SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In finestra o sui balconi, oppure con il naso all’insù per chi passava sulla strada. I circa 25 grandi alberi dell’ex Scuola Curzi di via Golgi, venduta dall’Amministrazione Comunale alla Lc Costruzioni di Lupi Vincenzo Srl e Cube Srl (clicca qui per tutte le informazioni della nostra inchiesta), non ci sono più.

L’abbattimento definitivo dei grandi alberi di castagno e ulivi è avvenuto nella mattina del 4 giugno. Non sono mancate telefonate da parte dei residenti alle autorità, Guardia Forestale in primis, ma l’abbattimento è autorizzato dal permesso di costruire rilasciato dal Comune.

In che modo si provvederà a ripiantumare quanto distrutto, che cresceva nel giardino dell’ex scuola dalla sua edificazione, quindi dal 1969, sarebbe bene che i silenziosi amministratori sambenedettesi (neanche un incontro pubblico con il quartiere per spiegare quanto sta avvenendo; neanche un video del sindaco Piunti che pure durante il lockdown coronavirus n0n si è lesinato in questa pratica) spiegassero in che modo sarà ricompensato il quartiere che, da oggi, diventa una distesa di cemento e asfalto, senza zone di sosta e verde.

Ex Scuola Curzi, si abbattono anche gli alberi

COMMENTO L’abbattimento di una ex Scuola come la Curzi di via Golgi senza alcun contatto e ascolto dei residenti, che in quella scuola hanno trascorso un pezzo della loro infanzia e vedevano quel luogo come possibile sviluppo del quartiere (attività sociali, ludoteche, punti di incontro per associazioni), è una ferita nel cuore di tutto il quartiere. E per il modo attraverso il quale è avvenuta questa alienazione – tra i neo-proprietari dell’immobile vi è il cugino del vicesindaco Andrea Assenti, Mirco – la ferita non è facile da suturare.

Come mi sono/ci siamo sentiti noi residenti alla vista di ruspe e camion che hanno distrutto l’ex scuola?

Non credo di sbagliare nello scrivere quello che io ho sentito in me, interpretandolo come un sentimento comune ai residenti: come colonizzati, inermi e inascoltati da chi invece, per mandato popolare, doveva farlo, ovvero il sindaco Piunti e il vice Assenti in primis. Impotenti, di fronte alla potenza di chi dispone del capitale necessario a comprare, abbattere e costruire per sé sottraendolo al bene comune.

Colonizzati, mi sembra il termine esatto. Espropriati del diritto di cittadinanza che almeno consta nell’essere informati di quello che avviene – pur quando, alla fine, non lo si condivide: è il senso della democrazia.

Invece Piunti e il suo vivace secondo Andrea Assenti non hanno proferito menzione di questa alienazione (sorvolando sul conflitto di interessi ammesso dallo stesso Assenti) né in campagna elettorale, né nel programma di mandato in cui hanno sottolineato che avrebbero valorizzato la “pianificazione partecipata”, e neppure al momento di vendere e neanche, fuori tempo massimo, al momento dell’abbattimento. 

Colonizzati.