SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Prima di affrontare nel merito la questione, il Movimento 5 Stelle San Benedetto del Tronto ritiene doveroso precisare che dovrebbe essere l’Amministrazione comunale a dettare le regole e compiere scelte responsabili. Tali azioni dovrebbero seguire un preciso piano operativo che dovrebbe essere stato chiarito in sede programmatica e sulla base del quale i cittadini hanno nominato i propri rappresentanti”. A parlare delle varianti urbanistiche sulla scrivania dell’amministrazione Piunti stavolta è il consigliere regionalw dei 5 Stelle Peppe Giorgini che si focalizza sul progetto Nidis della ditta D’Isidori previsto in zona stadio con un lungo studio-comunicato stampa.

“Tali scelte risultano essere particolarmente delicate quando si ha a che fare con un territorio come quello della nostra città, particolarmente fragile e appetibile da parte del privato e nel quale ogni mossa rischia di riflettersi direttamente e in maniera importante sulla vita di ognuno di noi” prosegue Giorgini.  “Per queste ragioni e per la responsabilità di cui sono investiti, sono i nostri amministratori pro-tempore a dover dettare le regole, soprattutto in ambito urbanistico, dove ogni intervento rischia di essere determinante e dove sono loro a dover vigilare sulla applicazione delle norme e non ratificare ciò che vogliono i privati”.

Poi Giorgini si addentra nel mezzo di una questione tecnico legislativa: “Nel merito, vediamo cosa dice la legge fatta da Renzi sulle varianti urbanistiche: si possono concedere varianti urbanistiche al piano regolatore allorché nel cambiare la destinazione dell’area (in questo caso da  SPORTIVerde Sportivo a residenziale al Comune vada il 70% del Plusvalore, ossia, se prima un’area valeva € 1.000,00 e dopo la variante ne vale € 1.500,00, il plusvalore è di € 500,00, il 70% di questi € 500,00, cioè €350,00, vadano al comune.”

“Due fattori sono importanti pertanto, il primo è fare una valutazione di quanto valeva l’area prima della variante al Prg – cioè quando era verde sportivo, il secondo è fare una valutazione di quanto può valere l’area dopo la variante al Prg. Per questo motivo il Comune dà incarico al Catasto di valutare quanto vale l’area (verde sportivo) prima che diventi residenziale. Per questa valutazione ci risulta che il Catasto non abbia ricevuto nessuna informazione, o progetto, da dove si potesse evincere come si potrebbero collocare gli impianti sportivi e quanti ne potrebbero essere realizzati. Quindi non avendo tutti gli elementi per valutare il valore dell’area, il Catasto suppone che in questa area ci sia qualcuno che voglia realizzare impianti sportivi e in autonomia prepara una soluzione valutativa con una ipotesi di come potrebbero essere collocati gli impianti. Una prima lapalissiana considerazione, è che tale supposizione sembrerebbe non coerente con il fatto che quell’area è più di venti anni che è ferma, bloccata, e che non è mai venuto in mente a nessuno di realizzare una attività economica legata a impianti sportivi. ”

“Scottati da vent’anni di amministrazione alla rovescia” prosegue il pentastellato “e da decine di casi che ci hanno portato alla situazione attuale ai limiti del collasso ambientale, prima che economico, proviamo a capire quale potrebbe essere il meccanismo: certo è che, più è alta la valutazione di quell’area ancora verde sportivo, meno sarà la differenza tra il suo valore prima e dopo la variante, e meno sarà la quota del 70% spettante al Comune”. Il tema principale potrebbe essere quindi, di dare valore all’area con l’attuale destinazione. Vediamo come potrebbe andare: il Catasto prende a riferimento il perimetro dell’area e suppone che ci si possano collocare 4 impianti più i relativi spogliatoi:

Ipotesi del Catasto
Struttura Uso Dimensioni Superficie
Campo Polivalente 40×25 m 1.000 mq
Campo Calcio a 8 65×40 m 2.600 mq
Campo Calcio a 5 40×20 m 800 mq
Campo Paddle 40×20 m 800 mq
Spogliatoi Spogliatoi 35×20 m 700 mq
Totale 5.900 mq

“Come vediamo” commenta la stima Giorgini “il totale di questi impianti è di 5.900 mq ma, come si evince dai dati nella tabella seguente, nell’area a disposizione non ci stanno dentro. Infatti: la superficie totale è di 12.672 mq, il verde pubblico obbligatorio (1/3 dell’area) è di 4.224 mq; la strada (non prevista ma necessaria anche per non rendere interclusi i lotti ad ovest) è di m 10×96 = 960 mq; pertanto la superficie di possibile intervento è al massimo di 7.448 mq (= 12.672 – 4.224 – 960) a cui vanno decurtati parcheggi obbligatori in proporzione, di 1.872 mq. L’area disponibile su cui si posizionano gli impianti ( 12.672 – 960 – 4.224 – 1.872), che naturalmente devono essere realizzate a norme CONI, è di 5.616 mq, contro i 5.900 ipotizzati dal catasto.”

“Entrando poi nel merito urbanistico e nello specifico del progetto e della planimetria di zonizzazione, dobbiamo evidenziare situazioni pressoché inspiegabili:
– Sparisce il verde pubblico; doveva essere 1/3 dell’area, previsto dalle norme che regolano la materia, e viene considerata tutta l’area come edificabile
– I lotti edificabili sono di mq 5.787
– La viabilità interna è di mq 1.756
– Viabilità ciclo pedonale mq 1.157
– Parcheggi pubblici mq 1.059
– Verde pubblico mq 2.911

“Gran parte delle aree verdi visibili (2.911 mq) conteggiate come verde pubblico, comprendono stralci di aiuole di abbellimento e non possono essere considerati standard in quanto questi ultimi devono essere e risultare aree a verde omogenee e compatte. Non vengono inoltre presi in considerazione gli standard urbanistici nella misura di 27 mq per i nuovi abitanti previsti come ulteriore carico urbanistico. Su questa tematica infatti dobbiamo evidenziare che, facendo calcoli matematici elementari, se alla superficie complessiva di mq. 12.672 sottraiamo il verde pubblico necessario per sopperire alla mancanza di standard che ammonta a mq. 4.224, e se sottraiamo ancora la necessaria viabilità dichiarata, cioè mq 1.758, e sottraiamo ancora i lotti su cui si intende edificare, cioè mq. 5.787, deduciamo che restano disponibili e da utilizzare per i servizi pubblici soltanto mq. 903.  Alla luce quindi di questi numeri” dice Giorgini “se noi valutiamo che gli standard che ne conseguono facendo la divisione tra i 903 mq disponibili a servizi pubblici diviso i 160 abitanti, abbiamo 5,64 mq/ab, ossia una quota di quasi 5 volte inferiore agli standard previsti dalle NTA del comune per le zone di espansione, cioè 27 mq/ab.”

“Questo comunicato stampa” chiosa il pentastellato “ha lo scopo di informare tutti i cittadini sambenedettesi di cosa stia combinando questa amministrazione, e di quali siano le gravi conseguenze a cui porterebbe il rilascio di un titolo abilitativo a costruire in Area Brancadoro. La cittadinanza deve essere messa a conoscenza del fatto che chiunque è proprietario di almeno 10.000 mq in quella zona, potrebbe sentirsi autorizzato dalle deroghe concesse sul progetto Nidis a fare esattamente la stessa cosa, senza che nessuno possa opporsi né legalmente, né amministrativamente, con il rischio di tramutare anche quella zona un agglomerato urbano” (QUELLO IN FOTO E’ UN ESEMPIO DEL RISCHIO DI CUI PARLA GIORGINI, REALIZZATO GRAFICAMENTE DALLO STESSO CONSIGLIERE).

“Non ci interessano i soldi del contributo straordinario, è più importante l’interesse pubblico” dichiara il Sindaco, ignorando forse che l’unico interesse pubblico in questo ed in altri casi recenti (vedi Area Mare), è che lui e la sua giuntina vengano ricondotti al più presto alla irrilevanza politica, visti i danni che si propongono di fare al nostro territorio.  Questo “progetto” non s’ha da fare! Impugneremo anche questo”.