SAN BENEDETTO – Credo che i nostri lettori abbiamo capito benissimo che Riviera Oggi, su un argomento molto importante come la Sanità (nel nostro caso Picena e in particolare dopo le tante discussioni che susseguono ininterrottamente sulla costruzione di un nuovo ospedale) ha preso la decisione di fare chiarezza e basta, trascurando le miriadi di pareri da parte di soggetti politici utili alla promozione pre elettorale e nulla più.

Per lo stesso motivo quando riteniamo che certe dichiarazioni sono interessanti e non propagandistiche  ci relazioniamo con chi il problema lo conosce più di ogni altro, il dottor Claudio Maria Maffei che ringraziamo per la sua grande disponibilità che non è scontata. Stavolta facciamo riferimento a dichiarazioni della vice presidente regionale e alle conseguenti risposte del dottor Baiocchi in qualità di presidente del Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”.

Ecco le sue considerazioni al riguardo:

“Vista l’ultima relazione del Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso” estrapolo dal documento la parte relativa alle affermazioni attribuite alla vicepresidente Casini e ai relativi commenti del dottor Baiocchi.

La vicepresidente del Consiglio Regionale:  Se arriva un infarto al PS di San Benedetto del Tronto cosa gli fate? Lo mandate ad Ascoli! Se arriva un ictus al Pronto Soccorso di Ascoli, cosa gli fate? Lo mandate a San Benedetto! Invece a Pagliare si farà tutto.

Il Comitato osserva “Noi alla signora rispondiamo che quando arriverà un trauma cranico al Pronto Soccorso di Pagliare lo manderanno ad Ancona! E quando arriverà un trauma toracico, lo manderanno comunque ad Ancona, non cambierà pressoché nulla! Un ospedale di eccellenza che continua a far volare gli elicotteri, perché ha in realtà le stesse strutture che ci sono adesso, non può definirsi di eccellenza”

Avrebbe continuato la Casini: San Benedetto del Tronto avrà anche la chirurgia d’urgenza perché d’estate ci sono molte persone in più”. Affermazione cui il Comitato risponde così: “Peccato che, secondo il DM 70, non esista una chirurgia d’urgenza, ma solo la MURG, la cui esatta definizione è “Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza”. Nelle Marche la Chirurgia d’Urgenza si trova in effetti solo ad Ancona, dispone di un’equipe di otto chirurghi ed è il punto di riferimento regionale.”

Debbo dire che non è facile commentare questi passaggi in quanto rimandano a precedenti dichiarazioni e documenti che sono difficili da sintetizzare. Credo che il succo comunque possa essere questo che segue.

Sul tappeto sugli ospedali del Piceno ci sono tre proposte:

1-quella del Comitato che propone il mantenimento potenziato e razionalizzato dei due ospedali di San Benedetto del Tronto e Ascoli Piceno

2-quella di diversi politici (tra cui quelli che si riferiscono alla attuale Giunta compresa la vicepresidente) che propongono il nuovo Ospedale di Pagliare con il mantenimento di una non meglio precisata attività anche in urgenza dei due ospedali attuali (di fatto ipotizzando la presenza di tre ospedali)

3-chi sostiene che vada fatto il Nuovo Ospedale Unico con la trasformazione dei due attuali ospedali in strutture non ospedaliere a vocazione territoriale (ambulatori, attività residenziali, ecc.) senza attività in urgenza, ma solo con una attività ambulatoriale di filtro al Pronto soccorso, che comunque del pronto Soccorso non ha la caratteristica fondamentale e cioè un ospedale “dietro”.

Io personalmente ritengo che questa terza scelta, se ben gestita in termini di costi e tempi, è la migliore.

Adesso veniamo ai due punti che ho richiamato prima.

Prima questione.

La vicepresidente Casini dice che se si continua a lavorare sui due ospedali attuali c’è il rischio che nessuno dei due sia in grado di fronteggiare tutte le possibili emergenze (uno farebbe l’ictus e l’altro l’infarto, ad esempio).

Al che il Comitato risponde che in ogni caso il nuovo ospedale manderebbe i traumi gravi a Torrette, perché comunque il nuovo ospedale non sarebbe un ospedale di eccellenza e non avrebbe né la chirurgia toracica né la neurochirurgia. Per fare le stesse cose di prima tanto vale far funzionare meglio le due strutture che già ci sono, adeguandole ai loro compiti.

A modo loro tutte e due le posizioni hanno degli elementi di “verità tecnica”.

L’affermazione della vicepresidente secondo cui, con due ospedali “incompleti” non riuscirai a dare la migliore assistenza, è giustificata: se distribuisci su due strutture personale, attrezzature e attività sarai ovviamente di volta in volta in una situazione in cui un ospedale farà meglio una cosa e uno farà meglio l’altra. Uno avrà ad esempio la funzione neurologica più potenziata e l’altro avrà più potenziata quella cardiologica.

A sua volta il Comitato dice che anche con il nuovo ospedale ci saranno gli elicotteri che continueranno a volare verso Torrette visto che il nuovo Ospedale non avrà le alte specialità. Perché è inutile promettergliele: la chirurgia toracica, la chirurgia maxillo-facciale e le altre alte specialità a Pagliare non ci potranno essere perché previste solo in un unico ospedale o al massimo nell’altra Azienda Ospedaliera. Per avere un terzo ospedale di II livello (ammesso che ce ne possano essere due) non ci sono nelle Marche sufficienti specialisti e sufficienti malati.

E allora? E allora un unico ospedale nuovo che faccia entro pochi anni, con costi compatibili, senza affanno, meglio e in una collocazione geograficamente adeguata ciò che stanno facendo i due attuali ospedali tra tante difficoltà potrebbe essere la migliore soluzione. La terza di cui ho parlato prima. Un ospedale è eccellente non se fa “tutto” (nelle Marche uno che fa “tutto” basta), ma se fa molto bene quello che gli compete. E quindi in questo senso il nuovo ospedale potrebbe essere senz’altro “eccellente”.

Seconda questione.

La chirurgia d’urgenza in estate a San Benedetto. Qui non c’è discussione: il Comitato ha totalmente ragione. Purtroppo i politici a volte si (sbi)lanciano nel massimo della buona fede a fare affermazioni tecnicamente infondate. Questo è il caso della Chirurgia d’Urgenza, funzione che hanno pochissimi ospedali di II livello. Questione diversa è avere una chirurgia generale che fa anche attività in urgenza, ma anche questa ipotesi non sarà praticabile se si farà un nuovo ospedale. Mancherebbero gli specialisti  ed i pazienti, per giustificare nell’Area Vasta 5, sei (ripeto: sei) chirurgie generali: le tre pubbliche (le due attuali più la nuova) e le tre private delle Case di Cura Villa Anna e Stella Maris di San Benedetto e San Marco di Ascoli (che diventano cinque – e quindi otto – se si tiene conto delle due strutture private che fanno con budget regionale pubblico a San Benedetto del Tronto chirurgia ambulatoriale).

A proposito dei privati il documento del Comitato ne parla e in una prossima occasione  ne parlerò anche io. Per oggi basta davvero.

Nella speranza di non avere fatto confusione un caro saluto”

Claudio Maria Maffei