MARTINSICURO – Don Patrizio Spina sta per lasciare la parrocchia del Sacro Cuore di Martinsicuro per trasferirsi, da domenica 8 settembre, nella chiesa della Marina di San Benedetto del Tronto. Il parroco saluterà la città di Martinsicuro domenica 25 agosto, intanto, riceviamo e pubblichiamo una sua lettera aperta dove fa chiarezza anche sugli interrogativi posti nei giorni scorsi dal professor Leopoldo Saraceni in merito alla preghiera del marinaio 

“In questi ultimi giorni che mi vedono pensare a fare trasloco e quindi rimettere a posto delle cose, qualcuno mi chiede cosa porto via, con me, da Martinsicuro – scrive don Patrizio Spina – Certo: tante persone, visi, storie… Ma sicuramente, rispondendo di getto, senza pensarci su troppo: sono contento di aver potuto creare in parrocchia un “doposcuola”, in realtà un aiuto per fare i compiti per i bambini e i ragazzi di Martinsicuro. Alcuni anni fa chiesi collaborazione per creare questo punto studio ai parrocchiani e alcuni hanno risposto – professori e maestre in pensione, semplici mamme di famiglie, persone che volevano aiutare- e sono venuti dei bambini. Naturalmente tanti bambini e tanti bambini di origine non italiana, accompagnati dai loro genitori. Compiti e una merenda buona per tutti, anche per chi è attento per ragioni religiose alla alimentazione.
Bello condividere con i collaboratori l’idea -che è poi programma di vita -che chi non la pensa come noi non è da emarginare ma da rispettare nella propria diversità. L’altro che non pensa come la penso io, non è il nemico a cui togliere il saluto o da ignorare passando oltre. L’altro che non la pensa come noi è semplicemente Altro da noi. Che bello il nostro mondo quando capiremo che il diverso o altro è davvero e semplicemente opportunità per crescere e conoscere. Da ricordare per sempre il pranzo “InCondivisone col Cuore” fatto in parrocchia dove i bambini e i loro genitori di origine non italiana – che abbiamo conosciuto negli spazi Caritas parrocchiale o nel doposcuola – hanno condiviso con noi il loro cibo, cucinato da loro per noi, mescolato con il cibo che noi avevamo preparato per loro. La gioia di questo pranzo “mescolato”, è una esperienza che mi ha fatto crescere e conoscere gusti nuovi, profumi diversi e storie incredibili. Ecco cosa porto con me!

Come anche la fatica dei visi dei miei collaboratori del centro Caritas che è nato circa 9 anni fa proprio dentro la casa parrocchiale. Ho imparato tanto dalla disponibilità dei volontari pronti ad ascoltare, a chiedere la storia a chi veniva per chiedere aiuto… perché avendo sempre pensato che non è dignitoso mettersi davanti a delle porte per chiedere soldi, non abbiamo e non ho mai chiuso la porta della casa parrocchiale per rispondere ai bisogni veri delle persone. All’inizio- come dicevo –
venivano proprio accolti in casa parrocchiale, poi siamo scesi al salone: più spazio e più disponibilità.

La carità non è mercenaria ! Carità- ci siamo sempre detti in parrocchia – è chiedere come ti chiami, che storia hai e di cosa hai bisogno veramente. Senza paura e senza menzogna. A volte faticosa, snervante, ma vera… Qualcosa di bello siamo riusciti a farlo. Non io da solo, ma insieme a tanti e in tanti modi diversi. E in silenzio: per non mettere nessuno in difficoltà. Pacchi alimentari, bollette pagate, visite a domicilio: dove abbiamo potuto siamo intervenuti. Non con tutti purtroppo, ma con tanti si, grazie a Dio e alla carità di persone di buona volontà.
Sono abituato e mi sforzo a non vedere nemici attorno a me. Chi mi ha conosciuto ha sempre dovuto fare lo sforzo di andare oltre l’apparenza: grande, sicuro ma in fondo un uomo come tanti altri che fa i conti con la propria vulnerabilità e con i “veri “ nemici: l’arroganza, la maleducazione, la saccenteria, la volgarità. Nemici che sono sempre dietro l’angolo.

Quando ascolto la Preghiera del Marinaio – di cui si è parlato in questi ultimi giorni – dove si chiede di dare “giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera” io penso che quella bandiera è il drappo che condensa i nostri valori umani che sono anche cristiani – ma non solo, perché i valori umani sono universali – e che sono ben racchiusi nel nostro Tricolore.
Il nemico da abbattere, a cui tutti siamo chiamati, marinai e non, è proprio quello che Gesù nel Vangelo afferma nascere“ dal cuore degli uomini, – perché da li -escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» ( Matteo 7,21-23). E’ il seme della violenza, in tutte le sue forme.
Detto ancora più semplicemente è adoperare quel principio ermeneutico che permette di comprendere qui e ora il messaggio che arriva attraverso un testo datato , e se questo testo è una poesia o una preghiera o un inno composto con generi letterari propri, diventa “doveroso” mettersi in ascolto . Lo stesso principio ermeneutico che ha portato Benigni a “spiegare” a noi italiani che quando l’Inno di Mameli invita a
“Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò !”
non è invito né alla guerra santa, né a nuove crociate, fuori o tra di noi e altre pseudo storie come queste.

A nessuno di noi infatti, mentre cantiamo quelle strofe, viene in mente di armarci ed andare a combattere per uccidere altri esseri umani.
Quale il motivo dello stringersi a coorte e dare la vita in passato? E quei valori sono mutati oggi? Quale è quindi il vero “nemico” da vincere ? Chi non desidera vivere in pace, libero da oppressioni, protagonista della propria storia? Sulle risposte che riusciremo a dare a queste domande può fondarsi la costruzione di una vera, civile e umana convivenza tra persone diverse e differenti.

Semmai “armiamoci” di buoni sentimenti, sempre. Per non rispondere male al male ci vuole davvero una buona armatura e credo che questo lo sappiano in tanti .
A Martinsicuro questo l’ho visto, l’ho vissuto e l’ho sperimentato con molti e coloro che mi hanno conosciuto veramente sanno come la penso. E non da adesso.
Per cui porto con me questo e tantissimo altro ancora . Grazie di cuore”.