SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una lunga analisi del comparto sicurezza che porta la firma dei pentastellati Giorgio Fede e Peppe Giorgini. La questione si riallaccia anche alle recenti polemiche sollevate dal Siulp (il sindacato di polizia) riguardo il livello della dotazione organica del commissariato di San Benedetto.

“Il comparto sicurezza è paralizzato da anni e riorganizzarlo richiederà del tempo. Nonostante questo le forze dell’ordine continuano a svolgere un lavoro encomiabile pur essendo costantemente sottorganico. Eppure in un contesto aggravato dalla sovrapposizione di competenze tra forze di polizia, il buonsenso porterebbe a credere che gli organici almeno dello stesso corpo siano organizzati in base a criteri oggettivi. Evidentemente nel Piceno non è così, tanto che il personale sembra  distribuito con logiche ottocentesche. L’Autorità Provinciale di polizia infatti malgrado gli appelli  dei locali sindacati di polizia continua a ignorare i cambiamenti socio-economici avvenuti sulla costa dove l’evoluzione urbana, la straordinaria densità di popolazione, le infrastrutture strategiche e la dinamicità imprenditoriale oltre ad attirare flussi e interessi hanno aumentato le criticità.

Tuttavia  l’organico costiero delle forze dell’ordine, come se nulla fosse, è rimasto incredibilmente ancorato a trenta anni fa. Non a caso le piante organiche degli uffici di Polizia sono ferme al 1989 mentre la distribuzione nazionale sembra sia ispirata a un Regio-Decreto del 1927 in cui si stabilì che i maggiori comandi fossero nei capoluoghi di provincia con il risultato che le forze dell’ordine di Ascoli sono il doppio, se non il triplo, rispetto a S.Benedetto. Ad esempio pare che la questura di Ascoli sia composta da oltre 160 unità mentre il commissariato di S.Benedetto non raggiunga 50 persone.  E neppure la riclassificazione generale avviata nel 2016 migliorerà la situazione soprattutto dopo la scissione con Fermo. Una beffa considerando gli imminenti pensionamenti e i nuovi arruolamenti. In poche parole l’organizzazione criminale è dinamica, la disposizione della polizia picena è statica e poco reattiva allo sviluppo del Medio-Adriatico. La lettura “per valle”, tra Ancona e Pescara, infatti ha ignorato ben venti comuni minori che però nel frattempo si sono sviluppati intorno alle infrastrutture adriatiche (ferrovia, autostrada, statale) tanto che se fosse una provincia sarebbe ottava in Italia per densità di popolazione e tra le prime per incidenza delittuosa. Pensandoci bene certe ostinazioni hanno contribuito nel tempo a penalizzare proprio i comuni costieri con il capoluogo di provincia all’interno. Ad ogni modo paradossale constatare ancora ritardi per la riorganizzazione dei reparti di polizia di Fermo che avendo acquisito un nuovo status dovrebbe quantomeno triplicare gli organici.

DENSITA’ IMPRENDITORIALE. A proposito di crescita, San Benedetto rimane pur sempre la città marchigiana con la più alta densità abitativa, quattro volte Ascoli, ed è il comune con il maggior consumo di suolo per via della eccessiva urbanizzazione che oramai ha assunto rilevanza nazionale.

E nonostante la crisi, in una recente analisi del Consorzio Aaster: “S. Benedetto per densità imprenditoriale si colloca al 49° posto tra i 522 comuni italiani con oltre 20mila abitanti e il numero delle imprese è cresciuto del 4% negli ultimi 5 anni mentre la percentuale di imprese locali per abitanti è del 16%; il 10% in più rispetto al dato italiano”. In effetti la città delle palme registra la densità imprenditoriale più alta tra le maggiori città marchigiane e non a caso S.Benedetto, Grottammare e Monteprandone concentrano il 50% delle aziende in appena il 5% del territorio provinciale (Unioncamere), e la sproporzione potrebbe salire in base all’andamento degli indici di vecchiaia, al ricambio generazionale e allo spopolamento in atto ad Ascoli e nel cratere.

DENSITA’ DELITTUOSA. Significativa anche la statistica dei delitti – “i reati più gravi” – che rimangono pur sempre gli indicatori più diretti forniti dalle questure. E per la prima volta andando oltre alla consueta lettura provinciale li abbiamo considerati su base comunale, comprensoriale e interregionale in modo da rappresentare in termini reali la particolare conformazione dell’hinterland Sambenedettese. Ne deriva che i delitti consumati nell’anno 2016, anche se generici, sono clamorosamente concentrati sulla costa. Per esempio solo a S.Benedetto T. viene commesso il 37% dei delitti di tutta la provincia. A S.Benedetto e Grottammare (2.898) i crimini sono il doppio rispetto ad Ascoli Piceno (1.491) in una superficie quasi quattro volte più piccola e considerando anche Monteprandone i delitti accertati sono oltre il 50% in appena il 5% del territorio provinciale. Analoghe dinamiche nella provincia di Teramo dove nelle vicine e funzionali Martinsicuro e Alba Adriatica si registrano più crimini (oltre 1.500) che nel singolo comune di Ascoli P.

E dai dati a disposizione non sembra che la questione sia soltanto balneare. E comunque nonostante la sola S.Benedetto arrivi a un milione di presenze e Ascoli a 200mila i rinforzi estivi non sempre appaiono sufficienti.

Confische. Anche se le Marche non sono certamente una regione a vocazione mafiosa piuttosto indicativa anche la situazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. L’ANBSC, l’Agenzia Nazionale riporta che, tra immobili e aziende, a San Benedetto sono state eseguite tre confische mentre nella più piccola Grottammare addirittura dieci, più di Rimini (otto). Grottammare è seconda nelle Marche solo a Fano (undici beni) e inoltre preoccupa constatare che nella vicina Martinsicuro siano stati confiscati undici beni!

Più in generale S.Benedetto T. e Grottammare sono le uniche in provincia colpite da confische per mafia. Tanto per avere un’idea, nelle province di Macerata e di Ancona le espropriazioni sono complessivamente “soltanto” otto.

GLI UFFICI. E nonostante alcune indagini di Polizia possano essere seguite a distanza, attività funzionali ad esse come il controllo del territorio e il pronto intervento necessitano della polizia di prossimità. Per non parlare dell’ufficio immigrazione di S.Benedetto, un servizio al pubblico che invece di essere potenziato è stato smantellato nonostante il 40% circa dei cittadini stranieri della provincia risieda soltanto nel 5% del territorio nei soliti comuni di S.Benedetto, Grottammare e Monteprandone. E in prospettiva i disagi si acuiranno in ragione dei migliori indici di natalità degli immigrati.

Come se non bastasse sembra che perfino la Polizia Giudiziaria stia per essere smantellata.

Gravissime carenze di organico anche per la Polizia Stradale che già in passato è stata dirottata in autostrada lasciando l’onere di rilevare gli incidenti al commissariato cittadino essendo la Polizia Locale afflitta a sua volta da storiche carenze.

In conclusione non possiamo escludere che continuando ad applicare consuetudini istituzionali, la criminalità potrebbe avvantaggiarsene mettendo a rischio l’incolumità dei poliziotti, dei carabinieri e dei finanzieri a discapito della sicurezza dei cittadini e dell’economia locale.

E nel frattempo che le iniziative governative si sviluppino compiutamente, i 5 Stelle di S.Benedetto del Tronto chiedono al Ministro dell’interno, ai Viceministri, ai Sottosegretari e al Questore di Ascoli Piceno di distribuire adeguatamente gli organici delle forze dell’ordine in rapporto alle caratteristiche reali del territorio, al fine di realizzare una più efficace attività di prevenzione, investigazione e contrasto alla criminalità”.