SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Focus sull’imminente stagione turistica, alle prese con i gravi problemi del coronavirus. Negli ultimi giorni si è fatto un gran parlare sulle prospettive del turismo per la prossima estate, anche in vista della cosiddetta Fase 2, ovvero il momento in cui conviveranno le misure di restrizione e la ripresa delle attività economiche.

Gaetano De Panicis, presidente dell’Associazione Albergatori Riviera delle Palme, esprime però i suoi timori: “Al momento le prenotazioni sono ferme e abbiamo ricevuto molte disdette. Possiamo dire che il 95% dei posti letto disponibili sia al momento vuoto. E soprattutto non siamo in grado di prevedere se, quando e come potremmo lavorare: è in dubbio persino l’apertura”.

“L’unica cosa certa che possiamo quantificare, in questo momento, sono i costi fissi. Ovvero quelli necessari per il mantenimento e l’apertura degli alberghi e i costi relativo ai tributi. Non mi riferisco tanto alla tassa di soggiorno, perché quella è commisurata al numero di turisti e quindi nel caso la pagassimo significa che abbiamo avuto modo di lavorare. Ma semmai alla tassa dei rifiuti e all’Imu” continua.

“C’è il rischio che arrivino delle disposizioni che riducano fortemente la nostra capacità di lavorare rispetto al normale, e che i costi di gestione aumentino ulteriormente. Per ora non siamo in grado di prevederlo. Per diverse strutture è a rischio persino la riapertura. Nella migliore delle ipotesi giugno sarà perso e forse si potrà partire a luglio, ma sembra anche che le scuole ripartano prima e quindi la stagione sarà corta. Ma tra crisi economica e dubbi di carattere sanitario non siamo in grado di programmare questa stagione” afferma De Panicis.

“Sarà fondamentale che gli enti, dal Comune alla Regione allo Stato, intervengano sia per i tributi sia per aiutare chi sta pagando dei mutui. Se un albergo non aprirà sarà tenuto a pagare ad esempio la tassa sui rifiuti come nelle altre stagioni? Se distanzierà i clienti riducendo alla metà o ad un terzo i propri ospiti? Se sarà aperto un mese o due rispetto ai quattro abituali? Ci attendiamo qualche novità in tal senso. Sarebbe assurdo essere incentivati ad aprire le proprie imprese per lavorare così poco e poi essere obbligati a pagare delle spese come se fossimo a pieno regime” conclude.