SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Guerra aperta al Centro Agroalimentare fra il collegio dei sindaci e il Cda che ora annuncia anche querele, sia verso i revisori, sia verso un esponente del Pd per recenti dichiarazioni sulla stampa.

La storia inizia lo scorso 9 agosto, quando il Cda convoca l’assemblea dei soci per il successivo 28 (domani, ma l’appuntamento slitterà) con all’ordine del giorno la revoca del collegio dei sindaci, organo di vigilanza delle società di capitali, costituito da Guido Renzi, Luigi Gagliardi e Roberto De Vecchis. Le motivazioni addotte dal Cda, poi, apparivano piuttosto gravi fra le quali il venir meno della terzietà e dell’indipendenza dei revisori. (clicca qui per i dettagli)

A seguito della richiesta di revoca era intervenuto proprio un membro del collegio, Guido Renzi, che attraverso una mail inviata alle redazioni (clicca qui)  faceva intendere che il reale motivo dietro alla richiesta di revoca fosse il parere negativo al bilancio dato dallo stesso collegio. Di qui, tramite la responsabile Sara Calisti, il Pd provinciale aveva espresso alcune posizioni dure sullo stesso Cda chiedendosi se la revoca fosse effetivamente figlia del parere negativo al bilancio e qualificando come deligittimato lo stesso organo sociale visto che, al momento, i membri effettivi sono solo due: Francesca Perotti (Ad) e Roberto Giacomini (Presidente) a seguito delle dimissioni di Luigi Travaglini anche se, invero, la nomina del terzo amministratore è all’ordine del giorno dell’assemblea assieme alla revoca dei revisori.

In questo marasma, proprio Francesca Perotti e Roberto Giacomini convocano oggi la stampa annunciando querele sia verso la Calsiti per le dichiarazioni alla stampa, sia verso il collegio dei sindaci per il contenuto della famosa relazione che dava parere negativo al bilancio. “Innanzitutto” esordiscono i due amministratori “abbiamo le prove che la convocazione dell’assemblea dei soci per la revoca del collegio è antecedente, seppur di qualche ora, all’invio da parte del collegio della relazione al bilancio per cui non si può dire che noi abbiamo chiesto la revoca per colpa del parere negativo” continuano i membri del Cda mostrando gli orari di invio delle due mail. “Chi lo dice fa affermazioni false e lesive non solo verso di noi, ma anche verso la società e quindi verso il territorio e una pluralità di soci e operatori”.

Ma, a quanto pare, Giacomini e Perotti adiranno alla vie legali anche per alcuni contenuti della relazione al bilancio. “In quel documento è stato scritto che noi ci saremmo rifutati di sottoscrivere un’attestazione contenente le responsabilità e i comportamenti tenuti in occasione della redazione del bilancio (si tratta di uno standard internazionale in materia di revisione denominato ISA Italia 580 ndr). Non è vero che ci siamo rifiutati” sostengono i due amministratori “e per questo vorremmo agire per vie legali”.

Il Centro Agroalimentare

Nel mezzo di quella che si preannuncia una battaglia legale, poi, l’approvazione del bilancio 2018 del Caap, che doveva arrivare il 10 settembre certificando una riduzione del passivo da 800 mila euro a circa 200 mila in un anno,  probabilmente slitterà a fine mese visto che il Cda ha deciso di rettificare gli altri punti indicati dal collegio dei revisori come motivi ostativi all’approvazione del bilancio, punti che nello specifico riguardano la rateizzazione di un debito Imu e l’ammontare del fondo rischi contenzioso.

Il tutto si inserisce poi all’interno di una situazione delicatissima per la società, investita da un lato da richieste (“non tutte manifestate con le corrette formalità a dire il vero” dicono Perotti e Giacomini)  di vendita o liquidazione quote da parte di alcuni dei suoi soci pubblici, fra cui la Regione, la Provincia di Fermo e il Comune di San Benedetto; mentre dall’altro lato è stato varato un piano di risanamento dei debiti (“che ha portato già ad oggi a tagliare del 50% le spese per la manutenzione” afferma l’Ad Perotti) e un protocollo di intesa con il Car di Roma e Italmercati, operazioni che, almeno nelle intenzioni, punterebbero a risollevare la società. “Noi non sindachiamo la volontà di chi ha deciso di vendere le quote (il comune di San Benedetto ne ha l’intenzione) ma bisogna capire che la liquidazione (che ha richiesto invece la Regione) è cosa ben diversa e sgretolerebbe la società azzerando anche il valore degli immobili e di quello che resta un patrimonio pubblico” precisa in chiusura Francesca Perotti.