SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito una nota dell’esponente del Partito Democratico Piergiorgio Giorgi sul Centro Agroalimentare Piceno. Giorgi polemizza politicamente con il consigliere regionale Fabio Urbinati di Italia Viva. Ci sentiamo però di intervenire, in corsivo, su alcuni passaggi che non riguardano questi aspetti.

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Giorgi: “Sul centro Agroalimentare si sta sviluppando una discussione folle e aggressiva, un tentativo grave di far passare una questione meramente tecnica come una scelta politica. Capisco l’ansia da prestazione del consigliere Urbinati che cerca visibilità pre-elettorale ma tante illazioni, “fraintendimenti” e martellamento mediatico comportano uno sforzo degno di miglior causa. Per fortuna il Partito Democratico conosce bene la differenza tra la Politica e la gestione e non confonde i ruoli.

I cittadini dal canto loro non sono sciocchi e si sono accorti che l’ossessione per il Caap del consigliere è piuttosto recente rispetto alla scelta fatta dal Consiglio Regionale Spacca nel lontano 2012 con cui il Centro fu dichiarato società non strategica. Scelta dalla quale dipende l’attuale messa in liquidazione delle quote che così tanto lo preoccupa. Eppure in quegli anni Urbinati era amministratore del Comune di San Benedetto del Tronto che detiene il 43 % delle quote della Società e che quindi ne è il maggior azionista.

Sa di “giochino politico” l’accorgersi solo dopo molto tempo di quanto sia stato fatto dal precedente consiglio regionale, come appare surreale vedere un esponente di Italia Viva che se la prende contro la legge cosiddetta “Madia”, una legge del governo Renzi. 

L’ex Capogruppo del Pd ha dichiarato di aver acquisito pareri di espertissimi studi legali in cui si dichiarerebbero ammissibili procedure diverse da quelle assunte dalla Regione. Mi chiedo e chiedo ai cittadini: perché Fabio Urbinati non li ha inviati al Presidente Ceriscioli e agli Uffici competenti? Perché non li invia a noi del Pd che potremmo così essere illuminati?

Ricordo che la Regione aveva esperito tutti i tentativi per evitare la liquidazione, anche attivando una procedura di vendita delle quote del 2016 che però era andata deserta. Come già chiarito dalla Vicepresidente, ai sensi dell’articolo 24 del Decreto Legislativo 175/2016, decorso un anno dalla conclusione della ricognizione per la razionalizzazione delle partecipazioni, è obbligatorio procedere alla liquidazione delle quote e non della Società come qualcuno tenta di far intendere”

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Dispiace che Giorgi, così come Anna Casini, citi una legge ma non il suo contenuto. Ecco cosa si legge nel decreto citato:

4. L’alienazione, da effettuare ai sensi dell’articolo 10, avviene entro un anno dalla conclusione della ricognizione di cui al comma 1.

5. In caso di mancata adozione dell’atto ricognitivo ovvero di mancata alienazione entro i termini previsti dal comma 4 (un anno, ndr), il socio pubblico non può esercitare i diritti sociali nei confronti della società e, salvo in ogni caso il potere di alienare la partecipazione, la medesima è liquidata in denaro in base ai criteri stabiliti all’articolo 2437-ter, secondo comma, e seguendo il procedimento di cui all’articolo 2437-quater del codice civile.

Le incongruenze di Giorgi-Casini ci sembrano lampanti, ed è strano che persino in un approfondimento si incorra in simili errori.

Se il tentativo di alienazione del 2016 è andato deserto, come infatti è stato, Giorgi-Casini ci devono spiegare perché la Regione ha continuato ad esercitare i propri diritti sociali, in contraddizione con quella stessa legge da loro citata, approvando il bilancio del Caap, il bilancio consolidato in Regione e addirittura prendendo la parola nell’assemblea dei soci con le parole di grande enfasi di Anna Casini in appoggio del Caap nel 2017: “La Regione Marche è ben disposta ad aiutare la partecipata Centro Agro-Alimentare e farà la sua parte per la riuscita del progetto di sviluppo del Centro e della sua mission(clicca qui).

Sulla “obbligatorietà” di liquidazione, se l’italiano ha un senso, leggiamo: “Salvo in ogni caso il potere di alienare la partecipazione”. Non ci risulta che, dopo il tentativo del 2016, vi sia stata una ricognizione per la vendita (alienazione) delle quote, nonostante negli ultimi mesi, almeno nella stampa, siano comparse delle ipotesi di nuovi acquirenti.

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Asserire poi che la Regione, e in particolare l’Assessore, non sono attenti al comparto agroalimentare è una menzogna smentita dai fatti: è notizia di questi giorni che l’agroalimentare marchigiano da gennaio a settembre del 2019, è aumentato di circa il 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (fonti Istat) e che le Marche sono la prima regione per il biologico. Sono stati assegnati al settore, inoltre, quasi 700 milioni di euro e sono stati raggiunti gli obiettivi di liquidazione stabiliti dalla Comunità Europea molto prima della scadenza di fine anno. Nonostante le dimensioni geografiche ridotte, il Piceno riesce a raggiungere cifre dell’export che viaggiano oltre i 50 milioni di euro. 

Il Cda dell’agroalimentare, organismo a cui compete la gestione, aveva e ha quindi tutte le condizioni di contesto favorevoli per sviluppare politiche utili a valorizzare la Società e a renderla competitiva sul mercato. Fino ad oggi il Caap di fatto ha svolto l’attività tipica di una società immobiliare che gestisce spazi destinati agli operatori dell’agroalimentare. Nel momento in cui gli amministratori decideranno di porre in essere politiche di sviluppo di tale settore potranno contare sul nostro totale appoggio e  sostegno.

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Non capiamo in quale demi-monde viva Giorgi: il Cda dell’Agroalimentare non esisterà più nel momento in cui la procedura di liquidazione prenderà corpo, stante addirittura la lettera con cui si dichiara la messa in mora del Caap da parte della Regione Marche. Augurare ad un condannato a morte una buona vita futura rasenta il macabro, se non fosse comico. Forse Giorgi intende dire che darà tutto il “nostro” (chi? scrive a livello personale, per il Pd sambenedettese, provinciale, regionale?) appoggio al prossimo liquidatore del Caap. O magari a chi acquisterà, a cifre ridotte, il patrimonio immobiliare del Caap. 

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A chiusura del mio intervento vorrei sottolineare che il ruolo di garanzia finora svolto dal Collegio sindacale, composto da professionisti di alto profilo, non può e non deve essere messo in discussione da una diatriba meramente politica.