SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Caso Daniele Primavera, l’opposizione in blocco chiede a Piunti di ritirare la querela all’ex consigliere comunale. Nel prossimo consiglio comunale verrà infatti presentata in questo senso una mozione firmata da dieci consiglieri di opposizione. Ecco i firmatari: Antonio Capriotti, Rosaria Falco, Marco Curzi, Andrea Sanguigni, Flavia Mandrelli, Domenico Pellei, Giorgio De Vecchis, Antimo Di Francesco, Maria Rita Morganti, Bruno Gabrielli.

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Il testo della mozione integrale:

Oggetto:azione per il risarcimento di presunti  danni patrimoniali, posta in essere  dal Comune di San Benedetto del Tronto e asseritamente derivanti dalle pubblicazioni sulla pagina satirica dell’ex consigliere comunale Daniele Primavera.

 

PREMESSO CHE:

 

La satira (dal latino satura lanx: il vassoio riempito di primizie in offerta agli dei) è un genere della letteratura, delle arti e, più in generale, della comunicazione, che descrive in modo umoristico e dissacrante personaggi pubblici, ambienti o costumi, caratterizzata dall’attenzione critica agli esponenti della società e della politica, mostrandone le contraddizioni, esasperandone le caratteristiche, spesso con il fine ulteriore di promuovere e sollecitare il cambiamento in positivo.

Quella pratica si rivela utile a mettere in evidenza, esagerandoli, quegli aspetti caratteristici dei personaggi o contrastanti con il sentire comune, di cui l’autore si fa interprete più o meno fedele. La satira può riguardare, a seconda del periodo politico, tutti gli schieramenti e gli esponenti, e risulta sempre fortemente orientata più sul piano culturale e politico che su quello partitico.

 

“È noto – afferma la Suprema Corte – che la satira è configurabile come diritto soggettivo di rilevanza costituzionale; come tale rientra nell’ambito di applicazione dell’art. 21 Cost. che tutela la libertà di espressione del pensiero. Il diritto di satira ha un fondamento complesso, individuabile nella sua natura di creazione dello spirito e dell’intelletto, nella sua dimensione relazionale, ossia nella sua essenza di messaggio sociale e nella funzione di controllo, esercitato con l’ironia ed il sarcasmo, nei confronti dei poteri di qualunque natura. Comunque si esprima essa costituisce cioè, in forma scritta, orale o figurata, una critica corrosiva e spesso impietosa, basata su una rappresentazione che enfatizza, deformandola, la realtà per provocare il riso.

La satira, in sostanza, è riproduzione ironica e non cronaca di un fatto; essa esprime un giudizio che necessariamente assume connotazioni soggettive ed opinabili, sottraendosi ad una dimostrazione di veridicità. Incompatibile con il parametro della verità, la satira è, però, soggetta al limite della continenza e della funzionalità delle espressioni adoperate rispetto allo scopo di denuncia sociale perseguito (…). Il linguaggio infatti è essenzialmente simbolico e frequentemente (…) svincolato da forme convenzionali, per cui è inapplicabile il metro della correttezza dell’espressione.”

È stato, ulteriormente, affermato – dalla giurisprudenza – che la satira, al pari di ogni altra manifestazione del pensiero, non può infrangere il rispetto dei valori fondamentali della persona, per cui non può essere riconosciuta la scriminante di cui all’art. 51 c.p. per le attribuzioni di condotte illecite o moralmente disonorevoli, gli accostamenti volgari o ripugnanti, la deformazione dell’immagine in modo da suscitare disprezzo della persona e ludibrio della sua immagine pubblica.

 

A questo punto invitiamo tutti a fare memoria dei fatti accaduti e di confrontarli con quanto affermato dalla Giurisprudenza.

Tutti noi siamo per la legalità ed il rispetto delle persone. Ciò non esclude che tutti i personaggi pubblici sono stati, sono e saranno sempre oggetto di giudizio, di critica e di satira, in una democrazia sana. Essendo la satira un’arte, sarebbe opportuno un approccio del primo cittadino più aperto e democratico, capace di accettare le critiche, anche quelle espresse in forma satirica. Chi ricopre cariche pubbliche spesso è soggetto alla satira e la capacità di accettare le critiche rivela il calibro dei personaggi che ne cadono “vittime”.

Ora detto ciò, senza entrare nel merito della questione, che spetterà alla magistratura valutare, facciamo memoria dei fatti accaduti e sentiamo il dovere di stigmatizzare profondamente l’azione posta in essere, nata dall’ambiente politico e finita in tribunale, con un modus operandi che non condividiamo nella maniera più assoluta.

 

Non possono passare inosservate alcune dichiarazioni dell’Amministrazione volte a sottolineare il fatto che l’autore della pagina fosse ignoto: L’ignoto autore della pagina si rivolgeva agli occasionali lettori e visitatori in prima persona, come se a scrivere fosse effettivamente il primo cittadino del Comune in questione, discutendo di problematiche ecc. (…) veniva informato dal personale del suo staff della creazione , ad opera di ignoti, su Facebook di una pagina social intitolata Pasqualino Piunti Sindaco…”. L’identità sconosciuta dell’autore della pagina veniva ribadita in diverse occasioni, e recentemente anche dalla stampa, quasi a dimostrazione del fatto che l’azione di denuncia posta in essere dall’Amministrazione comunale per scelta del Sindaco, non costituisse atto politico ritorsivo nei confronti di un orientamento ed un soggetto politicamente impegnato, avvertito come avverso.

Tali affermazioni sembrano però alquanto inverosimili, in quanto il dominio cui faceva capo la pagina satirica era regolarmente registrato a nome di Daniele Primavera, e appare davvero difficile, con un CED come quello di cui é dotato il Comune, con personale altamente qualificato a livello informatico, che non sia stato possibile conoscere l’identità, non occultata, del titolare del Dominio, che comunque era chiara ed evidente all’interno della pagina.

 

TUTTO QUANTO SOPRA,PREMESSO E CONDIDERATO,

 

I consiglieri sottoscrittori della presente mozione chiedono al Sindaco e alla Giunta:

  • di prendere atto dell’inconsistenza delle accuse rivolte a Daniele Primavera, e dell’infondatezza della querela proposta, in quanto non si può dire concretizzato nelle pubblicazioni poste in essere il reato di plagio, né può ravvisarsi altro che innocua satira politica, senza che vi sia stata nell’autore della pagina e titolare del dominio alcuna intenzione di trarre in inganno i lettori relativamente alla riferibilità della paternità delle dichiarazioni e delle immagini ivi ritratte al sindaco Pasqualino Piunti;

 

  • Di conseguenza, ritirare la querela proposta nei suoi confronti, e mettere in atto ogni azione utile e necessaria presso la Procura della Repubblica di Ascoli Piceno, affinché si ponga fine all’azione intrapresa, e non si perseveri oltre nell’accanimento giudiziario, proseguito con un’impugnazione, come riportato dalla stampa, impropriamente sollecitata dal Sindaco stesso, ripristinando quindi la verità dei fatti e la tutela della libera espressione del pensiero, in ogni forma che tenga conto del rispetto della dignità personale e nel contempo del ruolo di personaggio pubblico del Sindaco di San Benedetto, il quale quindi é stato fatto oggetto di satira non relativamente alla sua vita privata, ma in ragione del suo ruolo politico e della sua conoscibilità e notorietà;

 

  • Ciò si deliberi, anche al fine di evitare un possibile pregiudizio economico all’Ente ed una immagine non veritiera del popolo sambenedettese, da sempre aperto all’autocritica e al dibattito politico, anche animato o virato in chiave umoristica.