Certo che siamo un popolo strano. Dal 2012 (certo, anche prima: ma mai con tanta frenesia) accogliamo con fanfare, tributi di piazza, urne soddisfatte i possibili salvatori della Patria di turno. Ognuno dei quali, sia in loden che in felpa, sia in completo ben stirato che con le mani in tasca, sembra promettere di rovesciare totalmente quanto avvenuto in precedenza e riportare agli italiani un “miracolo economico”, citato proprio da Berlusconi nel 1994, antesignano di tutti coloro che andremo a citare.

Perché anche se diversi culturalmente, fisicamente e anagraficamente, personaggi o personaggetti, piuttosto, come Mario Monti, Matteo Renzi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono più simili di quanto si direbbe. Se ci riferiamo ai fatti dei loro governi, più che alle dichiarazioni d’occasione per raccattare consenso spicciolo (né in politica estera, ad eccezione della Russia putiniana ma non dell’America prima di Obama e oggi di Trump né dell’Unione Europea, si vedrà, emergono grandi differenze).

Mario Monti aveva e ha realizzato il mandato di “distruggere la domanda interna” (ovvero: ridurre i consumi degli italiani e conseguentemente salari e stipendi a seguito della disoccupazione creata, in modo da diminuire il costo delle merci prodotte in Italia e facilitare le esportazioni riducendo le importazioni, il tutto facilitato anche dall’azzeramento dell’inflazione conseguente alla folle austerità imposta). Tra le stupidaggini del suo governo, una spicca: la riduzione del numero dei consiglieri comunali.

Un risparmio così ridotto che soltanto una volontà superiore a quella propriamente montiana (“distruzione della domanda interna”) poteva pensare e attuare. La riduzione del numero dei consiglieri comunali e dei gettoni di presenza (nel mio Comune passati da 30 a 25, ad esempio) va a colpire l’efficienza stessa dell’istituto del Consiglio Comunale e la capacità di rispondere alle richieste dei cittadini. E sicuramente questa riduzione non va a premiare i consiglieri “migliori”, anzi, spinge ulteriormente verso comportamenti poco consoni.

Arriva così, baciato dal 40% e oltre per cento dei voti a pochi mesi dalla nascita del suo governo, l’ex sindaco di Firenze Matteo Renzi. Che oltre ad alcune trovate acchiappavoti (gli 80 euro a pochi giorni dal voto europeo 2014), pensa anche di cancellare le Province. C0sì, da allora, l’ente intermedio è in una terra di nessuno: i cittadini non eleggono più i propri rappresentanti che sono scelti dai consiglieri comunali tra sindaci e consiglieri comunali della Provincia. E alcune funzioni, prima di competenza provinciale, ora rimpallano tra Regione, Comuni, Comunità e via dicendo. Il tutto nel nome del risparmio economico. E con uno slogan ben chiaro: #cambiaverso (con l’hashtag).

Poi c’è il “Governo del Cambiamento“, che già nello slogan adopera le stesse parole di Renzi, il che dovrebbe far riflettere. Oggi, 11 luglio, al Senato si è votata la riduzione del numero dei parlamentari. Per risparmiare 65 milioni di euro l’anno, si riducono ulteriormente al cittadino i poteri di controllo, verifica e di relazione con i parlamentari (qui una descrizione precisa e tecnica dello scenario che si va a comporre anche in relazione alla legge elettorale).

Ma l’aspetto più grave è che mentre Renzi, in diverse prospettive di partenza, era dichiaratamente favorevole alla trasposizione della governance Ue nella nuova governance italiana (di fatto trasformando il sistema istituzionale italiano nato dalla Costituzione in quello che è oggi l’assetto europeo: Parlamento fantoccio, accentramento dei poteri al governo, partiti fantoccio in mano ai leader), il duo Salvini-Di Maio (lasciamo perdere Conte, su) ha predicato in lungo e in largo di volersi opporre al sistema di governance della Ue e invece, peggio che in precedenza, lo stanno a loro volta trasferendo in Italia.

Sarà così a livello istituzionale; diventerà così a livello di mancanza di solidarietà tra le regioni con l’Autonomia Fiscale (oggi la Ue è una organizzazione che si basa sull’egoismo degli Stati, la Lega finalmente si avvicinerà al modello originario); tutto poi si sta compiendo con il rispetto puntuale delle austerità europee da parte di questo governo, tra l’altro pronto a tagliare la spesa sociale mentre cerca di ridurre le tasse a Cristiano Ronaldo e Luca Cordero di Montezemolo.

Perché conviene, ai capetti di oggi, incuranti di quel che sarà il domani. Comandare senza bisogno di mediazioni, obbedire a chi richiede obbedienza, gestire pochi e obbedienti eletti da loro nominati. Far dirette social e post tutto il dì. Evitare di avere troppi cervelli abituati al pensiero critico. L’ennesimo sciatto attacco alla Costituzione Repubblicana.

Eccoli, al peggio non c’è mai fine.