SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di seguito pubblichiamo una nota giunta alla nostre redazione da Alessandro Marini, presidente Fiepet – Confesercenti. L’argomento è quello della “movida” sambenedettese.

“Andy Warhol si sbagliava, non c’è dubbio. C’è chi non si accontenta di aver avuto, piu volte, in passato, i suoi quindici minuti di celebrità.

Sono anni che puntualmente la domenica mattina siamo abituati a leggere sulle cronache locali dei bollettini di guerra che male, malissimo fanno alla nostra città e alla sua immagine, soprattutto quando ci ritroviamo a vivere in una città che ambisce a definirsi turistica, la prima realtà di tutte le Marche.

Una realtà che fino a qualche anno fa (ma probabilmente non ero ancor nato) vedeva i turisti e chi era disposto a spendere il proprio vil denaro qui da noi non come fastidiose cavallette, ma come i benvenuti. L’unico aspetto consolante, in questo strepitio che descrive come “movida”ogni atto vandalico o criminale che si registra nel giro di una decina di chilometri, è che, leggendo poi i commenti che corredano siffatte dichiarazioni e prese di posizione, la stragrande maggioranza di chi decide di esprimere il proprio parere su tali notizie è spesso di segno contrario, vicino ai gestori, ai turisti, ai sambenedettesi e alle ragazze e a i ragazzi che popolano il mondo della notte.

Mi ero riproposto di ignorare le uscite dell’ex presidente di quartiere Marina Centro (realtà dove ho vissuto e lavorato fin dall’età di due anni) Giovanni Filippini, ma questa volta nelle sue dichiarazioni leggo un attacco indiscriminato e generalizzato ad una intera categoria, alla quale con orgoglio appartengo, che tanto lavoro dà a centinaia di famiglie sambenedettesi e, conoscendo la professionalità e il buonsenso di tanti miei colleghi, mi sento in dovere di replicare.

La questione, sinceramente, fa sorridere: visto che stamattina qualcuno, come un novello Cartier Bresson ha deciso di fotografare in giro per il centro qualche bicchiere incivilmente abbandonato, la soluzione paventata è quella di multare tutti i locali che se ne “strafregano”(cit). paolo Domani poi proporranno di sanzionare tutte le gelaterie e le pizzerie, per poi passare ai supermercati, al mercato settimanale, arrivando ad ogni singola attività produttiva sambenedettese, fino ad una gloriosa crociata contro le multinazionali del tabacco. Il ragionamento è semplice, del resto: se vendi qualcosa che può essere stupidamente abbandonato in giro, meriti una sanzione.  E attenzione: è un attimo che ci si inerpichi in una polemica contro il riso lanciato agli sposi fuori dalle celebrazioni dei matrimoni.

Sono consapevole che il caldo in questi giorni sia eccessivo e possa portare a ragionamenti sconclusionati, ma l’ennesimo attacco indiscriminato è insostenibile perché dipinge la città come un qualcosa che non è. Se qualche povero mentecatto decide di distruggere gli arredi privati e pubblici della sua città (per poi, ovviamente, riempirsi la bocca di amore per la propria terra con esternazioni folcloristiche) o di cimentarsi in schiamazzi e danneggiamenti vari no, mi dispiace, non è colpa dei gestori dei locali. Noi possiamo allontanare chi decide di manifestare la propria idiozia come un trofeo da sbandierare e possiamo collaborare con le locali agenzie di sicurezza assumendo operatori, ma questi ultimi possono limitatamente agire (fortunatamente, aggiungerei) solo negli spazi antistanti le nostre attività.

È la legge che lo dice e la Cassazione lo conferma: che questi siano tempi duri per chi si sente al di sopra della stessa e sia convinto che il proprio pensiero sia l’unico sostenibile non è un problema che può entrare in questo discorso. A differenza dei detrattori della cd “movida” mi sento di ringraziare le nostre forze dell’ordine che tra mille difficoltà di organico e mezzi garantiscono un servizio di prevenzione e controllo, perché siamo i primi ad essere soddisfatti quando vengono sanzionate o chiuse quelle attività che alla ricerca di facile guadagno somministrano alcolici ai minorenni, non allontanano gli avventori “molesti” e se ne “strafregano”, per rimanere in tema terminologico, del rispetto del proprio vicinato, sputtanando il lavoro e la passione di tanti gestori di attività, che non possono però essere definiti loro colleghi. È ormai un anno che chiediamo ai nuovi rappresentanti del quartiere un incontro per trovare accorgimenti e migliorie che possano conciliare le legittime esigenze di tutti quelli che vivono il quartiere: sono convinto che a breve provvederemo, invitando anche i rappresentanti dell’amministrazione comunale”.