SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo le richieste di dettaglio comunicate ieri al Presidente della Regione Marche Ceriscioli e che hanno avuto riscontro in serata con il dettaglio dell’ordinanza sul coronavirus, il sindaco Piunti torna a chiedere al vertice regionale altre modifiche, a meno di 24 ore dall’intervento precedente.

Con una lettera il primo cittadino di San Benedetto fa notare a Ceriscioli che “a molti concittadini che mi hanno segnalato il problema, è apparso eccessivo vietare ogni tipo di celebrazione, anche quelle che si svolgono durante la settimana e che vedono, come noto, la partecipazione di un numero piuttosto limitato di persone, in molti casi minore di quello che possono raccogliere un corso culturale o un’attività sportiva amatoriale, tipologie di iniziativa che invece vengono ammesse“.

Eppure anche Piunti sa che non è Ceriscioli ad aver preso quella decisione: “Il divieto delle celebrazioni eucaristiche che so bene essere stato disposto dalla Conferenza Episcopale Marchigiana e a cui infatti si rimanda nella nota esplicativa della Regione del 26 febbraio“.

Clicca qui infatti per leggere le decisioni dei vescovi delle Marche.

E allora perché scrivere a Ceriscioli per intervenire sulle curie se nell’ordinanza regionale si è delegato proprio ai vescovi qualsiasi decisione in merito?

In una situazione – volenti o nolenti – di emergenza nazionale con la Regione Marche al centro di uno scontro istituzionale senza precedenti, perché il sindaco di San Benedetto scrive a Ceriscioli in merito ad una decisione che è dei vescovi marchigiani?

E soprattutto perché divulgare pubblicamente banali conversazioni inter-istituzionali su un argomento così sensibile?

Tutto ciò alimenta uno stato di nervosismo e di incertezza tra i cittadini di cui non c’è il minimo bisogno nella situazione data.

Se tutti i sindaci marchigiani si comportassero come Piunti, cosa succederebbe?

Piunti può scrivere e parlare con chi vuole, e ci mancherebbe. Ma scriva in questo caso ai Vescovi senza necessità di divulgare pubblicamente, almeno fino al momento in cui gli organi preposti decidano di modificare la loro decisione.