ANCONA – Caro Direttore, ormai seguo grazie ai tuoi stimoli le vicende della rete ospedaliera del Piceno. Per cui non resisto alle “provocazioni” dell’intervista al Governatore Ceriscioli comparsa ieri su Riviera Oggi.

Nell’intervista si lascia intravedere (direi di più: si ipotizza come progettualità credibile) la possibilità di avere nel Piceno un nuovo Ospedale di II livello. Tra le diverse affermazioni a ruota libera c’è quella per cui sarebbe possibile un Ospedale di II livello grazie alla presenza di cinque alte specialità, pur in assenza di un Dipartimento di Emergenza di II livello.

Per evitare equivoci ecco cosa dice il DM 70/2015 che regolamenta le reti ospedaliere in Italia: “I presidi ospedalieri di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti, sono strutture dotate di DEA di II livello. Ripeto (anzi ripete il DM 70): sono strutture dotate di DEA di secondo livello.” In questa breve frase c’è tutto. Nelle Marche di Ospedali di II livello ce ne sta dentro uno bene e un altro solo se riesce a dimostrare una adeguata capacità di attrazione attraverso lo sviluppo di una serie di alte specialità.

Per ora nemmeno Marche Nord è classificabile come ospedale di II livello, tanto che è in discussione la sua natura di Azienda Ospedaliera. Un terzo ospedale di II livello poteva derivare da un Accordo con la Regione Abruzzo, che certo non si sogna di farlo. Il DM 70, infatti, dice che: “Nelle Regioni (o, aggiungiamo noi nelle aree come quella picena) con popolazione inferiore ai 600.000 abitanti, con uno scostamento del 6%, l’attivazione o la conferma dei presidi ospedalieri di II livello è subordinata alla stipula di un accordo di programmazione integrata interregionale con le regioni confinanti in modo da garantire il rispetto del valore soglia del bacino di utenza sopra indicato. Tale accordo interregionale va stipulato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.” E dalla approvazione del decreto sono passati quasi 5 anni.

È teoricamente possibile aggiungere una o due nuove specialità nell’Ospedale del Piceno, se e quando si farà. Per inciso farlo questo ospedale (soprattutto se in tempi ragionevoli) è una ottima scelta, ma perché promettere quello che si dovrebbe sapere già che non potrà essere fatto?

Altro non aggiungo se non che le piastre per l’emergenza sono un nome sbagliato e fuorviante per ambulatori in grado di far fronte ai casi urgenti di bassa complessità, che se per caso tali non fossero farebbero solo ritardare il ricorso ad un ospedale vero.

Dottor Claudio Maria Maffei