SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In merito ai dati diffusi dall’Osservatorio della Salute delle Regioni Italiane, organizzazione che nel mese di aprile ha diffuso i dati previsti di fine contagio Covid-19 nelle varie regioni, ci ha scritto, su nostra sollecitazione, la professoressa Flavia Carle, ordinario di Statistica Medica all’Università Politecnica delle Marche e in passato presidente del Collegio Nazionale dei Professori e ricercatori universitari di Statistica Medica e Presidente della Società Italiana di Statistica Medica e Epidemiologia.

Qui di seguito il link della risposta dell’Osservatorio alle nostre critiche.

L’Osservatorio sulla Salute risponde a Riviera Oggi. Ma quei dati sulle Marche non ci convincono

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Alcuni giornalisti mi hanno chiesto di commentare le stime della data in cui si avranno zero casi nella Regione Marche, prodotte dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute delle Regioni italiane. Rispondo proponendo alcune riflessioni. 

La discussione che si è sviluppata sulla stampa (quotidiani e pagine web delle agenzie stampa) per confrontare date stimate in modo diverso, allo scopo di individuare la data giusta e la data sbagliata, oltre a porre un obiettivo praticamente impossibile, a mio avviso è poco utile e forse per alcuni aspetti anche dannosa. Soltanto il tempo ci dirà, a posteriori, quale modello ha stimato correttamente la data fatidica. 

Il giorno in cui i casi rilevati saranno pari a zero non indicherà la fine della pandemia e tanto meno l’annullamento del rischio di contrarre l’infezione: non rilevare casi in un determinato giorno in un determinato territorio non garantisce che non ci saranno più casi; quindi il giorno dopo non ritorneremo alla vita che conducevamo nel gennaio scorso. Sapremo però che le misure applicate fino a quel giorno hanno sortito l’effetto auspicato e che la pandemia è in fase calante, ma nulla indicherà che il virus sarà scomparso.

Quindi andrà tenuta alta l’attenzione con strategie per contrastare la diffusione dell’infezione, individuate dalle Istituzioni preposte sulla base delle conoscenze scientifiche acquisite durante tutto il periodo precedente. I risultati prodotti dai modelli in discussione devono quindi essere letti più che altro come informativi dell’andamento dell’infezione. Trattandosi di un’infezione sconosciuta, tali conoscenze sono di vitale importanza e in base a queste, le misure attuate dovranno essere via via ottimizzate, modificate, sostituite. 

Attualmente sono stati prodotti dai ricercatori in modo indipendente uno dall’altro, numerosi modelli statistici di stima dell’andamento dell’epidemia, che danno risultati non sempre concordanti. Questo scenario è la norma per gli addetti ai lavori, poiché è il modo di progredire della conoscenza scientifica, per errori e prove ripetute, i cui risultati devono essere letti e interpretati complessivamente considerando la metodologia e i dati utilizzati: dati diversi e metodologie diverse producono risultati diversi. In sintesi, i fattori che determinano di questa diversità, non sempre indipendenti uno dall’altro, sono a) differenti informazioni a priori, b) differenti metodi di costruzione del modello, c) effetto della variabilità della popolazione e del fenomeno d’interesse sulla precisione delle stime. 

Per interpretare in modo corretto i risultati riassunti in un grafico o di una tabella è indispensabile avere a disposizione le informazioni sul metodo utilizzato e sulla variabilità delle stime prodotte, nonché possedere le competenze per comprenderle. 

La conoscenza scientifica del fenomeno pandemia è costruita progressivamente, come un puzzle, accostando i diversi tasselli: un solo modello o un solo studio è una tessera del puzzle, leggerne in modo deterministico e conclusivo i risultati equivale ad usare la sfera di cristallo di un mago. 

I modelli statistici costruiti, e in generale gli studi epidemiologici sulla pandemia, sono gli strumenti conoscitivi che, in mani esperte, contribuiscono a costruire la conoscenza indispensabile per indirizzare, supportare e valutare le decisioni strategiche per difendere la salute della popolazione, che sono responsabilità e carico delle Istituzioni preposte. I metodi della biostatistica e dell’epidemiologia applicati in adeguati studi epidemiologici, sono gli strumenti che consentono di monitorare l’andamento dell’infezione, di valutare l’effetto degli interventi preventivi e terapeutici, di evidenziare gruppi di popolazione a diverso rischio di infezione, di fare ipotesi sui determinanti dell’infezione e della sua prognosi. 

L’efficacia di questi strumenti dipende strettamente, oltre che ovviamente dalla loro scientifica e corretta applicazione, dalla capacità di leggerne i risultati in modo complessivo, critico e integrato, con un approccio di discussione e confronto interdisciplinare tra quanti hanno competenze metodologiche, di sanità pubblica e cliniche, ovvero epidemiologi, biostatistici, igienisti e specialisti clinici. Non è un’attività semplice, richiede un grande lavoro, spirito di servizio e di collaborazione, ma si può e si deve fare, perché è la sintesi critica e ragionata di questo confronto che serve alle Istituzioni per pianificare e valutare le strategie d’intervento a tutela della salute. Ci sono diversi esempi di riferimenti autorevoli e consolidati per Istituzioni internazionali, nazionali, locali e per i singoli operatori sanitari, come il lavoro dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e i gruppi di revisione Cochrane. 

È questo il modello che si deve seguire, ovviamente con azioni compatibili con l’emergenza e adottando metodologie di lavoro molto più snelle. Il Ministero della salute e le singole regioni dovrebbero, e in parte lo hanno fatto, chiedere alla comunità scientifica a) di organizzare velocemente gruppi multidisciplinari di analisi dei risultati scientifici che via via vengono pubblicati e diffusi dai singoli ricercatori, b) che questi gruppi lavorino in sinergia con le Istituzioni stesse, cercando e fornendo le informazioni necessarie per definire e valutare le strategie d’intervento. Questo modello consentirebbe anche di indirizzare il proseguimento della ricerca, individuando gli obiettivi conoscitivi prioritari. 

In questo modo si produrrebbero anche informazioni per i cittadini chiare, complessive e basate sulle evidenze scientifiche condivise, che contengano molto di più dei semplici conteggi, adatte anche agli organi di stampa che le comunicheranno e discuteranno, tendendo sempre presente che dovranno essere non ambigue, di facile lettura e comprensione per tutti. Corredando queste informazioni con i riferimenti delle fonti scientifiche, si faciliterà l’approfondimento della notizia per il lettore interessato. È evidente che le informazioni dovranno comprendere la descrizione del suddetto modello operativo che le ha prodotte, inclusa la composizione dei gruppi di esperti. 

Infine, ma nella metodologia di ricerca sarebbe all’inizio, la possibilità di produrre risultati scientifici utili e validi, si basa sulla disponibilità di un sistema informativo specifico, tempestivo ed esaustivo che produca e metta a disposizione dei ricercatori dati di qualità controllata e facile accessibilità in tempo reale. Utilizzo il termine “sistema informativo” nella sua accezione più ampia, ovvero includendo anche tutti i nuovi sistemi di rilevazione ed acquisizione dati sulla popolazione mediante la rete informatica, come le applicazioni di Microsoft – Google. 

Anche in questo caso l’interdisciplinarietà e la collaborazione tra Istituzioni e comunità scientifica sono cruciali: è noto da tempo che l’efficienza e la qualità di un sistema informativo è incrementata se il contenuto informativo e le modalità di rilevazione dei dati sono definite e condivise tra i tecnici, gli operatori sanitari e i ricercatori. Il Ministero della salute e le singole regioni dovrebbero potenziare e attivare queste collaborazioni, coordinandole in modo da renderle strumentali agli obiettivi dell’emergenza sanitaria in atto. 

Con il passare dei giorni e con l’imminente passaggio alla “fase 2” della lotta alla pandemia, le considerazioni sopra esposte mi sembrano rafforzate nella loro attualità e spero siano utili.