SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Resta ancora irrisolta una problematica che affligge migliaia di cittadini del nostro territorio. Dalla Vallata al mare, per arrivare fino al vicino Abruzzo, persistono da circa 3 anni le emissioni maleodoranti provenienti dalla ditta Stam Srl di Colonnella.

A denunciare la questione, a seguito delle continue lamentele degli abitanti delle zone circostanti, alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle: il senatore Giorgio Fede, il portavoce della Camera Fabio Berardini e il Consigliere Regionale Peppe Giorgini.

In particolare, questi ultimi hanno presentato un esposto al Nucelo Operativo Ecologico dei Carabineri (Noe) e alla Procura di Teramo affinché sia verificato il funzionamento della ditta dalla quale provengono i miasmi.

“Si tratta di un problema di difficile risoluzione immediata ma non possiamo più aspettare – chiosa Giorgini – O la ditta si mette a norma o scatta la denuncia per inquinamento ambientale. I cittadini non ce la fanno più e hanno chiesto disperatamente aiuto. Oltretutto si tratta di zone turistiche. Ma il problema, oltre alla puzza, è il rischio per l’ambiente”.

Fabio Berardini spiega che la Stam è un’azienda che tratta fanghi di depurazione, in prevalenza provenienti dalla Ruzzo Reti, principale acquedotto del teramano. Conta tra i 10 e i 15 dipendenti con fatturato annuo di circa 1 milione di euro. “Andando sul posto – spiega Berardini – si nota una emissione nauseabonda e la cosa che mi ha fatto rimanere sconcertato è che questa ditta mantiene le porte aperte anche nella movimentazione. Inoltre, l’aria carica di miasmi dovrebbe passare per dei filtri che evidentemente non funzionano. Per cui è bene verificare se questa ditta abbia una struttura e delle tecnologie adatte per poter operare. Dopo l’esposto alla Procura, sono stati fatti dei controlli da parte dell’Arta e dell’Arpa Marche e sono state riscontrate emissioni non conformi ad alcuni parametri. Ora occorre aspettare il tempo tecnico delle analisi. Se la cosa non si risolverà porteremo la questiona al Ministero della Salute”.

Di seguito le quattro richieste elencate nell’esposto al Noe.

  1. Il liquido che fuoriesce dai servizi igienici confluisce in una sola vasca di sedimentazione. Il surnatante (liquido che sovrasta una fase solida che si è separata dal liquido per sedimentazione) viene buttato sopra ai biofiltri (vasche inumidite che contengono scarti legnosi). Sembrerebbe poi che con il metodo di nebulizzazione le sostanze gassose vengano buttate in aria. Questa procedura sembra assurda dal punto di vita igienico-sanitario e in termini di legge: se vi fosse un dipendente asintomatico affetto da Covid, tutta la sua carica virale si diffonderebbe nell’aria.
  2. Da questi fanghi si producono delle acque che finiscono nelle fogne e poi nel fiume Tronto. Secondo la legge, l’autorizzazione allo scarico deve prevedere in modo separato lo scarico per i dipendenti, un’altra fognatura per gli scarichi di produzione e un’altra per le piogge. La Stam, invece, sembrerebbe avere un solo scarico.
  3. Queste puzze contengono ammoniaca e acido solfidrico, un gas altamente pericoloso e infiammabile.
  4. Il problema che crea i cattivi odori può essere riconducibile allo stato in cui la Ruzzo Reti consegna i fanghi alla Stam: secondo la legge dovrebbero essere stabilizzati, quindi solidi e non liquidi, quindi ricchi di ammoniaca e acido solfidrico che non riescono ad essere assorbiti dai biofiltri. La soluzione, in questo caso, sarebbe l’installazione di filtri chimici in grado di automonitorare la propria efficienza.