SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Il progetto futuro di sanità di territorio non può avere risposta esclusiva in termini di nuova edilizia ospedaliera legata all’individuazione dell’area ma necessita di una visione più ampia in termini di livelli di specializzazione, servizi  e integrazione territoriale che garantiscano una reale eccellenza del nostro sistema sanitario”: lo scrivono i sindacati Cgil, Cisl e Uil della Provincia di Ascoli a seguito di un incontro che hanno avuto lo scorso giovedì 23 gennaio.

Il confronto con i sindacati, che è avvenuto all’ospedale di San Benedetto, li ha messi di fronte alla “Regione Marche, rappresentata dall’onorevole Camilla Fabbri, l’Asur Marche nelle persone del neodirettore Generale Nadia Storti e del Direttore dell’Area Vasta 5 Cesare Milani“.

L’incontro, avvenuto in un’ottica di discontinuità rispetto al passato, aveva l’obiettivo di mettere a fuoco le misure “per garantire oggi un sistema pubblico di qualità dei servizi e dei livelli assistenziali” per ciascun presidio ospedaliero.

“In particolare è stata riaffermata l’esigenza primaria di superare il disequilibrio tra l’area ascolana e gli altri territori marchigiani in merito alla distribuzione delle risorse – si legge nella nota – La definizione dei budget assegnati alle Aree Vaste non tiene conto della mobilità attiva (circa il 45% dell’intera regione) né del forte incremento di popolazione del periodo estivo che si registra nell’Av5; ne deriva che i servizi ed il personale sono strutturati per una utenza non corrispondente a quella reale”.

“Una ulteriore penalizzazione è rappresentata dalla macroscopica differenziazione con le altre Aree Vaste relativamente al numero di posti letto post acuzie ed in particolare di quelli di Rsa, una carenza storica che negli anni è aumentata invece di diminuire, nonostante il crescente fabbisogno correlato all’aumento della popolazione anziana” continuano i sindacati.

Che scrivono: “abbiamo evidenziato che le criticità legate a Pronto Soccorso e liste di attesa, nel periodo estivo ma non solo, che necessitano di un’organizzazione del servizio garantita superando la carenza cronica di personale sanitario e la dotazione di strutture e strumentazione adeguate”.

“E’ stata inoltre rappresentata l’inadempienza della Regione in relazione ad una seria programmazione per la salute territoriale con l’attivazione delle case della salute, l’assistenza domiciliare, il presidio delle aree interne, così come analoga priorità assume il rafforzamento dell’attività di prevenzione con riorganizzazione dei servizi e una dotazione di risorse adeguate economiche e di personale con particolare attenzione alla crescente attività edilizia post sisma” si legge.

“Il ruolo, la carenza e i prossimi pensionamenti dei Medici di medicina generale, il cui coinvolgimento è fondamentale all’attività di prevenzione e al contenimento dell’attività impropria degli ospedali, incide fortemente sulla possibilità di garantire sanità e servizi territoriali diffusi – affermano i rappresentanti dei lavoratori – Rispetto al personale è stato ribadito, oltre alla urgenza di coprire il turn over e stabilizzare il personale precario (ruolo sanitario e amministrativo), il problema della disparità di trattamento tra dipendenti che svolgono le medesime funzioni rispetto al quale risulterebbe non più procrastinabile l’unificazione dei fondi di comparto e della dirigenza”.