MONTEPRANDONE – Come diventerà il mondo dopo la pandemia è una domanda che si è posto Fernando Ciarrocchi, storico e giornalista monteprandonese.

Di seguito la sua riflessione circa la necessità di pensare a un nuovo modello di sviluppo post pandemico.

In questi mesi in cui la pandemia del Covid-19 sta infestando tutto il mondo senza conoscere confini o barriere si leggono e si sentono teorie complottistiche, ipotesi scientifiche e quant’altro che in qualche modo stimolano la sana “cupiditas cognoscendi” e ti inducono a spulciare, leggere, scovare per trovare l’ipotesi che magari può sembrarti la meno surreale.

Navigando in rete tra i molti scrittori, teorici, giornalisti in cui mi sono imbattuto, David Quammen, mi è parso un comunicatore attento, chiaro, preparato e di buon senso. Leggendo alcune notizie che lo riguardano mi è venuto subito in mente il parallelo con il nostro divulgatore scientifico per eccellenza, Piero Angela.
Mi sono detto “E’ il Piero Angelo americano della situazione”.

David Quammen, infatti, è un divulgatore scientifico, scrittore e giornalista americano,di particolare talento, conosciuto in tutto il mondo, che ha al suo attivo 15 pubblicazioni tutte di grande successo.
Si occupa di scienza, natura e viaggi. I suoi articoli sono stati pubblicati da autorevoli testate: National Geographic, New York Times e altre.

Quammen ha ricevuto premi e riconoscimenti: il Book Award Excellence in journalism” è uno dei più prestigiosi.
Tra le sue 15 pubblicazioni,”Spillover. L’evoluzione delle pandemie”, è la più conosciuta. Dopo la prima edizione del 2012 che registrò un record di numero di copie vendute, seguirono altre edizioni molto apprezzate dalla critica e dai lettori, visto il notevole numero di copie vendute, tanto era l’interesse per questo volume.

Nella prima edizione del 2012 lo scrittore americano già asseriva
Non c’è alcun motivo di credere che l’Aids rimarrà l’unico disastro globale della nostra epoca causato da uno strano microbo saltato fuori da un animale. Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in mercato cittadino della Cina meridionale? Farà trenta, quaranta milioni di vittime?”.

A leggere oggi questa dichiarazione possiamo definirla lungimirante tanto che a posteriori constatiamo che quanto previsto da Quammen sta accadendo davanti agli occhi di tutti. Nel 1300 la peste nera ci mise 17 anni per diffondersi dalla Cina all’Europa, nel 2020 il Covid-19 compiendo lo stesso tragitto ha impiegato pochi giorni diffondendosi con una virulenza impressionante.

Il Covid-19 è il killer muto e mascherato che ha scatenato la prima pandemia del terzo millennio.
Qual è l’aspetto dell’umanità che ha messo a nudo nella sua sconvolgente realtà? La tracotanza umana è stata manifestamente smascherata tanto che il refrain ricorrente in ogni ambito è diventato ”in qualche modo tutti ci siamo dovuti ridimensionare”.

Homo faber fortnae suae” non è più l’assoluto principio che fino ad oggi ha fatto dell’uomo un essere, nella sua quasi totalità, un onnipotente.
Il Creato non può essere considerato come mera risorsa di materiali da utilizzare solo ed esclusivamente ad uso e consumo di un progresso smodato, sconsiderato e per di più globale che abbia come unico punto di riferimento il più basso costo di produzione possibile mortificando quanto gli è intorno.
La distruzione di ecosistemi per scopi economici libera virus che prima non si erano trasmessi all’uomo o che in caso di trasmissione erano comunque rimasti confinati nelle regione d’origine.

L’odierna globalizzazione comporta un frenetico movimento di merci e di persone che facilita enormemente la diffusione planetaria della zoonosi. Questa tragica pandemia che sta mietendo milioni di vittime in tutto il pianeta segnerà la fine di questo modello di sviluppo globalizzato in quanto non corrisponde più né alla verità dell’uomo, tanto meno alla verità del Creato.

A tal proposito basta osservare alcuni fenomeni di questi giorni uno fra tutti: i parchi pubblici sono vuoti, cosa vediamo? Le volpi, le lepri e altri animali si riprendono il loro habitat. Già, la Natura si riprende il suo posto, come è giusto che sia, poiché ne è stata privata in nome di un sviluppo distorto in cui i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri.

La presenza del Covid-19 nel mondo occidentale colpisce uno stile di vita e di produzione che per avidità, fretta, ignoranza, ha messo tra parentesi i pericoli che sempre minacciano l’uomo nella sua totalità.
L’attuale modello di sviluppo non globalizzato ma iperglobalizzato sta evidenziando macroscopiche contraddizioni che lo indeboliscono giorno dopo giorno. Questo modo senza frontiere comporta calamità inevitabili e ricorrenti.

Il mondo dei nomadi senza patria e della circolazione frenetica delle merci sarà fatalmente un mondo di forze naturali scatenate dall’incoscienza umana e consegnato alle devastazioni dei cavalieri dell’Apocalisse.
L’uomo non è globale ma locale. Se lo sradichi dalla sua terra (genius loci) perde forza e si ammala.

Non saranno le burocrazie nazionali, le tecnologie più sofisticate a salvare gli ecosistemi e a prevenire le scorrerie planetarie di questo o qualche altro virus che, ovviamente, ci auguriamo vivamente non ci sarà più, ma l’amore per la propria terra che è il luogo in cui ci sono le nostre più care memorie.

A conclusione di tutto credo che si imponga una correzione di questo contemporaneo modello di organizzazione della nostra vita sociale, lavorativa e economica.
L’intelligenza si vedrà se sapremo prendere quel poco di buono che è in ogni cosa senza gettare il bambino con l’acqua sporca.
Non si dovrà certo passare da un sistema ipergloabalizzato ad un sistema economico che appiattisca tutto senza tener conto delle capacità, dell’inventiva, dell’intraprendenza, della volontà, dello spirito di sacrificio e abnegazione che è in ciascun di noi, altrimenti passeremo dalla padella alla brace.

Occorre buon senso, lungimiranza e sapienza nel ripensare un sistema organizzativo, in cui la persona sia al centro di tutto in un contesto di solidarietà economica ben controbilanciata per uno sviluppo indubbiamente solidale e equo che abbia per scopo primario e imprescindibile la distribuzione della ricchezza per tutti al fine di garantire sostanziale e non formale dignità e libertà per ciascuno.