LA SAMB TRA PRESENTE E FUTURO. Si fa tanto parlare in questi giorni del settore giovanile della Samb. È fresca la richiesta di gestirlo per tre anni da parte di un gruppo di imprenditori locali. I quali avrebbero chiesto in cambio quote societarie, più o meno, dal 5 al 10%, con versamenti di denaro dei quali non sono a conoscenza diretta. Oltre ad agevolazioni sui campi da gioco… se l’accordo andava in porto.

A proposito di richieste, secondo me, la via più semplice per gestire il settore giovanile di una grande società è quella di acquistarla, che sia Samb o un’altra. Proposta veramente credibile che non è arrivata alla proprietà rossoblu da parte di nessuno, del posto e non. Tutte le altre richieste, secondo me, la destabilizzerebbero.  Fino a prova contraria.

Il presidente Franco Fedeli non ha accettato e credo di capire perché. Innanzitutto non mi pare che abbia mai detto che il settore giovanile grava troppo o poco sul bilancio della Samb ma che c’era qualcosa nell’organizzazione che non era andata come avrebbe voluto. Sarebbe un ingenuo (non lo pensa nessuno) se non sapesse che la ‘cantera’, come la chiamano in Spagna, è una risorsa economica per il presente e per il futuro. Magari piccola ma anche grandissima. Ho potuto constatare direttamente che è così. Il pareggio di bilancio è il minimo che ci si possa aspettare.

L’altro motivo, secondo me, è che per un presidente che potrebbe lasciare da un momento all’altro (io mi auguro più tardi possibile), una società senza ‘cantera’ varrebbe meno. Tra l’altro la sua possibilità di vendere a chicchessia non sarebbe la stessa, senza la proprietà al 100%.

Sarebbe molto più semplice se Ottavio Palladini, che tutti stimiamo in Riviera, avesse dato la sua disponibilità, e quella di suoi collaboratori, direttamente al presidente rossoblu. Perché lo ha chiesto per lui (per loro) una società terza? Se qualcuno me lo spiega lo ringrazio.

Che Fedeli abbia preso la decisione giusta (al contrario addirittura mi dicono che qualche giornalista lo avrebbe accusato di ipocrisia) lo dimostrano più fattori.

Quello più importante è arrivato dai genitori che gli hanno addirittura inviato una lettera affinchè non lasciasse ad altri la gestione calcistica dei propri figli. L’altra dai social (come mi dicono i miei collaboratori, io non ci vado quasi mai) dove il 90% almeno ha accettato e gradito la decisione del presidente.

Per chiudere aggiungo il mio pensiero sul perché il settore giovanile della Samb (ma anche la Samb stessa) non è riuscito più ad essere il punto di riferimento, come meritano blasone e categoria, di tutto l’interland sambenedettese. Con gravi conseguenze per la prima squadra.

È il danno maggiore che hanno causato quei presidenti (ricordo che la Samb negli ultimi 30 anni è retrocessa sul campo una sola volta) che l’hanno portata a giocare più di 15 anni tra i Dilettanti, facendo ritenere a piccole società vicinorie che erano allo stesso livello dei rossoblu: Grottammare, Martinsicuro, Cupra Marittima, Monteprandone, Centobuchi, Acquaviva e le varie realtà sambenedettesi che militano dall’Eccellenza in giu.

La chiusura dei loro campi di gioco (nel giro di dieci chilometri quadrati intorno al Riviera delle Palme ce ne sono a iosa e belli) dove una volta si faceva festa quando vi si allenava la Samb, è la prima dimostrazione che, se la Samb vivacchia in serie C o D, non dispiace granché alla totalità del popolo rivierasco tranne a coloro che spassionatamente vanno allo stadio e, in prima fila, ai ragazzi che riempiono la curva nord.

È il motivo principale per cui la passione per la Samb è scesa, sono tanti oggi quelli che nel territorio continuano a vederla come una società concorrente e non la gloriosa capofila del ’basso’ territorio piceno.

Un esempio è che, non vorrei sbagliarmi, nessuna di loro ha più chiesto di fare i calendari in base alle partite della Samb. Una volta era la prerogativa principale per le squadre minori del nostro territorio. Né tanto meno coloro che detengono i settori giovanili di cui sopra hanno fatto salti di categoria per ‘provare’ il professionismo come è accaduto in tante altre città con le ‘prime’ squadre in difficoltà. Si sono chiuse nel loro guscio continuando a ritenere la Samb una… di loro. Eppure negli ultimi tre anni i rossoblu hanno disputato tre play off per salire in serie B.

La prima cosa che dovrebbe fare il neo direttore generale Walter Cinciripini, insieme a Italo Schiavi, è iniziare a lavorare in questo senso. Se ci riuscisse, per Franco Fedeli sarebbe un gioco da ragazzi portare per la prima volta la Sambenedettese in serie A. Lo dicono tutti in Italia che la massima categoria è nelle corde del presidente di Cascia. Così no, però. Come deterrente il carattere bizzarro del presidente è una quisquilia rispetto a quanto ho esposto in questo DisAppunto.

Anche se credo che oggi, in una tale evenienza, la percentuale di sportivi rivieraschi che toccherebbero il cielo con un dito, sarebbe poco più della metà rispetto a quanto successe con la serie B nel 1956, nel 1974 e nel 1981.