SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una nota, giunta in redazione, del Vescovo Carlo Bresciani rivolto ai fedeli della Diocesi di San Benedetto del Tronto, Ripatransone, Montalto in questo passaggio dalla Fase 1 alla Fase 2 del Covid-19. 

Carissimi  fedeli della Diocesi,

stiamo uscendo dalla cosiddetta “Fase 1”, provocata dal coronavirus (covid-19), che ci ha costretto a stare a lungo chiusi in casa, per di più intimoriti da quanto stava succedendo attorno a noi. Siamo stati costretti con grande dispiacere anche a sospendere tutte le attività pastorali, comprese le celebrazioni di sante messe, funerali e  sacramenti.

Ci  ha fatto molto soffrire, in modo particolare, di non poter prendere commiato dai nostri cari con la celebrazione del funerale. Abbiamo celebrato la santa Pasqua chiusi in casa, senza poter cantare insieme l’Alleluja della resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo attraversato una dolorosa esperienza, unica nella storia, che ha coinvolto tutte le religioni in tutto il mondo.

Andando ormai verso la conclusione della “Fase 1”, mi sento di esprimere una profonda gratitudine a Dio perché, almeno fino ad ora, ci ha risparmiato dai gravissimi lutti che in altre parti della nostra Nazione e del mondo hanno profondamente ferito famiglie e intere comunità religiose e civili.

Abbiamo vissuto con molta apprensione questo tempo e sicuramente siamo stati aiutati in tutto ciò dall’intercessione di Maria Immacolata alla quale, nella chiesa di san Benedetto martire, ho rivolto una solenne supplica il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, e dai santi patroni delle nostre comunità ai quali si sono rivolti i vostri parroci per richiesta di protezione. Questo ci ha aiutati anche ad accettare, con pronta collaborazione, di restare in casa e ad adottare le misure che sono state consigliate per difenderci dal contagio.

Si profila a breve, dal 4 maggio, l’inizio della “Fase 2” anche per noi e per la nostra Chiesa diocesana. Siamo in attesa che ci vengano indicate le condizioni, alle quali ci atterremo, per proteggere la salute di tutti e poter riprendere le celebrazioni di sante messe, funerali e sacramenti e con gradualità anche gli altri momenti di vita comunitaria. 

Molte domande ci si presentano sul come sarà questa ripresa. Molto spesso è stato detto “niente sarà più come prima”, cosa che, almeno in parte, condivido: l’esperienza che abbiamo fatto -e che in parte continueremo nella “Fase 2” per le limitazioni che ancora ci chiederà – è stata una scuola di vita dalla quale dovremo imparare molto e dovremo imparare insieme. Sicuramente avremo bisogno di tanta umiltà, fermezza e solidarietà, perché non tutto sarà facile e con molta probabilità saremo chiamati a fare sacrifici.

Avremo bisogno di molto ‘noi’ e di molto meno ‘io’ a tutti i livelli. Siamo riusciti a combattere il virus solo accettando di adottare tutti insieme alcuni comportamenti, rinunciando al “faccio a modo mio”; abbiamo imparato che da soli non ce l’avremmo mai fatta e da soli non riusciremo a ripartire, occorrerà la collaborazione di tutti a progetti comuni.

Avremo bisogno di fare tesoro di quello che abbiamo imparato vivendo molto più del solito la nostra fede non solo in famiglia, ma come famiglia: infatti non solo siamo stati costretti a seguire la celebrazione della santa messa in famiglia, ma l’abbiamo fatto come famiglia unita. Questa unità nella preghiera e nella lode di Dio è un valore da non perdere.

Abbiamo imparato, anche con qualche fatica, a dare più tempo alla famiglia, a parlarci, ad ascoltarci e a confrontarci, magari vivacemente e con qualche bisticcio, su tante cose. Non potrà essere sempre così, non è concepibile che si passi la vita chiusi in casa, ma se avremo imparato quanto sia importante condividere in famiglia, sarà stato un tempo prezioso.

Abbiamo esperimentato il manifestarsi, in larghissimi strati della società, di una grande solidarietà verso coloro che sono in difficoltà: ciò ha veramente del grandioso. Sarà una risorsa preziosa non solo per la nostra ripartenza come società e come Chiesa, ma anche per far fronte alle tante nuove povertà, non solo materiali, che il coronavirus ci lascerà in eredità.

Poiché sarà impossibile fare come se nulla fosse accaduto, mi pare importante che ognuno di noi si fermi per una rilettura spirituale di quanto abbiamo vissuto per trarne sapienza di vita cristiana. Si potrà in seguito trovare i modi per condividerla per un arricchimento reciproco. 

Mi pare importante chiederci che cosa il Signore ci ha fatto capire in questo periodo. Mi permetto di suggerire alcune domande che potrebbero esserci di aiuto: “Cosa ha provocato in me ciò che ho visto e vissuto? Che cosa mi ha addolorato? Che cosa mi ha consolato? Che cosa devo conservare e che cosa ho capito di dover lasciare perché inutile, superfluo e forse anche dannoso?”. In fondo, tutti dobbiamo chiederci sempre: “Che cosa si attende ora il Signore da noi?”; “ora che cosa dobbiamo fare?” (cfr. At 2,37).

Si tratta di una serie di domande che vi propongo. Ognuno può rispondere per conto proprio; sarebbe bello condividerlo poi in famiglia o con amici. Si tratta di comprendere meglio come fare tesoro della severa lezione di vita che abbiamo vissuto. Se sarà così, non avremo vissuto solo un “tempo sospeso”, ma un tempo difficile che ci ha fatto maturare anche nella fede.

Carissimi, guardiamo al futuro con la speranza che ci viene dalla fede in Colui che è risorto e ci accompagna giorno per giorno anche nelle difficoltà che la vita ci presenta. Non siamo come coloro che non hanno speranza, perché sappiamo in Chi abbiamo creduto. Chiediamo insieme la luce dello Spirito che ci aiuti a comprendere le strade che Dio ci sta indicando.

Coltivo un grande desiderio di poter riprendere presto la possibilità di celebrare insieme con voi e invoco su tutti voi la benedizione del Signore. Vi saluto con l’augurio pasquale di Gesù: “pace a voi” (Gv 20, 19).