SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il problema è l’approvvigionamento dei materiali”: a dirlo è il dottor farmacista Giovanni D’Aurizio, presidente della Federfarma della Provincia di Ascoli Piceno, che abbiamo intervistato per avere un quadro più chiaro possibile circa la disponibilità di materiali adatti a prevenire eventuali contagi da coronavirus.

Prima di tutto la questione relativa alle mascherine: “Purtroppo il problema è che non vengono consegnate dalle ditte produttrici, tra un’azienda la quale tuttavia effettua delle consegne sporadiche” afferma D’Aurizio.

“Per quanto riguarda il gel riusciamo ad approvvigionarci a singhiozzo, perché è difficile fare degli ordini quando non si sa il momento in cui li possiamo vendere. Magari si ordinano 100 dosi per averle una settimana e poi terminano in poche ore – spiega – ma il problema più grande è che, pur essendo in grado come farmacisti di produrle da soli nei nostri laboratori, ci mancano i prodotti gelificanti e soprattutto i contenitori dove mettere eventuali produzioni da noi realizzate. Senza contenitori non possiamo venderli, io ho dovuto usare dei contenitori sterili ma che non erano fatti per contenere un prodotto che va usato in maniera ripetitiva nel corso della giornata”.

Protezione Civile e Governo stanno centralizzando gli acquisti per ovviare a questi problemi, giusto?

“Il Presidente nazionale dell’Ordine dei Farmacisti ha fatto una richiesta alla Protezione Civile per una dotazione minima per permettere il servizio al pubblico almeno del personale delle farmacie. A tutt’oggi la Protezione Civile non ha dato alcuna risposta né cenno di presenza. In pratica le farmacie sono in trincea per quanto riguarda il coronavirus ma siamo completamente ignorati dal sistema sanitario. Noi vediamo le notizie solo dalla stampa, non c’è alcune programmazione, la Regione ci ignora, la Protezione Civile idem”.

Anche per quanto riguarda i guanti monouso?

Iniziano a scarseggiare, io li ho trovati in un supermercato ma non so neanche che tipo di misura sia, però anche loro li hanno finiti. La situazione non è bella”.

Qual è la situazione delle mascherine per i vostri dipendenti?

“Io ho delle mascherine che ho consegnato ai dipendenti ma si esauriranno nel giro di tre o quattro giorni e non so come sostituirle. Le mascherine non durano in eterno, quelle a quattro veli durano una giornata poi sono da cestinare, quelle Fp2 ed Fp3 durano tre giorni, non di più. Anzi: normalmente sono usa e getta, le facciamo durare tre giorni per assenza di alternative”.

C’è quindi un evidente problema di rifornimenti di materiale.

“Ovviamente i medici e gli infermieri sono in prima linea ed è giusto tutelarli. Però ci siamo anche noi. Vero che le strutture commerciali sono aperte fino ad una certa ora, ma il divieto di chiusura nelle direttive ministeriali, nelle zone rosse, riguarda i negozi di alimentari e le farmacie. Nella zona rossa, inizialmente, le farmacie sono state autorizzare a fornire il servizio a porte chiuse, poi questa posizione è stata abbandonata e non essendo possibile tornare indietro, perché non si può fare quel servizio in quel modo, devo dire che il personale farmaceutico ha paura”.

Come si sta comportando la popolazione nel Piceno?

“Devo dire in maniera molto educata, ha capito che occorre rispettare la distanza di sicurezza senza necessità di segnare per terra gli spazi con delle strisce. Anzi: aspettano spesso fuori dall’ingresso della farmacia per evitare di accalcarsi. Però secondo me non siamo sufficientemente protetti”.

Per quanto riguarda il prezzo delle mascherine, ci sono rischi di speculazione?

“Il prezzo dipende dal tipo di mascherina, se è una Fp3 ovvero ad elevatissimo potere di protezione, c’è un costo di base di 7-8 euro. Non so neanche quanto potevano costare prima, erano articoli di cui ignoravamo l’esistenza, si usavano le Fp2 che hanno un costo di circa 5-6 euro, ma sono introvabili”.