MARTINSICURO – Non solo Italia: il coronavirus Covid-19 non conosce barriere fisiche. “Siamo molto preoccupati, qui è una situazione surreale” ci dice Alain De Carolis, martinsicurese, che da anni vive e lavora a New York, città dove l’emergenza Coronavirus ha raggiunto livelli preoccupanti, rispetto ad altre città americane.
“Sia io che mia mogie stiamo lavorando a casa: io sono dipendente per la Ibm a Manhattan e ormai tutte le aziende hanno invitato i lavoratori, quando possibile, ad eseguire i propri compiti a casa, lasciando solo il 50% del personale in azienda. Anche qui le scuole sono chiuse, i ristoranti fanno solo consegne o asporto e molti hanno deciso addirittura di chiudere completamente”.
“Qui si rileva, rispetto all’Italia una mancanza di unità di intenti da parte della politica: il sindaco De Blasio ha annunciato che prenderà dei provvedimenti simili a quelli italiani e ne è nata una discussione con il governatore dello Stato di New York, mentre dall’altra parte il governo centrale parla di altri piani d’azione. Questa è una cosa più unica come rara. Come è anche raro vedere la città in questi giorni, con il traffico auto ridotto quasi a zero”.
“Io vivo nel Queens e mi sembra di essere nella mia casa a Martinsicuro: non passano auto, mai vista New York così. Anche se i segnali c’erano da almeno 10-12 giorni. Negli ultimi giorni in cui sono uscito ho avuto la sensazione che in metro ci fosse la metà delle persone che circolano normalmente. E in effetti è così. Ho visto immagini di vagoni completamente vuoti ieri. Psicosi? Diciamo che anche qui i supermarket sono stati presi d’assalto, nonostante le rassicurazioni del governo. La carta igienica è praticamente introvabile in questi giorni” continua.
E infine un confronto con la vita newyorkese rispetto a quella italiana: “Credo che qui sia ancora più grave perché è la vita sociale che è completamente diversa rispetto a quella italiana. Qui è impensabile chiedere al vicino di casa di darti una mano con la spesa perché sei malato, ognuno vive la sua vita senza sapere quasi chi vive nella porta accanto. E questa è una mia grande preoccupazione, nel caso mi dovesse succedere qualcosa. Avevo pensato di tornare in Italia e lavorare da lì dove ho la mia famiglia per la quale sto già in apprensione a distanza, ma ormai è impossibile. A New York i casi aumentano esponenzialmente e bisogna anche considerare che scarseggiano i tamponi. Speriamo bene”.
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“Coronavirus, mezzo milione di tamponi da un’azienda di Brescia agli Stati Uniti”
Le regole del libero mercato sono più potenti di quelle democratiche. Nessuno può vietare ad una azienda italiana di spedire all’esterno materiale di questo genere ma al cittadino può essere negata la libertà di movimento. Chiaro no?
C’è qualcosa che non va… per questo… c’è chi dice No
L’azienda citata è la Copan di Brescia, che conosco molto bene per aver seguito degli studi microbiologici grazie ai loro prodotti, che sono di eccellenza. Hanno una capacità produttiva ben al di sopra di quanto spedito agli USA, ovvero di 5 milioni di pezzi al mese. Coprirebbe tranquillamente da sola il fabbisogno italiano attuale. D’altra parte “crisi” di tamponi non se n’è mai avuta dall’inizio del contagio. Perché un’azienda italiana che produce un surplus, ed è una eccellenza riconosciuta nel suo settore, non dovrebbe fornire altri paesi in stato di necessità? Noi non abbiamo richiesto mascherine alla Cina? Preciso che… Leggi il resto »
Siamo stati noi, o meglio Luigi DI Maio, Ministro degli Estri, cioè degli estrosi, a inviare in Febbraio mascherine alla Cine perché la Cina ne aveva bisogno mentre noi, secondo l’illuminato Ministro degli Estri, no. La Cina TERMINATA LA LORO EMERGENZA, sta inviando materiale a destra e manca, come campioni prova, visti i successivi ordini di MILIARDI di pezzi che i Paesi eseguono per evidente necessità. Prodotti di eccellenza? E chi lo mette in dubbio? Tanto più il nostro Paese ne avrebbe avuto un gran bisogno. Come anche di valvole per i respiratori che sono accessori d’uso necessari alla miscelazione… Leggi il resto »