Di seguito un comunicato stampa del comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”.

“Facciamo un po’ di chiarezza sull’ospedale di San Benedetto, poiché continuiamo a leggere affermazioni che, come spesso è accaduto negli ultimi due anni, sembrano costruite su nuvole di passaggio.

Iniziamo dall’immagine che abbiamo scelto per il volantino della manifestazione del 19 ottobre: sul lato sinistro c’è il cartello che spiega il corteo.

L’ospedale di San Benedetto ha tutte le carte in regola per essere ospedale provinciale”. Siamo nel 1970. Il dottor Montillo era contestato perché “come responsabile della Regione Marche ritardava al nostro Ospedale l’attribuzione della qualifica di Ospedale Provinciale, pur avendo assolutamente tutti i requisiti per ottenerla”. Così scrive il dottor Brunelli, ex Direttore Amministrativo dell’ospedale, in un suo libro sul nostro nosocomio.

Infatti il 9 febbraio 1970 era stato pubblicato sulla G.U. n. 34 il Decreto 1118/ 1969 del Presidente della Repubblica con il quale il Madonna del Soccorso era “classificato ospedale generale provinciale” ed “Ente opedaliero”. Decreto tutt’ora in vigore! Inoltre nel nostro ospedale dovevano esserci, secondo l’art. 22 della legge n. 132 del 12.2.68 pubblicata sulla G.U. n. 068 del 12.3.68 (anche questa tutt’ora in vigore) i seguenti reparti: Medicina, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Pediatria, Ortopedia-Traumatologia, Oculistica, Urologia, Neurologia, ORL, Dermatologia, Malattie infettive, Odontoiatria, Geriatria e Lungodegenza, Radiologia, Fisioterapia, Laboratorio, Anatomia patologica, Anestesia e Rianimazione con letti di degenza. Più di quelli previsti in un ospedale di 1° livello! Allora l’UTIC e cardiologia erano in pochissimi ospedali. Lasciando per il momento da parte altri servizi previsti dalla legge, l’articolo 20 della 132/68 ci dice che 50 anni fa c’erano tre categorie di ospedali:

Ospedali di zona, ospedali provinciali, ospedali regionali (che secondo la legge 132/68 devono servire una popolazione di almeno un milione di abitanti). Essi riprendono grosso modo la differenza esistente tra ospedali di base, di 1° e di 2° livello. Nel 1971 San Benedetto aveva 42.000 abitanti ed un ospedale equivalente al 1° livello. Nel 2018 siamo arrivati a 47.369 e la Regione ritiene necessario toglierci l’ospedale. Grottammare nel 1971 aveva 9.587, oggi ne ha più di 16.000. E vogliono portare l’ospedale a Pagliare, senza aver fatto vedere a nessuno un progetto concreto.

Quando fu pubblicata la legge 833 del 1978, conosciuta come legge della riforma sanitaria, all’articolo 17 leggiamo:

“Gli stabilimenti ospedalieri sono strutture delle unità sanitarie locali, dotate dei requisiti minimi di cui all’articolo 19, primo comma, della legge 12 febbraio 1968, n. 132… Le  Regioni nell’ambito della programmazione sanitaria disciplinano con   legge   l’articolazione   dell’ordinamento  degli  ospedali  in dipartimenti, in base al principio dell’interazione tra le divisioni, sezioni  e  servizi affini e complementari, a quello del collegamento tra  servizi  ospedalieri  ed  extra  ospedalieri  in  rapporto  alle esigenze  di  definiti  ambiti  territoriali…”

L’unica cosa che è cambiata è stata l’istituzione dei dipartimenti.

Ne consegue che la pediatria è un diritto che ci appartiene da 50 anni, sia perché così dice la legge, sia perché gli attuali numeri sono a nostro favore, nonostante tutti i vergognosi tentativi di distruggere il reparto. Non è quindi una conquista di oggi né una concessione. Nel 1974 (45 anni fa!) veniva istituita la cardiologia con 16 posti letto di cui sei di UTIC, con guardia medica garantita. Ascoli, nello stesso periodo, aveva un servizio di cardiologia con due soli medici. La Rianimazione l’abbiamo inaugurata nel 1978, nonostante fosse prevista da 10 anni: né Ascoli né Fermo l’avevano. Inoltre Ascoli e soprattutto Fermo, bocciarono nel 1975 la possibilità di creare, con finanziamenti anche privati, un reparto di cardiologia di alto livello qui a San Benedetto.

Adesso appare lampante che dalla nostra parte ci sono delle precise norme di legge, le prestazioni, i dati, la popolazione e anche una storia fatta di continue lotte e continue sopraffazioni. Passano gli anni, i decenni, ma la politica della Regione cerca sempre di annichilirci e ridimensionarci, ma noi non molleremo”.