SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il Madonna del Soccorso è altamente operativo, troppo spesso è stato definito un ospedale in decadenza”. Così Fabio Urbinati, consigliere regionale del gruppo Italia Viva, ha affermato commentando, presso il Municipio di San Benedetto, i dati diffusi dal Ministero di Sanità dal 2015 ad oggi.

“Le conquiste in questi anni sono state molteplici – prosegue – il reparto di cardiologia, oltre alla presenza dell’UTIC (Unità di terapia intensiva cardiologica) ha visto raddoppiati i propri posti letto, quello geriatrico ha avuto un aumento di 18 unità, il reparto di ostetricia è uno dei primi in tutte le Marche per numero di bambini nati e oncologia cammina sulle proprie gambe ormai da anni. Anche neurologia, ortopedia e psicologia, dati alla mano, si sono rivelati dei punti di riferimento in tutto il territorio. Alla luce di ciò, il nostro nosocomio non può essere definito smantellato, nulla è passato al Mazzoni di Ascoli. Se è vero che l’efficienza di un ospedale si vede dai posti letto, questi numeri confermano che il Madonna del Soccorso è altamente operativo”.

Quello sambenedettese è stato per tre mesi ospedale Covid, in una situazione d’emergenza che ha messo in evidenza l’importanza di avere dei presidi sanitari adeguati sui territori. “Le strutture ospedaliere hanno avuto una forza immensa – commenta il consigliere di Italia Viva – tuttavia nonostante il grande impegno, sono emersi i limiti delle liste d’attesa e della medicina territoriale da migliorare”. Dopo i due casi di Coronavirus a San Benedetto, la nostra Provincia non è più a basso rischio: “Quando un territorio non ha nuovi casi per 5 giorni, viene definito Covid free, ovvero a bassissima allerta e noi venivamo da 48 giorni senza nessun nuovo caso. I due positivi, provenienti da Doha, sono ora in isolamento domiciliare e si sta cercando di ricostruire la rete dei loro contatti. Pertanto non c’è nessun allarme”.

Infine la questione del nuovo ospedale: “Bisogna partire da questi dati e dai bacini di utenza studiati dagli esperti. Non basta una delibera di giunta per prendere una decisione che influenza la vita di oltre 220.000 persone. Occorre mettere in chiaro cosa resterà ad Ascoli e cosa a San Benedetto, in primis mediante un percorso partecipato e una seria analisi costi/benefici”.