Proseguiamo il nostro approfondimento sulla situazione politico-economica nazionale a seguito dell’emergenza coronavirus.

Qui il nostro articolo “Conte fai da solo. Scacco matto in 4 mosse” e qui l’intervista a Stefano Sylos Labini sulla Moneta Fiscale e i Certificati di Credito Fiscale.

Proprio Sylos Labini chiamava in causa Pino Cabras, deputato sardo del Movimento Cinque Stelle. Lo abbiamo contattato per sentire la sua opinione.

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“Ha ragione Sylos Labini, abbiamo depositato una proposta di legge alla Camera dei Deputati e poi una identica depositata in Senato e firmata da diversi senatori del Movimento. La proposta non è dimenticata, se ne sta parlando come una delle misure che potrebbero essere inserite nel decreto contenente le misure economiche urgenti e in fase di approvazione. La grande questione è trovare delle misure di liquidità che non sopportino delle condizionalità da parte dell’Unione Europea”.

Pino Cabras, deputato del M5S dal 2018 e componente della commissione Finanze fino all’aprile 2019, aggiunge: “Per ora nessuno ha preso l’idea dei Certificati di Credito Fiscale come proposta principale ma è sul tavolo di diversi sottosegretari, è un tema che considerato e che si sta valutando come realizzarlo nella pratica, nella forma giuridica e organizzativa, al di là della sua elaborazione tecnica che ha una sua validità. I sottosegretari sono rappresentanti del M5S che seguono soluzioni alternative. Quello che sta avvenendo ha un impatto enorme e sarà importante anche cosa deciderà l’Eurogruppo il prossimo 7 aprile. Ci sono tante variabili che stanno cambiando in fretta, lo choc che si sta vivendo ha una sua evoluzione accelerata mentre la capacità del sistema di assorbire lo choc non è altrettanto istantanea”.

Come valuta quello che sta accadendo? Pensa che ci saranno dei cambiamenti in futuro?

“Tutti noi siamo costretti a ripensare anche il modello di società. L’impatto purtroppo sarà durissimo e sono preoccupato. Le metafore belliche non mi piacciono, però la pandemia sta scatenando conseguenze sociali ed economiche durissime, simili a quelle di una guerra mondiale. Non solo emergenza sanitaria ma necessità di riorganizzare anche gli apparati produttivi: in questo momento beni che sembravano superflui sono diventati invece necessari e non li abbiamo e viceversa, quindi bisognerà produrli e cambierà anche la struttura decisionale. Per farlo occorre tempo”.

La crisi a livello economico rischia di avere conseguenze molto gravi.

“E improvvisamente ciò che era definito impossibile fino a poco fa adesso invece viene descritto come realizzabile. Il sottosegretario all’Economia Villarosa del M5S ad esempio attraverso il Mediocredito Centrale sta provando a verificare se esista la possibilità di un prestito a 30 anni a famiglie e imprese a interesse zero. Il Mediocredito è una banca di proprietà di Invitalia quindi completamente pubblica”.

Cosa pensa di quello che sta avvenendo in Europa?

“I fatti hanno messo l’Europa e i singoli stati con le spalle al muro, adesso devono davvero svolgere la loro funzione di proteggere i cittadini, per cui le chiacchiere stanno a zero e occorre fare i fatti. Strumenti come il Mes diventano persino obsoleti di fronte al disastro in atto. La loro portata è ridicola e oltretutto pretendono di stabilire delle regole rigide nei confronti degli Stati. Invece questa crisi obbliga gli Stati ad essere se stessi e ad agire in concretezza”.

Cosa pensa della lettera di Draghi pubblicata dal Financial Time?

“L’ex presidente della Bce è stato sempre addentro ai meccanismi del potere e li conosce bene e in passato ha fatto volontariamente delle scelte in un contesto che conosceva. Le sue sono parole relative ad un contesto che oggi è cambiato rapidamente e così quel che prima era un tabù adesso è diventato possibile. Tuttavia non spiega bene a quali finalità impiegare quel debito pubblico che all’improvviso si può fare. Sicuramente Draghi vuole salvare il sistema, ma se pensa di salvare i grandi conglomerati finanziari e le banche che hanno fatto degli azzardi finanziari estremi è un conto, altro invece la riduzione della disoccupazione o investimenti ambientali. Però siccome i precedenti non sono a favore di Draghi, lo guardo con enorme sospetto. Inoltre non credo nei salvatori della Patria“.

Come giudica l’operato del governo?

“Tutti i governi del mondo, di qualsiasi orientamento, si sono trovati a dover attuare una politica in qualche modo convergente nei confronti della pandemia, e noi ci siamo mossi in questo senso tra i primi per mitigarne l’effetto. La scelta è stata obbligata, il distanziamento sociale è l’unica via per ridurre il contagio. Iniziative più raffinate come quelle condotte in Corea del Sud e Taiwan, funzionano in società molto più irregimentate nel sistema di lavoro e con una alfabetizzazione informatica più elevata di quella che c’è in Italia ma anche in Francia. Si è agito al meglio delle conoscenze scientifiche disponibili, adesso la sfida si sposta all’economia e bisogna avere coraggio”.

Mattarella sta avendo un ruolo importante in questa fase.

“Mi ha colpito vedere il Presidente della Repubblica, persona molto felpata a partire dal linguaggio ed entusiasta solitamente del ruolo dell’Europa, dire invece che siamo davanti ad un ultimatum per l’Europa. Credo che l’Italia farà di tutto per attingere a tutte le forme di finanziamento possibili ed immaginabili, tra l’altro previste dalla Costituzione per risolvere i problemi più urgenti”.