, la cui applicazione genera oneri spesso ingiustificati ed espone i cittadini a sanzioni sproporzionate;
  • l’insufficiente livello di digitalizzazione del Paese, che ha fatto sì che il lockdown coincidesse con la sospensione di molte attività per la non preparazione a gestirle a distanza;
  • la carente dotazione di reti di comunicazione dei dati che ha accresciuto il divario tra territori;
  • l’impossibilità di interventi rapidi di sostegno e indennizzo per l’inattendibilità delle informazioni sui livelli di reddito e ricchezza dei cittadini e delle imprese, a causa della diffusa evasione fiscale e della mancanza di interoperabilità tra i dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, che ha reso estremamente difficoltoso riconoscere coloro che hanno maggiormente bisogno e diritto di essere aiutati;
  • la difficoltà di individuare la significativa quota di persone che vivono situazioni di reale disagio, senza guadagni regolari e protezioni sociali;
  • le rigidità delle regole che governano la concessione di credito bancario anche per minimi importi che ha rallentato l’efficacia di politiche espansive, seppur totalmente garantite dallo Stato;
  • l’imperfetto funzionamento dei meccanismi di approvvigionamento di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni che lascia spazio a lentezze e sprechi;
  • la debolezza del ruolo dell’Italia in molte catene produttive e del valore;
  • il peso delle organizzazioni criminali in grado di impossessarsi delle attività economiche in sofferenza. Mafie, criminalità, corruzione, lavoro nero, evasione fiscale e abusivismo, costituiscono malepiante da sradicare una volta per tutte allo scopo di liberare l’agire economico da paure e soprusi.

 

La crisi ha anche permesso di far emergere tanti punti di forza di cui il Paese dispone. Si pensi, ad esempio, all’universalità del servizio sanitario, nonché alla rete della tutela del lavoro e del reddito.

La Fase 3 deve affrontare con determinazione tutti i nodi strutturali prima richiamati per creare le condizioni di contesto per una crescita robusta che manca all’Italia da decenni.

Una grande occasione storica per creare una forte discontinuità nel governo del Paese e per proporre e condividere una visione del futuro che ci consenta di uscire da uno stallo pericoloso.

La Fase 3 deve essere anche un grande cantiere di riforme e progetti per modernizzare il Paese. Abbiamo poco tempo e dobbiamo saper cogliere l’opportunità delle risorse economiche messe a disposizione dall’UE.

Dire legalità è anche dire rispetto non formale delle disposizioni di legge dando risposte adeguate ed in tempi giusti a chiunque si rivolge all’Ente Pubblico; è utilizzare il sito internet come driver della trasparenza che è uno dei modi principali per conseguire più efficacemente un presidio di legalità; è dire tutela sostanziale dei diritti di ciascuno, favorendo una rete di servizi sociali in grado di assicurare prestazioni accessibili per tutti; è dire, all’interno della varie assemblee tra amministratori, il bisogno di sanità e di accesso ai servizi sanitari con adeguata qualità per tutti, senza svuotare i territori di presidi e servizi; è garantire il coinvolgimento dell’associazionismo per compiti e funzioni ai quali è possibile accedere in una logica di sussidiarietà; è tenere aperti i termini del confronto al di là della soddisfazione formale di scadenze e modalità; è dire la parola doveri senza soffocare i diritti, è investire sulla fiducia dando esempio e dando occasione di crescita con la promozione di eventi, incontri e confronti sui temi della legalità e della sua declinazione pratica nel quotidiano di una comunità locale.

Legalità è anche favorire un corretto acceso al credito. Poniamo questo tema così decisivo per la vita delle imprese nel capitolo legalità di questo nostro documento, proprio per evidenziare anche alle Amministrazione comunali quanto sia importante guardare tutti dalla stessa parte e sostenere sforzi comuni per attraversare la straordinarietà di questo periodo.

La carenza di credito disponibile per le piccole imprese rappresenta un limite allo sviluppo e alla ordinata gestione finanziaria. Le banche applicano nella valutazione di merito creditizio e negli accantonamenti criteri inadeguati alla piccola dimensione dei soggetti e la rischiosità delle operazioni. La deriva verso “altre” forme di finanziamento è assai allettante quanto altrettanto pericolosa oltre che pienamente illegale.

Servono strumenti dedicati alla erogazione del credito alle PMI e regole che ricreino interesse e convenienza a erogare importi contenuti. Al contempo, vanno ripatrimonializzati i Confidi e ampliato il loro ambito di attività, consentendo alle Regioni di riservare loro la funzione di garanti per importi di valore ridotto.

Rispetto al tema del credito bancario, occorre:

  • allentare le regole della gestione prudenziale dei rischi per gli affidamenti alle piccole imprese (valutazione dei clienti Forbearance, criteri sugli accantonamenti IFRS9, regole sul Default)
  • una banca di riferimento per le piccole imprese per fornire adeguato e tempestivo supporto alle imprese di minore dimensione.

In ordine alla finanza innovativa, serve, invece:

  • permettere alle piccole imprese di accedere alla finanza innovativa e alla Fintech, strumenti di mercato alternativi al credito bancario, rimuovendo le contraddizioni normative e regolamentari.

In tema di Confidi:

  • ampliare la possibilità per i Confidi vigilati da Banca d’Italia di svolgere attività ulteriori rispetto alla prestazione di garanzie, a partire dall’utilizzo di fondi pubblici per l’erogazione di finanziamenti di piccolo importo.