SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Progetto è tratto. La giunta regionale, martedì 5 maggio, ha approvato la delibera 523 con la quale si è definito il “Piano di riorganizzazione delle Attività di Ricovero ed ambulatoriali presso le strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate dal Sistema Sanitario Regionale“. E dunque la nostra prima domanda indirizzata sia al presidente Luca Ceriscioli che al responsabile del Fiera Covid Hospital di Civitanova, Bertolaso, trova risposta: “Esiste un Piano di Emergenza della Regione Marche?

Risposta che lascia aperti altri quesiti e che genererà ulteriori riflessioni nelle comunità marchigiane, alla luce delle ipotesi d’uso degli ospedali marchigiani in caso di un nuovo aggravamento dell’epidemia coronavirus. Ma procediamo per gradi.

Nel Piano, che pubblichiamo qui integralmente DGR523, ampio spazio viene dato proprio al Fiera Hospital (chiamato Marche Covid Hospital”. Innanzitutto si legge che il MCH, se inizialmente presentato con 100 posti letto poi scesi a 84 e tutti di terapia intensiva e semi-intensiva, adesso viene descritto come una “unità paziente” di Terapia Intensiva/Semi-Intensiva/Acuzie non intensiva e Post-critica, con annessa sala chirurgica per interventi in emergenza”.

Il MCH è stato preferito perché “le caratteristiche logistiche della suddetta struttura, distribuita su un unico piano, consentono l’aggregazione in parallelo dei pazienti Covid-19, limitando pertanto il numero di operatori sanitari da impiegare per l’assistenza e facilitando le necessarie attività di monitoraggio dei pazienti“.

Inoltre il MCH sarebbe “molto più agevole da realizzare e maggiormente conveniente, rispetto all’ipotesi di recupero ed eventuale ristrutturazione di strutture esistenti, in termini di tempi di realizzazione e di costi da sostenere (es. confinamento delle Zone Calde e Fredde, percorsi di decontaminazione per gli operatori, sale a pressione negativa con un alto numero di ricambi/ora, dimensionamento della rete di gas medicali, etc.)“.

Negli ospedali marchigiani, sulla base delle indicazioni nazionali, gli utenti vengono identificati in quattro percorsi: Covid negativo, Covid positivo, non definito,

Poi si arriva ad un’altra nostra domanda al duo Ceriscioli-Bertolaso: ovvero in che modo gli 84 posti letto del MFH impedirebbero l’occupazione degli altri ospedali marchigiani. Domanda retorica ma necessaria a fronte della comunicazione impostata da esponenti politici regionali i quali hanno fatto intendere ai cittadini che il Fiera Hospital servisse proprio per impedire che il flusso di pazienti coinvolgesse nuovamente gli ospedali marchigiani.

Così finalmente sappiamo che anche oltre il termine della “Fase 2” i tre ospedali di Torrette, Marche Nord e Fermo garantiranno “una quota del 30% di posti letto aggiuntivi, immediatamente attivabili, in caso di recrudescenza epidemica”, il tutto motivato dal fatto che nelle tre strutture ci sono Unità Operative di Malattie Infettive. A Pesaro inoltre verrà garantito il punto nascita per donne incinte positive al Covid-19, dopo la chiusura del reparto attuale di Civitanova.

Ma cosa accadrà nel caso il Marche Covid Hospital di Civitanova esaurirà i suoi 84 posti e poi Torrette, Pesaro e Fermo termineranno le loro disponibilità?

Ecco subentrare gli attuali ospedali marchigiani “Covid”: quello di San Benedetto per l’Area Vasta 5 (e sezione distaccata ex malattie infettive ad Ascoli), Camerino e Civitanova per l’Area Vasta 3 (e sezione distaccata a Macerata), Senigallia/Jesi per l’Area Vasta 2.

Non emergono in questa fase i dettagli sui numeri necessari per saturare Torrette, Pesaro e Fermo, dopo gli 84 del Marche Covid Hospital di Civitanova. Numeri importanti perché darebbero la misura esatta del momento in cui, come ulteriori contenitori di vasi comunicanti, anche gli ospedali della sezione C diventerebbero Covid-19.

Lasciamo la nostra ricostruzione con ulteriori due domande, che non trovano risposta nella delibera che abbiamo qui pubblicato. O che comunque non ci consentono di esporre con chiarezza quanto potrebbe avvenire.

Ci riferiamo agli ospedali della sezione C), e quindi San Benedetto, Civitanova, Camerino, Jesi e Senigallia. Un documento interno dell’Asur Marche prevede per il mese di giugno un ritorno alla “graduale normalità” per questi nosocomi, con il nuovo trasferimento di macchinari e operatori sanitari, ora altrove (ad esempio, nel Piceno, ad Ascoli), nella loro sistemazione d’origine.

DOMANDA

Nel caso che la seconda onda superi la disponibilità di posti letto del Marche Covid HospitaL, Torrette, Pesaro e Fermo, questi ospedali verrebbero nuovamente svuotati oppure è previsto un doppio percorso al loro interno, in modo che possano sempre mantenere le loro funzionalità di base, prima fra tutte il Pronto Soccorso?