SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Partiranno la prossima settimana e molto probabilmente lunedì 18 maggio – giorno che coincide con la riapertura di bar, ristoranti e molti esercizi commerciali dopo il lockdown causa coronavirus – i lavori di demolizione dell’ex Scuola Curzi di via Golgi (clicca qui).

L’immobile è stato acquistato, attraverso vari e inusuali passaggi (clicca qui), dalla Lc Costruzioni, i cui soci sono Lupi Vincenzo Srl e Cube Srl. Quest’ultima vede tra i soci, oltre a Marco Sciarra e Sergio Ciampolillo, anche l’architetto Mirco Assenti, legale rappresentante e cugino di primo grado dell’attuale vicesindaco Andrea Assenti.

Vicesindaco il quale ammise il conflitto di interessi in Consiglio Comunale, non partecipando al voto di una delibera di giunta nella quale si prorogavano i termini di pagamento (con contemporaneo annullamento di identica delibera precedentemente da lui votata).

Assenti tuttavia ha votato la delibera di giunta comunale numero 14 del 7 febbraio 2019, avente per oggetto “Ricognizione degli immobili suscettibili di alienazione e valorizzazione” (clicca qui), nella quale si leggono passaggi del genere:

Lo stesso Assenti ha poi partecipato al voto della delibera di giunta numero 29 del 1° marzo 2019, avente per oggetto “Approvazione nota di aggiornamento al documento unico di programmazione 2019-21” (clicca qui), e successivamente era presente in Consiglio Comunale il 23 marzo 2019, quando venne approvato il bilancio con delibera numero 14 (clicca qui): in entrambi gli atti il milione e mezzo dell’alienazione della ex Curzi veniva allegato come passaggio essenziale alla definizione del bilancio del Comune.

In nessuna di queste tre votazioni il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Andrea Assenti ha reso noto pubblicamente, e quindi neanche ai colleghi assessori e consiglieri comunali, la situazione di conflitto di interessi, diretto o potenziale, in cui si trovava. Dunque assessori, sindaco Piunti e consiglieri comunali hanno votato e discusso delibere comunali senza sapere che si stava procedendo ad alienare un immobile pubblico ad un gruppo di persone comprendenti un parente stretto del vicesindaco. Il quale – come poi ha fatto, ma solo quando il fatto è stato da noi reso pubblico! – doveva seguire quanto indicato al comma 2 dell’articolo 78 del Tuel: non votare e astenersi dalla discussione. Non ci risulta dai documenti ufficiali che l’abbia fatto nelle delibere sopra elencate.

Certo sarebbe grave non sapessero nulla del conflitto di interessi, diretto o potenziale, dopo il nostro articolo del 14 febbraio 2019 in cui facevamo il nome di Mirco Assenti: anzi, sarebbe inspiegabile (clicca qui).

Invece Andrea Assenti soltanto dopo il nostro articolo del 20 ottobre 2019 (clicca qui) si è accorto di essere l’assessore che aveva seguito l’iter della vendita della ex Scuola Curzi finita nelle mani, fra gli altri, di suo cugino. “Questo dettaglio è sfuggito anche a me” ebbe l’accortezza di dire, senza neppure diventare un po’ rosso, in Consiglio Comunale (clicca qui).

Non lo sapeva lui, nonostante avessimo già scritto il 14 febbraio 2019 a chi fosse venduto l’immobile (clicca qui). Non lo sapeva il sindaco Piunti, zitto zitto quatto quatto.

Non lo sapevano funzionari e dirigenti comunali che hanno seguito l’intero procedimento amministrativo.Non lo sapevano gli zitti zitti quatti quatti assessori della giunta, non sia mai.

Non lo sapevano, zitti zitti quatti quatti i consiglieri di maggioranza, e ci si chiede a quale compito di controllo siano preposti se nessuno si accorge neanche di una nefandezza di tale portata.

Non lo sapeva neppure Mirco Assenti probabilmente, il cugino architetto, nonostante lavori nello stesso immobile del cugino assessore, in via Turati 2 (clicca qui), con Sciarra e Ciampolillo (ci si chiede a chi Assenti paghi l’affitto o eventualmente da chi abbia acquistato l’appartamento dove insiste il suo studio di via Turati 2: smentire una eventuale relazione economica durevole tra assessore e persone impegnate nell’affaire ex Curzi – oltre che in quello, per altro naufragato, della project piscina –  sarebbe cosa e giusta; ma noi facciamo domande, sta al sindaco vigilare e garantire sul vicesindaco).

E così San Benedetto si piegherà ancora una volta alla forza del Dio Mattone, e uno spazio pubblico invece che essere riconvertito ad usi sociali e aggregativi – quanto mai utile anche in forza dei tempi che stiamo vivendo – diventerà un insieme di appartamenti in una delle zone marchigiane a più alta densità di popolazione e scarsità di verde pubblico.

Con l’aggravio di un silenzio totale da parte di tutte quelle autorità cittadine, tra cui la gran parte dei consiglieri comunali, che in teoria dovrebbero difendere l’interesse pubblico anziché quello privato. O di parenti.

Sulla vicenda furono presentate almeno due denunce alla Procura di Ascoli Piceno.