SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “La legge del 1987 non andava abrogata, semmai rivista, corretta, adeguata ai tempi. Il malato oncologico che possibilità economiche non ha problemi, può andare dove vuole, ma la stragrande maggioranza non può affrontare viaggi e soggiorni in luoghi di cura adeguati, non può permetterselo e allora…deve morire?”

Queste le parole di Ornella Vallesi, presidente dell’associazione Bianco Airone che si preoccupa di stare vicino ai malati di cancro, in una lettera diretta al presidente regionale Luca Ceriscioli.

“Dottor Ceriscioli – recita poi la lettera della Vallesi – spero lei voglia rivedere e ripensare, riflettere. Si tratta della vita e la vita è una sola. Ci è già stato tolto molto con la malattia, ci è stata tolta la salute, il bene più prezioso che abbiamo, non toglieteci anche la speranza!”

“Ci è stata tolta la libertà di sceglierci il medico che ci aggrada, l’ospedale che ci dà sicurezze, l’eccellenza che ci manca. Ci è stata tolta la possibilità di acquistare un po’ di salute dove vogliamo, in fondo di questo si tratta” scrive la presidente di Bianco Airone al presidente regionale.

Tanta rabbia, mista a tristezza e delusione, è nata il 18 aprile, giorno in cui la Regione Marche, con una legge, abrogava la precedente legge in vigore (n. 30/1997), che garantiva i rimborsi per i malati oncologici.

“Ceriscioli non mi venisse a dire che abbiamo interpretato male – chiosa l’assessore alle Politiche Sociali Emanuela Carboni – Dal 19 aprile, chiunque si è recato allo sportello di Via Romagna per chiedere il rimborso, si è sentito rispondere dai funzionari che non era più possibile”.

Tuttavia, un ripensamento da parte della Regione c’è stato. Infatti, nella giornata del 9 maggio, una delibera della giunta regionale ha stabilito che i rimborsi sono previsti all’interno delle Marche. Per chi è affetto da tumori rari, invece, potrà decidere di farsi curare fuori dalla regione accedendo ai rimborsi, una volta appurata la gravità e la rarità del cancro da una commissione medica.

“Questo passo indietro non ci sarebbe stato se non fosse stato per le nostre polemiche scatenate sui social” spiega l’assessore.

“Fuori dalla nostra regione ci sono delle eccellenze migliori e ci hanno tolto il diritto di curarci – continua la Carboni – Sono arrabbiata perché non capiscono lo stato d’animo di chi vive un tumore. Noi ci siamo sentiti abbandonati. Quei rimborsi erano una sorta di considerazione. Una istituzione dovrebbe mantenere l’umanità e la vicinanza verso questo genere di situazioni”.

Sulla creazione di una commissione medica per la valutazione della rarità di un tumore interviene Paola Petrucci, consigliera di Parità della Regione: “Il problema è che sorgeranno molte battaglie legali a seguito delle decisioni di questa commissione e si potrebbe andare fuori tempo massimo per la malattia”.