Ci eravamo interessati di recente alla possibilità che lo Stato Italiano, impossibilitato ad immettere liquidità nel sistema economico bloccato a causa del coronavirus, usasse sistemi di Moneta Fiscale o moneta parallela per evitare di restare vittima delle limitazioni europee, particolarmente evidenti dopo quanto accaduto nelle ultime settimane.

A tal proposito citiamo un articolo pubblicato da SanMarinoTv dove si riferisce della volontà allo studio della Repubblica di San Marino di utilizzare appunto i Certificati di Credito Fiscale. Ricordiamo che San Marino adopera come moneta l’euro, in virtù di una convenzione con l’Unione Europea. I CCF sono degli sconti fiscali dilazionati nel tempo e consentono dunque di non ridurre la moneta in circolazione al momento del pagamento delle tasse, rimandato agli anni a venire (con la possibilità che possano essere rinnovati alla scadenza e ceduti in banca in cambio di euro).

Ne avevamo accennato qui, in una intervista a Stefano Sylos Labini, e qui, in un articolo “Conte fai da solo“.

Di seguito l’articolo,

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Non si tratterebbe di una decisione improvvisa, da parte dell’Esecutivo. Progetti per l’introduzione di una “moneta fiscale”, in Repubblica, sono stati elaborati – negli ultimi tempi -, sia da ABS che da gruppi dei Partiti di Maggioranza. “La stessa Banca Centrale – sottolinea il Segretario di Stato alle Finanze – aveva studiato la possibilità di ricorrere a questi Certificati di Credito Fiscale”. Da qui il recente avvio di una serie di incontri per “mettere insieme” queste idee. L’obiettivo del Governo – afferma Marco Gatti – è quello di lavorare in un’unica direzione e giungere quanto prima “alla condivisione di un testo normativo”. Il tema è ovviamente molto tecnico e complesso; occorre infatti restare nel perimetro delle convenzioni stipulate da San Marino, in particolare quella monetaria con l’Unione Europea. E al contempo vanno determinati i limiti entro i quali “emettere” questi strumenti; per fare in modo che “un’opportunità non si trasformi in un problema”. Certe soglie, insomma, non si possono superare; se non si vuole incappare – ricorda Gatti – in un “loop” che vanificherebbe l’intera operazione. Recentemente, intervenendo in Consiglio, il Segretario di Stato aveva parlato di una “moneta elettronica”; tra le ipotesi allo studio vi è infatti quella di sfruttare la Smac, come supporto per far circolare questi certificati. Sarebbero una sorta di “cambiali”, i CCF; che lo Stato poi ritirerebbe in occasione del pagamento di imposte o servizi. Ancora da individuare, comunque – afferma Gatti -, le modalità stesse di ritiro: che “potrebbe anche essere diretto”. Moneta fiscale che inoltre, come accaduto altrove, potrebbe essere utilizzata pure per transazioni fra privati, operatori economici e Stato. Si punta infatti a creare uno strumento che possa essere un volano per favorire i consumi interni. Vi sono inoltre sul Titano ingenti crediti fiscali, soprattutto in ambito bancario, a seguito delle risoluzioni che hanno interessato il settore. L’eventuale introduzione dei CCF, allora, consentirebbe la “circolazione” e la “spendibilità” di questi crediti.