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PREMESSA: COSA STA ACCADENDO In questi giorni e ultimi mesi la Regione Marche è impegnata nella richiesta di avviare la liquidazione delle proprie quote dal Centro AgroAlimentare Piceno, richiedendo il pagamento del valore di 1,92 milioni di euro. Nel caso in cui il Caap non abbia la liquidità richiesta, scatterebbe la liquidazione dell’intero capitale sociale del Caap, circa 6 milioni di euro: nomina di un liquidatore, procedure di vendite di “liquidazione”, probabili perdite rispetto al valore capitale nominale attuale per gli altri soci (in primis Comune di San Benedetto ma anche, per quote minore, Comune di Monteprandone, Camera di Commercio, e soci privati).

Inoltre l’intera struttura passerebbe da mani pubbliche a mani private, non sappiamo con quali vincoli. Non è escludibile che il Centro Agroalimentare Piceno possa morire, con delocalizzazione delle 85 imprese qui insediate, alcune delle quali impegnate nel campo della ricerca ad altissimi livelli e che gli eventuali nuovi proprietari, acquirenti del bene a prezzi ridotti rispetto a quelli nominali di capitale, possano cambiare del tutto la funzione dell’area. Oltre che ottenere anche aumenti di volumetrie: non difficili in questa zona della città e in considerazione che potrebbero esserci possibili volumi tutt’ora da sviluppare.

DELIBERA DI GIUNTA REGIONALE 1101 DEL 25 SETTEMBRE 2017 Nel 2016 viene approvata la ormai famosa, o famigerata, legge cosiddetta Madia, sulla riorganizzazione (si userà poi, appropriatamente, il termine aziendalistico di razionalizzazione) delle società partecipate. Riguardo il Caap, la Regione Marche aveva deciso di vendere le proprie quote già nel 2012, ad un valore allora molto più alto degli 1,92 milioni attuali (il valore si è eroso a causa delle perdite ingenti degli anni successivi, con vendite immobiliari nel 2017 e 2018), ma nel 2016 l’asta andò deserta.

Nel 2017, durante il precedente Consiglio di Amministrazione con Valeria Senesi amministratore delegato, la vicepresidente regionale, l’ascolana Anna Casini (Pd), ebbe parole di stimato elogio e sostegno rispetto al Caap (clicca qui per leggerle): “La Regione Marche è ben disposta ad aiutare la partecipata Centro Agro-Alimentare e farà la sua parte per la riuscita del progetto di sviluppo del Centro e della sua mission”.

Il 25 settembre 2017 la giunta Ceriscioli approva la delibera 1101: clicca qui per aprirla Partecipate e Caap, delibera 1101 giunta regionale Marche

In questo documento leggiamo alcuni passaggi di grande interesse. Alla luce soprattutto del fatto che oggi Anna Casini e anche Pier Giorgio Giorgi, iscritto al Pd sambenedettese (e forse anche l’ex deputato Luciano Agostini, per anni in Commissione Agricoltura alla Camera oltre che detentore di questa delega ai tempi in cui era vicepresidente della Regione), giustificano l’azione del Partito Democratico sulla base della legge Madia. Che, lo ripetiamo, è del 2016, quindi antecedente alla delibera di giunta del settembre 2017 (legge che tuttavia, pur in una sua applicazione estrema, non preclude mai alla vendita delle quote anziché alla loro liquidazione, ndr).

Legge tra l’altro richiamata nell’oggetto della delibera nella quale vengono delineati i rapporti tra Regione Marche e le 25 società partecipate della Regione e le 16 in cui vanta partecipazioni indirette (ovvero tramite società a loro volta partecipate, come la Svim).

Per ogni società partecipata viene realizzata una scheda sintetica per consentire la valutazione delle azioni della stessa Regione Marche per ciascuna di esse, che sono racchiuse in un paragrafo a fine pagina. Questo quello che si legge in merito al Centro Agroalimentare Piceno:

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Dunque: il Caap non rientra tra le società definite strategiche dalla Regione Marche già nel 2014 (solo tre venivano considerate indispensabili: Aerdorica, Sviluppo Marche e Interporto Spa; altre poi furono aggiunte successivamente); tuttavia “non possedendo la maggioranza delle azioni (ma solo il 33,8%, ndr) la Regione Marche non può procedere alla liquidazione della società. E’ sua intenzione alienare (ovvero vendere ai prezzi di mercato, ndr) la propria quota“.

Nella sezione riepilogativa dell’allegato si legge poi quanto segue:

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Dunque vi sono state domande di acquisto ma ancora adesso nulla sappiamo circa i nomi e le richieste pervenute.

DOMANDE Le rivolgiamo ovviamente alla vicepresidente Casini, ma anche al presidente Luca Ceriscioli, ad una persona esperta del settore come Luciano Agostini e, perché no, a Pier Giorgio Giorgi, l’unico esponente sambenedettese del Pd che ad oggi abbia rilasciato qualche dichiarazione sull’argomento.

  1. Cosa è cambiato, a livello legislativo e quindi tecnico, dal settembre 2017 al maggio 2019, quando invece, in una assemblea dei soci, la Regione ha espresso precisamente la volontà di liquidare le proprie quote? Essendo la giustificazione dell’attuale volontà della Regione la cosiddetta Legge Madia, che però è del 2016, perché nel 2017, in un atto di giunta, si scriveva “non si può procedere alla liquidazione“? 
  2. E’ questa – prima la decisione di non liquidare, oggi quella di liquidare – una decisione esclusivamente politica?
  3. Oppure sono stati commessi errori di valutazione? E questi errori risalgono a questa delibera di giunta (1101 del 2017 e quella del dicembre 2018, si veda sotto) o all’attuale volontà di liquidare poiché la legge presa a riferimento riferisce che questa decisione è legittima “salvo in ogni caso il potere di alienare la partecipazione“?
  4. Persino l’assessore Fabrizio Cesetti, rispondendo alla mozione di Peppe Giorgini (M5S) e Fabio Urbinati (Iv), ha forse parlato a nuora perché suocera (Anna Casini) intenda? Infatti ha spiegato che per non liquidare il Caap servirebbe “una legge”, per agire “come si è fatto per la Cosmob e la Meccano”, società infatti partecipate dalla Regione Marche.
  5. Si possono conoscere i nomi e i dettagli delle richieste di acquisto pervenute in Regione sulle quote del Caap?

Domande rafforzate dal fatto che la situazione evidenziata per la delibera del 25 settembre 2017 è stata poi confermata nella ricognizione delle partecipate dell’anno successivo, con delibera della giunta regionale 1699 del 17 dicembre 2018 (clicca qui). Dunque anche per il 2019 la Regione avrebbe dovuto attenersi alla richiesta di alienazione (ovvero vendita) e non liquidazione della quota capitale, rispetto al “mandato” scritto nella delibera di giunta di riferimento?

E dunque aggiungiamo:

6. A fronte di questi documenti, in che modo il dirigente della Regione Marche incaricato di presenziare all’assemblea dei soci del 14 maggio 2019 ha potuto dichiarare “la volontà della Regione di chiedere allo stesso Caap la liquidazione della quota di proprietà della Regione stessa“? In quale atto ufficiale di Consiglio (o persino di Giunta) questo è stato scritto?

In merito a questo passaggio, in Consiglio Regionale, Anna Casini ha detto, riguardo al dirigente che ha comunicato la volontà di recesso, “che aveva la delega del Presidente della Regione Marche che può delegare un dirigente cosa che è stata fatta anche per altre partecipate” spiegando che “i comuni non hanno le stesse competenze e regolamenti delle regioni”. Sarebbe interessante, al fine di chiarire questo aspetto, pubblicare la delega e gli eventuali richiami alle delibere di giunta sopra citate.

NON È TUTTO. Dalla nostra lettura della delibera del 2017 emergono infatti alcuni ‘strafalcioni’ almeno in relazione all’oggetto di questo articolo. Nella scheda relativa al Caap, infatti, sono riportati i risultati di esercizio dal 2011 al 2015: nella scheda la cifra oscilla tra 1 e 2 milioni di euro di utile all’anno, ben oltre il fatturato riportato affianco. In quegli anni invece il Caap è stato sempre in perdita, fino all’apice di 849 mila euro di rosso nel 2017 – l’anno delle dichiarazioni di Anna Casini.

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Fortunatamente questo 2019 potrebbe concludersi in pareggio. A qualcuno non fa piacere?