SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “A ottobre la Regione dovrebbe approvare il Piano Socio Sanitario che riguarderà sia il pubblico che il privato. Ancora oggi si ripete che il ruolo del privato nel settore ospedaliero è e sarà contenuto. Cerchiamo di capire quanto questa affermazione sia vera perché vi sono alcuni elementi che ci fanno ritenere che il costo del privato nell’ambito dei ricoveri sia invece in continuo aumento”. Così si apre una nota stampa della consigliera comunale di San Benedetto, e membro del comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso” Rosaria Falco, che punta il dito sui finanziamenti alle cliniche private.

“Nel recente accordo con le Case di Cura (DGR 978/2019) la Giunta ha incrementato il budget di queste strutture, nel triennio 2019-21, di quasi 24 milioni, dei quali una parte importante è dedicata alla gestione delle prestazioni ambulatoriali ospedaliere che il CUP non riesce a garantire nei tempi previsti” va nello specifico Falco. “L’accordo si basa su una scelta di fondo: trasferire parte della spesa storica sull’aumento del numero di prestazioni ambulatoriali: aumento necessario per il rispetto dei tempi di attesa e per la gestione delle cosiddette liste di garanzia, ossia percorsi di accesso alternativi alle prestazioni specialistiche per chi non ottiene subito dal CUP la prestazione nei tempi previsti, nel caso che, si superino i tempi indicati dalla regione: in tali situazioni è possibile richiedere di effettuare la prestazione in un ambulatorio privato accreditato”.

“Ma nell’accordo c’è anche questo preciso passo: “Inoltre, su specifica richiesta della Casa di Cura Stella Maris di San Benedetto, della Rete di Impresa A V 4/5, sono state attribuite a quest’ultima delle risorse aggiuntive, finalizzate alla tutela dei livelli occupazionali tramite il progressivo recupero della capacità produttiva antecedente la procedura fallimentare cui è stata sottoposta”.

“Però se sono risorse provenienti dalla mobilità attiva (pazienti che provengono da altre regioni), tale incremento dovrebbe essere pagato dalle altre Regioni. Allora non si comprende che senso abbia un contributo regionale. Intanto, in ogni caso, la Regione spende, sempre nel triennio, 2,8 milioni di euro per la Casa di Cura Stella Maris con l’unica motivazione (apparentemente non giustificata da documenti) della “tutela dei livelli occupazionali” della stessa. Inoltre l’Accordo prevede, per tutte le cliniche, che se per caso queste risorse finanziarie risulteranno maggiori rispetto a quelle necessarie, verranno trasformate di fatto in un incremento del budget della struttura per ridurre la mobilità passiva e prendere casi dal Pronto Soccorso. Proprio così, “prendere casi dal Pronto Soccorso”, in cliniche prive di Pronto Soccorso”.

Conclude Falco: “Infine c’è anche un altro aspetto da considerare: come e quando viene garantita “la tutela dei livelli occupazionali” degli ospedali pubblici? Si lamenta da anni la carenza di infermieri, di medici, di primari che non vengono sostituiti, con retribuzioni poco appetibili rispetto al privato, che incentivano l’esodo dei professionisti dal settore pubblico. Le difficoltà del nostro ospedale sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto dei politici che guidano la sanità. Perché la Giunta regionale non vuole impegnare risorse economiche per garantire anche nel Madonna del Soccorso “la tutela dei livelli occupazionali”? Per il privato i soldi si trovano sempre, mentre per il pubblico sono necessari sempre nuovi tagli”.