Pubblichiamo integralmente una lettera al sottoscritto di un sambenedettese molto attento alle problematiche sambenedettesi e di tutto il territorio circostante
Caro Direttore,
mentre in tutto il pianeta si dibatte sul cambiamento climatico e di come affrontarlo nei prossimi anni che saranno tra i più torridi di sempre, con improvvisi e torrenziali nubifragi, qui a San Benedetto la vita scorre normalmente come se queste incognite non esistessero.
Eppure la nostra città così come si è sviluppata nel corso di questi ultimi decenni corre davvero dei seri pericoli se non si cominciano già da subito a creare le condizioni, come minimo, per ridurre i danni che si vanno a prefigurare.
Tra tante due sono le grandi insidie che si dovranno sostenere nella nostra città: una è quella che viene definita “isola di calore” dovuta alla ventilazione del nostro abitato che in molti quartieri diventerà insostenibile, un’ altro è il rischio alluvione e allagamenti che riguardano il centro storico ma anche e soprattutto l’area di esondazione del Tronto.
Oggi esistono soluzioni che potrebbero in parte puntellare l’ impatto previa però la sollecita decisione amministrativa di interrompere il consumo di suolo e il premio di aumento di cubatura nelle nuove costruzioni che stanno creando nel tessuto urbanistico dei veri e propri ammassi di cemento a fortissimo impatto ambientale, basti vedere cosa si sta costruendo alla foce dell’Albula a dispetto di adiacenti ville ad alto valore architettonico e storico.
Una possibile soluzione per le “isole di calore” può essere la piantumazione di alberi da ombra nei quartieri e la realizzazione di fontane per la refrigerazione naturale, in questo caso ci sono di grande aiuto le tante falde acquifere del nostro sottosuolo a temperature intorno ai 15/18 gradi.
Poi un grande programma di piantumazione di alberi da ombra che potrebbe essere generalizzato in ogni area oggi disponibile e accompagnate come detto da fontane, anche in zona Sentina per farne un enorme orto botanico di ristoro alla calura che verrà.
Per il rischio alluvionale è necessario che molte aree vengano liberate dall’asfalto e sostituite con sistemi di manto stradale altamente permeabile e quindi evitare allagamenti che potrebbero diventare catastrofici.
Questo con una crescita culturale della popolazione alle problematiche ambientali ed anche alla modifica dei comportamenti consumistici e soprattutto alimentari.
Necessitano investimenti in questo senso che devono diventare prioritari rispetto ad altri, per esempio il lungomare, che possono tranquillamente aspettare .
Nazzareno Torquati
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