Se grande enfasi (giustamente) ha avuto la notizia della sentenza con cui la Corte Costituzionale tedesca ha espresso il suo controverso parere sull’attività della Bce, meno impatto lo hanno invece avuto le proposte, di imminente applicazione, del governo italiano. Che hanno una portata (per ora molto) ridotta ma segnalano un evento importante: lo Stato italiano emetterà forme di Moneta Fiscale. Ovvero fornirà liquidità al sistema economico, anche se non direttamente con degli euro (che, lo ricordiamo, possono soltanto essere presi a prestito nel sistema eurozona) ma attraverso dei “buoni” che potranno essere utilizzati per pagare meno imposte e tasse in un secondo momento. Tema in Italia sostenuto dal compianto sociologo Luciano Gallino, portato avanti da un gruppo che ne ha ereditato il lavoro, o anche dall’economista Mmt Warren Mosler.

Le forme di Moneta Fiscale di cui parliamo sono due: a) ecobonus e sismabonus; c) buoni vacanze o tax credits.

Gli ecobonus o sismabonus riguardano incentivi fino al 110% dell’intervento relativo alle riqualificazioni sismiche o energetiche ma che hanno la particolarità di poter essere ceduti, come un credito, a fornitori e banche, e quindi monetizzato da chi ne usufruisce.

Più semplici da comprendere e più prossimi al concetto classico di Moneta Fiscale i “buoni vacanze”: secondo il ministro Franceschini riguarderanno moltissime famiglie non abbienti e garantiranno la possibilità di trascorrere una vacanza in Italia; il bonus dovrebbe essere di 500 euro. Ad ogni modo, pur non avendo ancora un documento ufficiale, per far comprendere il funzionamento, poniamo che una famiglia riceva una card del valore di 500 euro: questa non potrà essere spesa in un supermercato ma solo pernottando in un albergo o in attività connesse con il turismo. Dunque quella card sarà accettata dall’albergatore e i mille euro andranno, almeno per quanto anticipato dal ministro, per 400 o 450 euro all’albergatore, che li potrà detrarre al primo versamento Iva, e 50/100 euro alla famiglia che li potrà detrarre dal primo pagamento di imposte.

Si tratta di un aumento della liquidità nell’immediato con una riduzione delle imposte dilazionata rispetto all’emissione del buono. Il bonus è una garanzia dello Stato e non è denaro che transita tramite un prestito dei mercati finanziari (con pagamento di interessi passivi). Andiamo a vedere quali possono essere punti di forza e di debolezza nell’attuale contesto italiano.

a) Indovinare alla perfezione la norma buoni vacanzeAd esempio evitando eccessivi vincoli; è probabile infatti che non tutto lo stanziamento venga sfruttato: le famiglie a basso reddito non sempre vanno in vacanza e ci sono costi accessori al pernottamento in un hotel, come il viaggio, spese alimentari, escursioni, l’abbigliamento. Dunque ad esempio consentire di usare il buono anche nella propria provincia, anche in tutte le attività connesse con il turismo (ad esempio una cena in un ristorante dell’hotel o una spa dentro l’albergo), e consentirne l’uso frazionato magari in date diverse.

b) La cifra sarà importante ma più fondamentale (per ora) è il concetto. Franceschini parla di stanziamento significativo per consentire a milioni di famiglie di andare in vacanza. Ma in un decreto complessivo da 55 miliardi, già di per sé insufficiente, è difficile sperare che questa soluzione possa modificare da sola l’andamento dell’economia italiana. E’ decisivo però il fatto che lo Stato Italiano perfezioni uno strumento di autonoma immissione di liquidità, assimilabile ad una moneta parallela nei fatti.

c) Cosa dirà l’Unione Europea? Qualcuno a Bruxelles, a Francoforte o magari a Karlsruhe potrebbe reclamare che i buoni vacanza, ovvero i Certificati di Credito Fiscale, siano equiparabili a moneta emessa dall’Italia al di fuori del monopolio euro/Bce e quindi vietata dai Trattati; oppure nuovo debito assoggettato alle regole europee, tuttavia adesso sospese. Senza addentrarci nei tecnicismi, impedire ad una Repubblica parlamentare di salvare i propri cittadini è il pensiero più orribile che si possa avere su quali siano i doveri di una democrazia costituzionale. Se qualcuno vorrà impedirlo – e sarebbe una dichiarazione di guerra, nei fatti – se ne prenderà la responsabilità davanti all’opinione pubblica.

d)  I buoni vacanze saranno scambiabili o scontabili in banca? Il settore turistico è in grave difficoltà e ci potrebbero essere casi di imprese che hanno bisogno urgente di liquidità per pagare fornitori o dipendenti tanto da dover anticipare l’uso dei buoni vacanze rispetto alla scadenza trimestreale dell’Iva. Per questo è ipotizzabile che il sistema bancario possa scontare i buoni vacanze, magari con una commissione dell’1%, e pagare il 99% in euro contanti al proprietario; le banche potrebbero usufruirne a sua volta come sconto fiscale (la banca che li riceve può quindi detrarli dalle imposte da pagare). Allo stesso modo si potrebbe prevedere che i buoni vacanze possano essere ceduti a terzi, ad esempio i fornitori, che possono decidere a loro volta se cambiarli in euro in banca o detrarli al 100% alla successiva dichiarazione Iva. E perché no ai dipendenti. Si capisce così che i buoni vacanze diventerebbero equivalenti a moneta circolante.

e) Estendere il sistema. Avevamo già accennato il possibile uso di Certificati di Credito Fiscale mirati a particolari settori in stato di necessità. E quello alimentare, per ormai milioni di italiani, diventa un problema serio. Ad aprile il governo ha stanziato 400 milioni per garantire buoni spesa alle famiglie più in difficoltà. Il sistema prevedeva di assegnare dei fondi ai Comuni. Attualmente il sistema è rodato: si sa chi sono le famiglie che hanno già le card per la spesa. Per il governo diventa però difficile reperire altri 400 milioni e soprattutto parliamo di fondi scarsi. Attivare dei buoni spesa come per i buoni vacanze magari per 1 o 2 miliardi al mese consentirebbe l’acquisto di generi alimentari e buoni da scontare sulle imposte per il sistema della grande distribuzione alimentare e dei piccoli negozi.

f) Estendere il sistema nelle società partecipate nazionali e locali e nel sistema bancario. I buoni vacanze, se scambiabili, così come i buoni spesa, gli ecobonus o altre forme di immissione di liquidità di questo genere (ovvero settorializzate) dovranno avere insomma diverse caratteristiche per diventare strumenti davvero potenti ed equiparabili in tutto e per tutto a moneta:

1 detraibili da imposte e tasse per il 100% del proprio valore;

2 scambiabili in euro immediatamente pagando una commissione alla banca;

3 cedibili a terzi per un valore equivalente a quello nominale e quindi fungendo esattamente da mezzo monetario;

4 ampliare la platea di coloro che possono accettarli per i pagamenti: ad esempio dei buoni alimentari aprirebbero l’accettazione di questa moneta fiscale a tutto il sistema della Grande Distribuzione; gli sconti in banca coinvolgerebbero il settore creditizio. Ma lo Stato è ancora partecipante in importanti aziende leader, come Eni, Enel, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane; senza dimenticare le società partecipate da Regioni e Comuni. I buoni dovrebbero essere accettati come mezzo di pagamento almeno dalle società partecipate nazionali, possibilmente anche quelle locali, con possibilità anche di cambio immediato in euro (ad esempio con un buono da 200 euro pagare un viaggio in treno del costo di 120 euro e ricevere il resto di 80 euro dalla cassa della stazione).

g) Vagliare l’iter burocratico ma poi avere più coraggio. In questo momento attraverso i buoni vacanze, presto, si spera, i buoni alimentari, lo Stato italiano ha avviato due canali di distribuzione di denaro diretto ai propri cittadini. Per cifre che si ipotizzano irrisorie rispetto al totale e rispetto a quanto necessario. Tuttavia questi canali sono assimilabili non al letto di un fiume, che non può aumentare la propria portata pena l’esondazione; ma ai canali informatici, che trasmettono quantità di bit potenzialmente infiniti, se esiste una fonte in grado di inviarli (intendere moneta al posto di bit). Le difficoltà di implementazione sono di carattere più burocratico che tecnico; a mano a mano che le procedure vengono implementate, far arrivare nuova moneta fiscale a destinazione è questione di esclusiva volontà politica. E in caso di necessità si potrebbe passare a cifre ben più consistenti.

h) Da dove arriva l’idea. Se di buoni vacanza ne ha parlato Franceschini, la mente dietro tutto ciò sarebbe nello staff di Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (M5S), il quale è apertamente lo sponsor dell’ecobonus (clicca qui). Fraccaro ha avuto un approfondimento molto importante, negli anni, con i temi della Modern Money Theory, come dimostrano le sue partecipazioni ravvicinate ai corsi tenuti a Trento dall’associazione Mmt regionale e da altri soggetti dell’area post-keynesiana. E a lui con ogni probabilità si riferiva il deputato M5S Pino Cabras parlando dei Ccf nell’intervista a noi rilasciata un mese fa (clicca qui).

i) La portata non è compresa. Sicuramente per le cifre ridotte e insufficienti nel contesto della devastazione post-coronavirus; sicuramente per l’understatement con cui persino gli esponenti del governo minimizzeranno la novità di una creazione monetaria fuori dal monopolio Bce, per il timore che questo espediente attivi l’opposizione europea (se la Moneta Fiscale viene utilizzata per 1 miliardo, nulla vieta che se ne possa emettere 100 o 200 miliardi) e apra un fronte di contrattazione che il governo vuole evitare: si pensi a  quanta opposizione e problemi ebbe la proposta dei Minibot nel primo governo Conte, e quanto nessuno stia parlando di questioni problematiche con i bonus vacanza.

Ma il tema è minimizzato anche da parte di quella opposizione euro-critica che si troverebbe parzialmente spiazzata a plaudire una mossa del governo proprio mentre metà maggioranza spinge per il Mes. Ma a noi non interessano i purismi, meglio la sostanza.

Dunque occorre spingere in questa direzione, aprire anche altri canali di diffusione (per ora abbiamo quello turistico ed edilizio, urge quello alimentare, ma poi magari quelli relativi al terzo settore, agli eventi, alla cultura, e via dicendo). A quel punto non solo si sarà dimostrato che c’è la possibilità di immettere moneta fiscale nell’economia reale, ma anche di costruire un piccolo paracadute di salvataggio nel caso le cose si dovessero mettere male. Il che, purtroppo, non è improbabile.