ANCONA – E ora, fino a settembre, niente pesce marchigiano.

Scatta da oggi, lunedì 17 agosto, il fermo pesca per San Benedetto e Porto San Giorgio (e fino a Termoli) dopo che le marinerie del nord erano già state stoppate dal fermo biologico lo scorso 31 luglio.

Fano, Ancona e Civitanova riprenderanno il mare il 6 settembre. I pescherecci del sud delle Marche faranno altrettanto dopo il 15 settembre. Il tutto in un periodo, quello estivo, in cui il consumo di pesce aumenta e in un anno difficile per il settore, duramente colpito dall’emergenza coronavirus con danni da 500 milioni di euro stimati da Coldiretti Impresapesca per effetto di produzione invenduta, perdite economiche derivanti dal crollo dei prezzi e dal deprezzamento delle specie ittiche a maggior pregio non richieste dalla ristorazione, ancora alla prese con una difficile ripartenza.

“Se il lockdown dei mesi scorsi ha già favorito il consumo di prodotto surgelato, che in 9 casi su 10 arriva dall’estero, il fermo aumenta ulteriormente il rischio – sottolinea Impresapesca Coldiretti – di ritrovarsi prodotto straniero nel piatto per grigliate, zuppe e fritture, soprattutto al ristorante dove il pescato viene servito già preparato, se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare”.

Non mancano gli allarmi del Sistema di allarme rapido per la sicurezza alimentare: il 30% delle notifiche scattate nelle Marche riguarda proprio molluschi e prodotti della pesca con casi di escherichia coli e salmonella in vongole e cozze, alte concentrazioni di mercurio in pesce spada e palombo, solfiti nei polpi indonesiani e persici africani mal congelati. Nello Ionio e nel Tirreno si continua a pescare e grazie alla tracciabilità del pescato è possibile verificare sul bancone l’area e il metodo di cattura e di conservazione.

Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), Gsa 10 (Tirreno centro meridionale), Gsa 11 (mari di Sardegna), Gsa 16 (coste meridionali della Sicilia), Gsa 17 (Adriatico settentrionale), Gsa 18 (Adriatico meridionale), Gsa 19 (Ionio occidentale), oltre che dalle attigue Gsa 7 (Golfo del Leon), Gsa 8 (Corsica) e Gsa 15 (Malta). Per quanto riguarda il pesce congelato c’è l’obbligo di indicare la data di congelamento e nel caso di prodotti ittici congelati prima della vendita e successivamente venduti decongelati, la denominazione dell’alimento è accompagnata dalla designazione “decongelato”.