Nostra domanda: il ritorno alla normalità previsto a partire da maggio, come dal documento che presentiamo, cosa prevede in caso di una “seconda onda”?

ANCONA – Il Piano è pronto. Presentiamo in queste pagine il documento intitolato “Fase 2” inviato dalla Direzione Generale dell’Asur Marche Nadia Storti alla Regione Marche e ad una serie di referenti dell’Asur regionale, per illustrare in che modo la sanità marchigiana affronterà la fase di convivenza con il coronavirus, dopo l’emergenza seguita alla sua diffusione anche nella Regione Marche con le modifiche necessarie nella gestione degli ospedali.

Il documento è del 24 aprile. Uno dei passaggi chiave riguarda il “graduale reintegro No Covid” per quegli ospedali diventati invece Covid nella Fase 1, ovvero quelli di Fermo, San Benedetto, Jesi, Senigallia, Civitanova e Camerino. Il ritorno graduale alla normalità dovrebbe avvenire nel mese di maggio, mentre a “partire da giugno (…) si può ipotizzare un rientro completo delle funzioni ospedaliere ordinarie“. Il tutto, ovviamente, nel caso che le curve epidemiologiche attuali vengano confermate e non ci siano ritorni di focolai.

Nell’ambito del Collegio dei Direttori di Area Vasta sono state condivise le modalità operative e una possibile tempistica, quest’ultima fortemente condizionata dall’andamento della curva epidemica e da eventuali riacutizzazioni. La presente proposta potrà essere rimodulata in caso di cambiamento dello scenario“, tuttavia “è necessario dare priorità alla normalizzazione della funzione ospedaliera“.

Gli elementi essenziali saranno il rafforzamento delle Unità Operative di Patologia Clinica e “la definizione di procedure standardizzate per l’uso della diagnostica sia sierologica che virologica“.

Dunque ci saranno “percorsi protetti per i pazienti in fase di accesso alle strutture mediante l’esecuzione del tampone“, ovvero tutti coloro che si recheranno nei pronti soccorso (e non solo?) saranno sottoposti al tampone; “sanificazione delle aree da destinare alla ripresa dell’attività relativa dove allocare pazienti e personale screenato”; “possibilità di gestione dei pazienti urgenti sospetti o confermati nell’ambito dei Presidi unificati di Area Vasta“; “procedure per la gestione in sicurezza dei percorsi ambulatoriali, di ricovero e di accesso alle strutture residenziali“.

Tutto questo sarà attuato in tutti gli ospedali con riduzione delle “aree dedicate ai pazienti Covid fino ad arrivare ad un assetto minimo che prevede la seguente riorganizzazione entro la fine di maggio“. E dunque percorsi separati in Pronto Soccorso per pazienti infetti o sospetti; aree di degenza per pazienti che necessitano di interventi chirurgici urgenti; posti letto di Terapia Intensiva in isolamento per pazienti infetti o sospetti e una revisione dei percorsi interni per pazienti e lavoratori.

Gli ospedali sono quindi classificati in No Covid, ovvero quelli di Pergola, Urbino, Fabriano, Macerata e Ascoli (non tutti questi ospedali sono stati No Covid nella prima fase). In queste strutture il paziente sospetto sarà trasferito in caso di esame positivo del tampone.

Altri ospedali invece sono a “graduale reintegro No Covid“, ovvero quelli di Fermo, San Benedetto, Jesi, Senigallia, Civitanova e Camerino. La tempistica dipenderà dalle “necessità cliniche e dall’andamento epidemiologico e dal numero dei casi ancora presenti“: dunque una valutazione discrezionale, senza una soglia al di sotto della quale il reintegro sarà completo.

Il reparto Malattie Intensive di Fermo e la Terapia Intensiva di San Benedetto restano “riferimenti aziendali“, per l’intera regione, “così come all’inizio dell’epidemia“. E a “partire da giugno (…) si può ipotizzare un rientro completo delle funzioni ospedaliere ordinarie“.

L’attenzione massima, anche a seguito di quanto avvenuto drammaticamente in alcune zone d’Italia, è la prevenzione e il controllo nelle residenze socio sanitarie. Oltre quelle indicate, ciascuna Area Vasta può individuarne altre.