SANT’OMERO – Si è conclusa poco fa la conferenza stampa a L’Aquila a seguito di un ritrovamento molto importante che ha avuto un eco internazionale.

Parliamo della porta del Bataclan di Parigi, teatro divenuto purtroppo famoso per l’attentato terroristico del 2015, con impressa l’opera di Banksy come omaggio alle vittime di quella tragica serata.

I carabinieri della Compagnia di Alba Adriatica hanno rinvenuto il manufatto, rubato nel 2018, in un casolare di Sant’Omero.

Indagato un cittadino italiano residente a Tortoreto che però si sarebbe dichiarato estraneo ai fatti. Le indagini, comunque, sono ancora in corso da parte degli inquirenti.

Il recupero dell’icona è stato possibile soprattutto grazie alla preziosa collaborazione tra le autorità giudiziarie italiane e francesi, in ottemperanza ai protocolli propri della cooperazione internazionale. L’eccezionale rinvenimento è avvenuto alle prime ore dell’alba del 10 giugno durante l’esecuzione, da parte dei carabinieri operanti, di un decreto di perquisizione emesso dalla Procura de L’Aquila.

L’opera era ben nascosta nel sottotetto di un’abitazione che si trovava nella disponibilità del cittadino italiano, residente a Tortoreto. Proseguono le indagini, volte a chiarire le modalità con le quali l’opera è giunta in Italia e il ruolo giocato da vari italiani coinvolti.

“Non abbiamo elementi concreti sul perché era in Italia la porta di Banksy e in particolare in Abruzzo, la cosa che conta è che abbiamo recuperato un’opera che è il ricordo di un evento tragico ma che è il simbolo della lotta al terrorismo non solo di una Nazione ma del mondo intero”. Così il procuratore generale dell’Aquila Michele Renzo nel tribunale alla presenza dei vertici dei carabinieri e del maggiore Cristophe Cengig che ha partecipato attivamente alle indagini che hanno portato al recupero dell’opera.

Il procuratore Renzo ha sottolineato che al momento “non ci sono provvedimenti restrittivi e che le indagini vanno avanti per poter ricostruire l’intera vicenda”. Rienzo ha inoltre escluso collegamenti con cellule terroristiche islamiche.

L’opera è stata ritrovata nel sottotetto di una casa di campagna nel Teramano in uso al proprietario dell’abitazione attualmente affittata ad una famiglia cinese che secondo i carabinieri era all’oscuro di tutto.