SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In commissione sanità del consiglio comunale di San Benedetto un parallelismo tra l‘Ospedale di Mestre e quello nuovo del Piceno che dovrebbe sorgere a Pagliare con riferimenti a cifre a dir poco “monstre”. Oggi vi abbiamo parlato dei progetti che sarebbero già in piedi per il nuovo ospedale(clicca qui).

La commissione si è riunita stamane per discutere della mozione che sta per votare, il prossimo 15 giugno, il consiglio comunale di San Benedetto e che chiederà il nuovo ospedale di Primo Livello sulla costa e quello di Base ad Ascoli, un atto redatto dal comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso” e che in consiglio porterà le firme di Marco Curzi, Rosaria Falco e Giorgio De Vecchis, i promotori politici dell’associazione presieduta da Nicola Baiocchi, pure lui presente alla commissione. Il documento in queste ore è stato modificato con l’inserimento di una voce relativa al project financing con cui la Regione vorrebbe costruire il nuovo ospedale piceno e questa voce potrebbe finire in allegato alla mozione.

“Il nosocomio dovrebbe avere 500 posti letto e costare 200 milioni di cui 80 elargiti dalla Regione e e 120 provenienti dai privati tramite project financing. Per l’ospedale di Mestre, costruito nel 2008, si parla di cifre simili e prevede un canone annuo di 72 milioni che darà ai privati un totale di 1,78 miliardi di euro in 23 anni. Anche la Corte dei Conti del Veneto nel 2014 si è espressa dicendo che il project non è  generalmente adatto a opere “fredde” come gli ospedali”. Poi la stima per l’ospedale del Piceno: “Potrebbe essere di oltre 700 milioni la spesa”. Questo il contenuto dell’aggiunta fatta alla mozione che si lega pesantemente agli ultimi sviluppi, visto che pare che ci sia già un progetto in piedi per l’ospedale a Pagliare (clicca qui). 

“Se le cifre sono queste l’ipotesi project è una cosa da scongiurare” commenta Pasqualino Piunti quando Rosaria Falco dà lettura delle “aggiunte” alla mozione che parlano dei numeri di Mestre.

Dell’esempio di Mestre ne parlammo anche noi con un articolo risalente a novembre 2018 a firma Pier Paolo Flammini, con conclusioni del tutto simili a quelle inserite nella mozione. LEGGI L’ARTICOLO QUI