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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Cosa è accaduto tra il dicembre 2018 e il maggio 2019 nei rapporti tra la Regione Marche e il Centro Agroalimentare Piceno, società partecipata, per il 33,8%, anche dalla Regione?

Si legga anche questo articoloIn sintesi: 1) la Regione decide di vendere le proprie quote nel 2012; 2) l’asta del 2016 va deserta; 3) nel 2016 viene approvata la Legge Madia per riorganizzare (razionalizzare…) le società partecipate dagli enti pubblici; 4) nel 2017 la vicepresidente Anna Casini afferma il massimo appoggio al Caap; 5) nel settembre 2017, nella ricognizione delle partecipate, la Regione Marche afferma di non poter liquidare la propria quota perché non ha la maggioranza delle quote e scrive di aver ricevuto nuove offerte di acquisto; 6) nella ricognizione del dicembre 2018 (si veda schema sotto riportato), l’impianto precedente viene confermato con la decisione di vendere (“alienare”) le proprie quote; 7) nel maggio 2019 un dirigente regionale comunica, nell’assemblea dei soci, la decisione di ottenere la liquidazione delle proprie quote.

In questo momento la politica locale e regionale è un po’ specularmente schierata nella sfida nelle interpretazioni della Legge Madia. Legge che, lo ripetiamo, lascia sempre margini alla politica: a) come avvenuto per la Regione Marche in riferimento alle società partecipate Cosmob e Meccano, non dichiarate “strategiche” e poi salvate con una legge regionale del 2008 e tutt’ora partecipate (cosa avvenuta durante la redazione di questo articolo, clicca qui); b) perché la legge stessa prevede: “Salvo in ogni caso il potere di alienare la partecipazione”.

Dunque sfidarsi a colpi di realismo burocratico è aspetto che non coglie la questione. Le quote del Caap: a) possono oggi essere liquidate dai soci se lo vogliono; b) possono essere mantenute integralmente se lo vogliono; c) possono essere vendute se lo vogliono.

Ma dunque, cosa è cambiato tra il dicembre 2018 e il maggio 2019? Perché la Regione ha così improvvisamente cambiato idea, addirittura a costo di una altissima impopolarità a ridosso delle elezioni, e nel momento in cui il Caap, con la nuova amministrazione, ha sanato i problemi economici (il bilancio 2019 chiuderà in pareggio, nel 2017 il rosso era di 849 mila euro)?

Bisogna entrare nella carne viva della politica picena, forse, per fare luce su questi aspetti all’apparenza (e razionalmente, aggiungiamo) incomprensibili.

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE E REVISORI Innanzitutto occorre capire come e da chi vengono individuati gli amministratori del Centro Agroalimentare. Ultimamente il presidente è stato indicato dal socio di maggioranza relativa, il Comune di San Benedetto; l’amministratore delegato dalla Regione Marche, secondo socio.

Gli amministratori, così come i revisori dei conti, restano in carica per tre esercizi (il prossimo Consiglio di Amministrazione decadrà al momento dell’approvazione del bilancio 2019)

La vittoria della giunta Piunti, nel 2016, ha fatto sì che il Comune di San Benedetto indicasse, come presidente, Roberto Giacomini, commercialista di Colli del Tronto. A seguito delle dimissioni della precedente amministratrice Valeria Senesi, sempre indicata dalla Regione, nel settembre 2017 subentrò Francesca Perotti, anche lei commercialista. La Perotti ebbe la meglio su Pietro Colonnella grazie anche a Fabio Urbinati, consigliere regionale e dunque riferimento per San Benedetto.

Nel frattempo sono accadute un po’ di cose. Prima di tornare al maggio 2019, arriviamo all’oggi: oltre Giacomini, in quota San Benedetto e quindi centrodestra, Francesca Perotti sarebbe in quota Regione Marche e quindi centrosinistra, anche se più precisamente Urbinati e dunque Italia Viva.

Per la prima volta crediamo dalla sua costituzione (1997), referenti nominati dal Pd o comunque dai Ds non sono presenti in Consiglio di Amministrazione.

PRIMAVERA 2019 Il 27 aprile furono diffusi i nomi dei candidati consiglieri alle comunali di Ascoli, vinte poi dalla coalizione di Fioravanti. Tra quei nomi comparve anche quello di Roberto Giacomini, candidato nella lista “Insieme per Ascoli” a sostegno di Marco Fioravanti. Decisione che non è piaciuta affatto dalle parti del Partito Democratico.

Coincidenza pura e propria forse, ma dopo appena venti giorni è arrivata la giravolta inaspettata della Regione Marche

2020 Situazione ancora più complicata in prospettiva 2020. Innanzitutto, al momento, c’è stata la scissione renziana di Italia Viva (Urbinati) dal Pd. Con tensioni tra Iv e Pd sul nome del prossimo Presidente della Regione (Iv preferirebbe l’attuale sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli). Ma con la possibilità, in caso di vittoria del centrodestra a livello regionale, di avere, anche per il Caap, uno scenario totalmente nuovo: un Consiglio di Amministrazione a trazione tutta destra tra Comune di San Benedetto e Regione Marche. Peggio, in ottica democratica: una destra che potrebbe vedere in Guido Castelli il suo riferimento, regionale forse, provinciale sicuramente.

Muoia Sansone con tutti i filistei? No, non lo diciamo. Sarebbe troppo.

Ricordiamo inoltre che nel caso in cui il procedimento di liquidazione dell’intera società dovesse avvenire prima della prossima nomina dei nuovi revisori dei conti, gli attuali resterebbero in carica fino alla redazione del bilancio finale di liquidazione, e il processo potrebbe richiedere anni.

Tuttavia non riusciamo a capire, con tutta la razionalità del mondo, quello che sta avvenendo. Tralasciando eventuali speculazioni di chi acquisirebbe gli spazi del Caap in un procedimento di liquidazione – accennati dal consigliere regionale Peppe Giorgini – di cui al momento non abbiamo prove (e che pure spingerebbero a risolvere la questione prima delle incognite che si aprirebbero col voto), altro non riusciamo ad individuare.

Ma i rumors che arrivano dai malpancisti del Pd altre indicazioni, oltre alla favoletta della Legge Madia che in Italia si applicherebbe soltanto a questo Centro Agroalimentare, ci solleticano questa ipotesi. Politica, maledetta politica.