Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi sono una prova.

Mi limito dunque a riportare alcune interessanti dichiarazioni di Enzo Di Salvatore,  professore di Diritto costituzionale all’Università degli studi di Teramo e molto noto sia per la sua attività sul fronte ambientalista (è stato tra gli animatori del fronte No Trivelle al referendum del 2006, ad esempio) sia in quello della salvaguardia della Costituzione del 1948.

Di seguito, dopo il mio precedente articolo, mi limito a riportare un suo post e alcuni interessanti “screenshot” sul fenomeno delle Sardine. Si dice spesso che l’Italia è un laboratorio politico che anticipa quanto avviene poi in altri paesi, e spesso l’abbiamo notato nel corso dello scorso secolo e forse con maggior enfasi negli ultimi 25 anni.

Quello che si sta profilando ora è infatti un fenomeno per molti versi nuovo: il neoliberismo, che ha mostrato di sapersi adattare, dopo il ’68, sia a modelli autoritari che alle democrazie liberali, sta trovando un’altra forma per essere il cardine del potere: il populismo liberista. Che si oppone al populismo di destra – pur liberista – per diverse visioni in campo di diritti civili. Che non ha alcuna relazione con il socialismo o l’eco-socialismo (si pensi agli Indignados o ai Gilet Gialli francesi). E che nella situazione italiana è l’arma letale sferrata contro il Movimento Cinque Stelle, in teoria il partito privilegiato di interloquire con le Sardine, nei fatti schiacciato da questa nuova forma di mobilitazione.

Benvenuto nel XXI secolo, che vi piaccia o no.

In corsivo le aggiunte rispetto al post di Di Salvatore. In fondo alcuni screenshot del commento di Di Salvatore dal quale emerge che tre delle quattro “sardine” promotrici dell’evento bolognese lavorano o comunque hanno grandi affinità con le compagnie energetiche.

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Le uniche vere sardine, qui, sono quelle che abboccano all’amo di coloro che eterodirigono la piazza: i prodiani e i renziani, anzitutto.

Mattia Santori, ricercatore e leader del movimento dalle sardine, è colui che nel 2014 ebbe ad esprimere parole entusiastiche per lo Sblocca Italia di Renzi (“L’accordo con la Basilicata garantisce in questo senso un notevole passo avanti, ma resta da capire quanto le altre regioni abbiano intenzione di concedere al paese in termini di rilancio della produzione interna di idrocarburi”, clicca qui); è colui che si schierò contro il referendum del 2016 e in favore delle trivelle; è colui che vuole la Tap e le altre grandi opere; è colui che scrive su formiche.net: il quotidiano online che fece da cassa di risonanza al Comitato degli “ottimisti e razionali”, il quale appena tre anni e mezzo fa avversò la battaglia contro la petrolizzazione del nostro Paese: di questo strano Paese. Un Paese di gente che è pronta a negare l’esistenza del problema dei cambiamenti climatici e poi vede Greta viaggiare nel tempo; e che crede davvero che quattro ragazzi dalla faccia pulita scendano spontaneamente in piazza e organizzino spontaneamente la protesta contro Salvini.

Ma chi credono di prendere in giro? Renzi e amici hanno capito benissimo che se si vuole succhiare voti al M5S occorre costruire uno strumento che affianchi l’azione del partito; e che occorra rispondere al populismo di destra con il populismo di sinistra, e cioè con un movimento privo di elaborazione politica: con il niente. Siamo alla desertificazione della politica e alla vanificazione dell’azione dei movimenti sociali: al progressivo svuotamento dei contenuti della loro assidua attività.

Rendiamocene conto prima che sia troppo tardi: il rischio è che, abusando della credulità popolare, ciò che è stato cacciato dalla porta rientri comodamente dalla finestra.

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Questo scriveva Santori sul petrolio in Basilicata: Non solo Nimby, in Basilicata c’è chi dice Sì

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Un altro dei quattro “leader” delle Sardine

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