I fatti li conosciamo tutti. Abbiamo visto tutti Piazza Maggiore a Bologna stracolma una settimana fa, così come abbiamo visto riempirsi di Sardine la piazza di Modena qualche giorno dopo. Delle immagini dall’impatto visivo fortissimo, e che continuano a fare il giro di quotidiani, telegiornali in Italia e all’estero. Il numero delle Sardine aumenta ogni giorno in modo esponenziale in tutt’Italia e adesso tutte le piazze più grandi si stanno organizzando per dare il proprio contributo al fenomeno.

Ma in cosa consiste davvero questo fenomeno? Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, i quattro trentenni bolognesi che hanno sfidato la retorica politica della Lega di Matteo Salvini, invitando le persone a scendere in piazza, non potevano immaginare la forza del loro gesto. Dandosi un nome, creando un simbolo, non hanno fatto altro che mettere a disposizione di tutti un contenitore nuovo, apparentemente non connotato, che adesso si sta riempiendo da solo. Ma quanta forza ha e può avere questo contenitore? Per quanto continuerà a riempirsi e come evolverà?

Cominciamo col dire che i segni, di per sé, non significano nulla e non hanno nessun potere. La forza di un segno, qualsiasi esso sia, deriva dalla potenza del suo contenuto, e dal valore che quel contenuto è in grado di sprigionare. Un valore che gli deve essere attribuito da qualcuno, che in esso si riconosce. Al momento, i promotori si stanno adoperando per rafforzare la forma del loro contenitore simbolico. Hanno scritto un manifesto, scelto un marchio, si sono dotati di regole interne. Con fatica, e con delle ingenuità come è naturale, non essendo formati per questo. Ma se riusciranno a dotarsi di contenuti di pari forza, non possiamo dirlo. Perché questo, a mio parere, questo non dipende da loro. Anzi, secondo me, non deve proprio dipendere da loro se vogliono sperare in una vera reazione di cambiamento. Ed è proprio questo che rende le Sardine un fenomeno interessante. Se riusciranno a tenere duro ovviamente. Cosa che mi auguro fortemente. Per ciò che di costruttivo questo può originare. Ma che non è scontato.

Sì perché le Sardine, sebbene siano dichiaratamente contro la narrativa ricorrente della destra, più o meno moderata, italiana, sono in realtà la testimonianza di una bocciatura della politica del nostro Paese a 360 gradi. Una bocciatura che non sorprende nessuno, perché è proprio questa delusione che ha portato all’aumento dell’astensionismo elettorale di questi ultimi anni e ad una indifferenza nei confronti dei fatti del governo di qualsiasi colore, o mix di colori. Ma una bocciatura che torna a riprendersi le piazze. Che sono patrimonio di tutti. Senza distinzioni. Più si struttura il fenomeno, più si dota di corazza e si disegna come simbolo per tutti, e meno si potrà far finta di nulla. Meno la politica, tutta la politica, potrà far finta di nulla. 

La vera difficoltà ora, a mio avviso, sta nel mettersi in ascolto, offrire la disponibilità a condividere il contenitore, senza farsi travolgere dal momento. Cosa umanamente non facile, perché la forza dei riflettori si sa, distorce la realtà in un modo che ha fatto sbagliare molti prima di loro. Quasi tutti direi. Ma la chiave di tutto è proprio qui. Capire se quel contenitore simbolico, così semplice e diretto che i bolognesi hanno intercettato e stanno raffinando, attiri sufficientemente l’attenzione di chi quel contenitore deve riempirlo di contenuti. Riportando le persone alle urne. 

Personalmente sono molto curiosa di seguire questa evoluzione, perché questa mobilitazione mi sembra un bel segnale per questo Paese. Indipendentemente da tutto. Un segnale molto simile a quello che, per motivi diversi, sta dando la piccola Greta in giro per il mondo. Così come Greta non risolverà il problema del cambiamento climatico, così Mattia e soci non risolveranno i problemi del nostro Paese.

Ma almeno tutti coloro che li hanno seguiti un giorno potranno dire: “Noi ve l’avevamo detto”.