SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Come già anticipato, il dottor Maffei, al quale sta evidentemente a cuore il problema sanitario della nostra provincia, ha risposto alle domande del consigliere comunale sambenedettese Giorgio De Vecchis. Ecco punto per punto.
“Ringrazio il consigliere De Vecchis per le domande cui cercherò di rispondere sulla base delle conoscenze e dei dati che ho. Purtroppo di alcuni dati non dispongo e quando servirebbero dirò quali.
DE VECCHIS: Perché, secondo lei, il Decreto ministeriale 70 (cosiddetto “Balduzzi”) prevede i cosiddetti “ospedale di zona disagiata”?
MAFFEI: Il D.m. 70/15 al riguardo si esprime così al riguardo di quelli che chiama Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate: Le regioni e le provincie autonome possono prevedere presidi ospedalieri di base per zone particolarmente disagiate, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso), superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace. I tempi devono essere definiti sulla base di oggettive tecniche di misurazione o di formale documentazione tecnica disponibile.
Si vuole così dare sicurezza ai cittadini che vivono nelle zone interne e nelle piccole isole. Nelle Marche queste caratteristiche ce l’ha ad esempio l’Ospedale di Amandola e analoga classificazione è stata proposta per quello di Pergola. Credo sia una opportunità che usata correttamente consente alla politica di dare una risposta a particolari situazioni territoriali.
DE VECCHIS: Riguardo il D.m. 70 in relazione al concetto di bacini di utenza degli ospedali per acuti ha preso a riferimento la popolazione residente dell’area vasta 5 (210 mila abitanti), in realtà il D.m. 70 fa riferimento ai bacini di utenza in senso tecnico (tutti coloro che fanno riferimento e si servono di quegli ospedali), senza fare riferimento ai confini regionali, del resto non potrebbe essere diversamente visto che il Servizio Sanitario è nazionale e il D.m. 70 pure, e se fosse altrimenti i residenti delle zone di confine regionale risulterebbero illegittimamente ed incostituzionalmente penalizzati. Quindi quando parliamo di ospedali non è più corretto considerare un bacino di utenza di 165 mila abitanti per San Benedetto e 90 mila abitanti Ascoli?
MAFFEI: Il DM 70 va applicato da parte delle Regioni relativamente al proprio territorio. Se si vuole estendere la programmazione alle zone confinanti delle altre Regioni (il caso della Val Vibrata e della provincia di Teramo in particolare si presterebbe benissimo) secondo il D.m. 70 si deve stipulare un accordo con la Regione vicina. Ma deve essere esplicito e magari coinvolgere i cittadini nella decisione. C’è da dire che è molto difficile che una Regione ceda un proprio territorio ed è molto più probabile che questo reclami un proprio ospedale, proprio come sta avvenendo nel teramano.
DE VECCHIS: La concentrazione garantisce la qualità. Ma qual è il limite? Altrimenti triplichiamo Torrette e andiamo tutti lì! Massima concentrazione, massima qualità! E qui torna la domanda: perché il D.m. 70 prevede gli ospedali di zona disagiata? Suppongo che la risposta sia: il limite è il D.m. 70 che indica l’esatto equilibrio tra le necessità di concentrazione e tutti gli altri costi indiretti che l’allontanamento degli ospedali dagli utenti comporta. Cosa pensa in proposito? È d’accordo? Se così fosse non ritiene corretta, rispetto al D.m. 70, la possibile presenza in questa area vasta di un ospedale di primo livello e di un ospedale di base?
MAFFEI: La concentrazione eccessiva degli ospedali è impedita dal fatto che il D.m. 70 prevede anche dei bacini di utenza per le specifiche discipline. Quindi, tanto per fare qualche esempio, i marchigiani “hanno diritto” fino a 10 ospedali dotati di cardiologie con Utic, terapie intensive e Pronti Soccorso con Medicina d’Urgenza. In sostanza c’è già nella normativa la salvaguardia della rete ospedaliera locale e l’antidoto verso concentrazioni eccessive. Come già detto prima il concetto di ospedale di area disagiata ha a che vedere soprattutto con la collocazione geografica dell’area servita. In questa area (il Piceno) sulla base dei dati che ho la realizzazione di un nuovo ospedale di primo livello con due strutture dedicate alla post-acuzie ed alla cronicità dove oggi sono gli attuali presidi che confluirebbero nell’ospedale unico mi sembra la scelta su cui ragionare. Certo che occorre risolvere tante questioni collegate: finanziamento, collocazione, ecc.
DE VECCHIS: Rispetto al quadro teorico di un’ “Equa distribuzione dei presidi ospedalieri” dipinto dal D.m. 70, come vede l’attuale distribuzione dei presidi ospedalieri marchigiani? Considerata l’attuale distribuzione degli ospedali con tutti i reparti esistenti attualmente, che il dottor Maffei conosce molto bene, non ritiene che vi sia un clamoroso squilibrio tra l’estremo sud delle Marche ed il resto della regione? In particolare è giusto che San Benedetto che nel raggio di 16 chilometri conta 165 mila abitanti residenti non abbia un ospedale di primo livello?
MAFFEI: Io credo, ma è solo una opinione personale, che la storia della sanità delle Marche si è tradotta nel tempo in una distribuzione disomogenea degli ospedali, con una concentrazione in particolare nell’area di Ancona. Dati alla mano, quelli disponibili, l’Area Vasta 5 ha una capacità di offerta rispetto ai ricoveri dei propri residenti molto simile a quella delle altre Aree Vaste garantendo che il 70% dei ricoveri avvenga dentro le strutture della Area Vasta 5 (Fermo il 55% e Macerata il 66%), dati 2017.
Occorre del resto tenere conto anche della presenza di tre Case di Cura Private. Oltretutto le strutture pubbliche e private di San Benedetto del Tronto e di Ascoli Piceno hanno una forte mobilità attiva e questo conferma che c’è una buona offerta ospedaliera. A mio parere, il problema sta nella difficoltà di reggere con le carenze di organico che la presenza di due strutture di primo livello comporta. Una struttura unica, fatta bene, presto e con costi certi e compatibili si conferma a mio parere la scelta da verificare con tutti i dati che servono.
Per ulteriori approfondimenti serve più tempo e servono anche altri dati. Resto comunque a disposizione”.
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https://www.google.com/amp/s/www.rivieraoggi.it/2018/09/05/269711/ospedale-unico-ecco-il-dossier-di-de-vecchis-lospedale-nuovo-va-fatto-ma-piu-vicino-a-san-benedetto/amp/ https://www.rivieraoggi.it/2017/04/05/240085/nelle-marche-gli-ospedali-scompaiono-e-san-benedetto-fa-da-cavia-tutti-i-numeri/ qui si trovano i numeri di quello che è successo e la Regione nasconde con l’impossibilità di accedere allo sdovision e nel primo link si trovano i bacini di utenza di tutti gli ospedali marchigiani. Non posso essere d’accordo con la lettura dei bacini d’utenza del D. M. 70: il Sistema Sanitario è nazionale una lettura limitata dai confini regionali è incostituzionale. Basta vedere la scheda 4 della bozza di accordo stato/regioni 2019/2021. Le cliniche private convenzionate sono in tutte le Aree Vaste delle Marche tranne l’AV1 dove esiste una azienda ospedaliera che non avrebbe ragione di esistere… Leggi il resto »
APPENDICE 1. La mobilità sanitaria nella bozza delPatto per la Salute 2019-2021La mobilità sanitaria extraregionale viene considerata un fenomeno da ridurre, in quanto vieneinterpretata come un disagio per il cittadino che si deve rivolgere a strutture sanitarie fuori dallapropria Regione per ottenerecondizioni migliori in termini di qualità e accessibilità alle cure.Pur tuttavia occorre distinguere le diverse componenti della mobilità interregionale, che devono essere regolate e governate in maniera differenziata per categoria di utenza, superando l’ottica della compensazione economica fra Regioni.Occorre quindi preliminarmente distinguere la componente fisiologica da quella determinata da carenze dell’offerta della regione di residenza del paziente.Per quanto riguarda… Leggi il resto »
Intanto grazie al Direttore e a tutta la redazione di RivieraOggi per gli articoli e i servizi. Suggerisco però di affiancare all’intervento di un esperto della sanità regionale anche quella di un giurista… Seguo il blog dell’autorevolissimo Dr. Maffei da tempo ed ero molto curioso di conoscere il suo punto di vista sul Piceno e i limiti applicativi delle normative nazionali che sembrano pensate più per le regioni popolose e le città metropolitane piuttosto che per il Medio Adriatico. Questo vuol dire che regioni come Marche e Abruzzo per esempio rischiano, più di altre, il diradamento della rete ospedaliera e… Leggi il resto »
Ciao Carlo, mi dispiace ammettere che la mia conoscenza della materia da te trattata in questo commemto è limitata. Sarà per questo motivo che non ho capito granché di quanto hai scritto. E tanto meno cosa c’entra con la costruzione di un ospedale di Primo Livello a Pagliare o a Monteprandone. A proposito come la pensi tu? Ne vuoi uno o due di Primo Livello con 210 mila abitanti? Per gli stessi motivi molto umilmente mi sono rivolto ad un super esperto come tu stesso riconosci. È anche normale non condividere tutto di quanto ha detto e scritto Maffei. Per… Leggi il resto »
Sostanza e chiarezza? Lo stesso dr Maffei afferma che di idee ce ne sono molte ma di progetti (e finanziamenti veri e propri) ancora no. E senza un piano socio sanitario regionale come facciamo a fare chiarezza? Ad ogni modo parto con la stessa idea di 3 anni fa: https://www.rivieraoggi.it/2016/09/29/227100/un-antidoto-per-i-furbetti-della-nostra-sanita-si-nascera-solo-in-ascoli/. Direttore con l’ultima legge il particolare comprensorio Sambenedettese per la prima volta nella storia ha la possibilità di ottenere ciò che è conforme alla sua realtà e in proporzione alle esigenze regionali. Dopotutto è la L.158 oramai del 2012 (“Decreto Balduzzi”) che stabilisce i bacini di utenza che non devono… Leggi il resto »
Fammi capire: se l’ospedale di primo livello si costruiva a Monteprandone in zona San Donato avresti scritto le stesse cose? Praticamente e improvvisamente oggi, invece, il problema non è più di localizzazione ma di altro. Sbaglio?
Direttore io non parto con una idea predefinita e monolitica ma cerco di informarmi non solo attraverso le dichiarazioni pubbliche (verba volant?)…Pertanto sono al corrente per esempio che tra le funzioni fondamentali dei sindaci non rientra direttamente la materia della Tutela della salute; che solo lo Stato definisce le linee guida (LEA); e che alle Regioni spetta l’organizzazione della rete ospedaliera.
Il vero problema è quello di accertarsi che tutti rispettino la normativa di riferimento partendo dalla Costituzione alla Legge 158/12 fino al DM70/15.
Carlo Clementoni
Quindi?
QUINDI direttore la questione non va trattata SOLO a livello provinciale perchè l’organizzazione della rete ospedaliera spetta alla Regione ma il principio di uniformità dell’assistenza sanitaria è prerogativa dello Stato.
In termini spicci (e la chiudo qui), da semplice appassionato di aree urbane funzionali, ti faccio una domanda da fare perchè no anche al dr Maffei:
“Quanti (e magari quali) ospedali debbono esserci in provincia di Ancona e quanti (e magari quali) in provincia di Pesaro?”
Attenzione che al contrario delle apparenze la risposta interessa proprio il Piceno
Carlo Clementoni
Gliela farò
Tengo a precisare che la normativa in questione è la L.189/12 ovvero il Decreto Legge n.158/12 convertito e modificato
Abbiamo pubblicato un video molto esplicativo per far capire quale è il problema, ma evidentemente a qualcuno fa comodo far finta di non capire e si continua a buttare giù numeri, dati e quant’altro che servono a ben poco. Ri-partiamo dal primo punto: 1) L’ospedale Mazzoni è sopprimibile o riconvertibile? NO! Perché per almeno altri 6 lustri dovrà fornire la massima assistenza ai 1.000 kmq di territorio ascolano compreso nel cratere e quasi tutto devastato dal sisma. 2) Sarebbe accettabile fare un ospedale a 9 km dal Mazzoni oltretutto in un terreno non sano, vicino ad un impianto altamente inquinante… Leggi il resto »
Che tipo di ospedale dovrebbe nascere a Monteprandone in sostituzione del Madonna del Soccorso? Se mi rispondi per fare le stesse cose che fa l’attuale ospedale sambenedettese entri in forte contraddizione. Magari ne sarebbero contenti gli affamati di costruzioni per fare 100 appartamenti al posto dell’attuale nosocomio di via Silvio Pellico.