L’ho già scritto, ma vale la pena di ripeterlo. Novembre 2016, confronto a San Benedetto tra favorevoli e contrari al Referendum Costituzionale voluto da Renzi. Contrario e relatore, il professor Pancho Pardi, già noto per essere stato tra gli animatori dei “Girotondi” del 2002-03. Al termine dell’evento un ragazzo si avvicina a Pardi e gli dice: “Ma perché stiamo difendendo la Costituzione tutti assieme e non dite una parola sulla conflittualità tra la nostra Costituzione e i Trattati Europei?” Pardi abbassa lo sguardo e argomenta: “Così si entra in un campo difficile, e poi rischiamo di tirare la volata a Salvini“.

Salvini la volata se l’è tirata allo stesso e da solo (certo, molto grazie ad inqualificabili parole e fatti sui diritti civili e immigrazione), quadruplicando i voti tra il 2014 e il 2018 e raddoppiandoli ancora nel 2019, mentre dall’altra parte si è stati tutti zitti nel conformismo più politicamente corretto possibile. Tanto che oggi è stato lasciato così tanto campo a Salvini che l’esponente della Lega può dire di tutto senza incontrare opposizione alcuna.

La campagna elettorale è finita e bisognerebbe capire che se ad un esponente della destra europea come Salvini è consentito fare queste richieste, significa che sono stati commessi troppi errori:

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Ho avuto questa sera la malaugurata idea di riascoltare dei talk show politici. Su La7 sono riuscito a seguire DiMartedì finché non è apparsa in collegamento l’ex ministro Elsa Fornero, evidentemente ospite fisso manco fosse un premio Nobel. L’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, ha dichiarato: “Se c’è una cosa che contesto a questo governo è la quota 100 sulle pensioni. L’età media si sta alzando” bla bla bla. Al che gli ascoltatori hanno capito che con un Enrico Letta qualsiasi al governo andrebbero in pensione il giorno stesso in cui finirebbero nella fossa. Salti di gioia.

Poi è intervenuto Nicola Zingaretti. La sua opposizione alle parole di Salvini (poi approfondiremo sia quello che ha detto che lo spiraglio di lucidità di Zingaretti) è stata tutta a base di, aperte virgolette e inserito il solito disco: “Tutto a debito, la pagano gli italiani, la pagano i nostri figli, lo spread aumenta, aumentano gli interessi” bla bla bla. Lancette inserite sul montismo più spietato, vero crocevia dell’ultimo ventennio e assist politico al SalviMaio attuale. Come se la Roma volesse vincere lo scudetto richiamando a giocare Totti e Falcao: fuori dal tempo.

Le parole di Salvini che riportiamo sopra tuttavia sono indirizzate ad un uso politico-economico che è tipico della destra economica. Tutti sappiamo che la tassazione in Italia è alta, e per questo opporsi con la bandierina dello spread oltre che sciocco è inascoltabile. Ma sappiamo altrettanto che mettere più soldi in tasca (spesso a chi è già molto ricco o mediamente benestante, e lo spirito originario degli 80 euro renziani dovrebbero comprovare qualcosa) e contemporaneamente lasciar chiudere gli ospedali, togliere i fondi alla Sanità, agli investimenti pubblici, la ricerca e non indirizzare l’economia verso un Green New Deal, è una ricetta già lungamente provata e non di successo, a partire proprio dalla trickle down economy reaganiana e i vari emuli poi sparsi per il mondo.

Se a questo aggiungiamo che, al di là delle parole di avversione per l’Unione Europea, il piano di Salvini e della Lega è quello di trasformare l’Italia in una Ue in miniatura dove le regioni più ricche aiuteranno sempre meno quelle più povere, allora il quadro è abbastanza chiaro.

Ma se Salvini dovesse vincere la partita con la Commissione, allora nel medio periodo la sua popolarità crescerebbe almeno nel breve periodo in maniera impetuosa, altro che 34%. Lui lo sa e sa che senza questa vittoria il suo destino sarebbe probabilmente segnato, come un Renzi, un Monti, un Berlusconi.

Lo spiraglio di ragionevolezza di Zingaretti, dopo strati e strati di disco rotto “debito, spread, i mercati, non ci prestano i soldi”, arriva proprio alla fine: “Dobbiamo presentare un piano di investimenti pubblici e contrattarlo fuori dai vincoli di bilancio europei“. E se è vero che l’investimento e non la mancia è l’elemento che consente di stabilizzare l’economia (e la società), sempre se ben calibrato, è altrettanto vero che se il segretario del Pd continuerà a terrorizzare i suoi con il linguaggio di un Marattin qualsiasi, nel giorno in cui, casomai giungesse al governo, vi fosse un’agitazione pur momentanea dello spread e la Bce non intervenisse come farebbe invece qualsiasi altra banca centrale del mondo in una situazione simile, allora il suo castello di volontà crollerebbe miseramente e resterebbe pericolosamente inattuato.

Insomma: finirebbe come quella storiella “al lupo!, al lupo!”, e nel momento in cui il lupo dovesse arrivare davvero, non troverà nessuno che farà qualcosa per aiutarlo.