ANCONA – Sviluppare nuove tecnologie per salvare le coste dell’Adriatico dalla minaccia delle micro e macro plastiche con l’aiuto di volontari, pescatori e diportisti. È questo l’obiettivo del progetto NET4mPLASTIC, finalizzato a raccogliere dati sulla distribuzione e la composizione delle microplastiche lungo le coste e le aree marine di Italia e Croazia presentato nei giorni scorsi ad Ancona, nella sede della Regione Marche.

Ad illustrare l’iniziativa il gruppo di lavoro che la ha ideata e che, in questo periodo, partito da Trieste, dopo aver raggiunto i partner progettuali croati, sta incontrando i partner italiani in diverse parti del Paese.

Il progetto, già avviato l’1 gennaio scorso e che avrà termine il 30 giugno 2021, è cofinanziato tramite 266.200 euro stanziati dalla Regione Marche e tramite contributi Ue per un ammontare di 2.478.640 euro nell’asse prioritario Ambiente ed eredità culturale. Aderiscono: la Regione Marche, l’Università di Ferrara, l’Università di Trieste, la società Hydra Solutions, la società Prosoft LTD, l’Istituto zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, l’istituto di insegnamento per la salute pubblica (Contea Primorje-Gorski Kotar), l’Istituto pubblico Rera per il coordinamento e lo sviluppo di Spalato, l’Università di Spalato.

NET4mPLASTIC affronta il problema globale delle microplastiche (MP) e del loro accumulo sulle spiagge, sui fondali e negli habitat marini. La questione infatti è riconosciuta a livello mondiale, sono però limitati i dati disponibili relativamente ai micro rifiuti e alle MP nel Mare Adriatico e di fatto c’è una mancanza di informazioni affidabili sulla loro concentrazione e sulla composizione di polimeri nell’ambiente marino. Da qui nasce la necessità di migliorare e sviluppare metodi per ridurre i tempi ed i problemi nella identificazione e individuazione delle MP.

Verrà quindi realizzata una armonizzazione delle procedure di campionamento e di estrazione per aumentare le conoscenze sugli accumuli di MP in differenti contesti ambientali in quattro aree pilota ed anche una sistematica comparazione sui livelli di MP presenti sulle biocenosi, sulle spiagge e nell’ambiente marino, su scala regionale e locale.