SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Perché continuare a dividere quello che, se non la natura, l’uomo ha unito? Parliamo delle città gemelle di San Benedetto e Grottammare, ormai, nel 2019, indistinguibili non solo urbanisticamente ma anche a livello sociale, economico, culturale.
Con i recenti articoli di Gianluca Traini abbiamo illustrato l’andamento demografico di San Benedetto, che si appresta a diventare la prima città della provincia e la quarta delle Marche per abitanti, e Grottammare, oramai sopra i 16 mila. Ma non è questione di dimensione.
In questi anni si è sviluppato anche un comitato “Città Grande“, che ha come obiettivo quello di unire i comuni che ricadono nell’Ambito Sociale 21. Non ho risparmiato critiche a questa impostazione poiché l’idea di “fondere” in una unica realtà amministrativa comuni troppo distanti e con situazioni storiche ed economiche ben diverse è, secondo me, controproducente. Pensare che Monteprandone e Montefiore dell’Aso possano essere un unico comune è, a mio avviso, impossibile e anche sbagliato. E ha anche ragione chi, come qualche sindaco dei piccolissimi comuni, sostiene che la municipalità, in tempi di tagli agli enti locali, consente almeno di avere un sindaco e qualche assessore che prestano tutto o parte del loro tempo per il proprio paese. Vi è anche una dispersione delle energie di sensibilizzazione che non giova all’idea.
San Benedetto e Grottammare, invece, sono unite in tutto, tranne che a livello amministrativo. La zona più meridionale di Grottammare è in realtà una propaggine settentrionale dell’espansione sambenedettese del dopoguerra. Basta frequentare gli eventi culturali che si svolgono a nord o a sud di via D’Annunzio: hanno sempre un orizzonte più che cittadino. La promozione turistica delle due città è penalizzata dal frazionamento: i sambenedettesi non possono pubblicizzare adeguatamente il vecchio incasato grottammarese mentre magari a Grottammare non si fa riferimento diretto al porto che pure è ai confini comunali.
L’urbanistica trarrebbe sicuro giovamento, nella dislocazione dei servizi, da una guida comune. Forse qualche resistenza potrebbe esserci nel commercio, stante l’attrattività del centro sambenedettese, ma forse in questo caso una forza maggiore potrebbe bilanciare il fenomeno per il bene comune. Identici sono i problemi legati all’inquinamento, al trasporto ferroviario. L’uscita dell’Autostrada 14 di Grottammare è di fatto una “San Benedetto Nord”. E via dicendo.
Occorrerebbe quindi che all’interno delle due città nascessero dei movimenti per sensibilizzare a questo passo di cui si parla ormai da decenni ma che non ha avuto alcuna conseguenza politica e amministrativa. Una San Benedetto-Grottammare unita servirebbe anche a pensare ad una città in termini metropolitani e non da paesotto.
Per questo crediamo che i due sindaci in carica, Pasqualino Piunti per San Benedetto ed Enrico Piergallini per Grottammare, abbiano il dovere di avviare questo percorso e non essere semplicemente dei primi cittadini pilateschi in attesa di eventi che, senza il loro apporto, non si verificheranno mai. Certo il primo passo spetta a San Benedetto, in virtù della sua dimensione: si balla in due e è fondamentale da chi arriva l’invito. Però anche Piergallini potrebbe mostrare la sua disponibilità quanto meno a ragionare su questo aspetto.
Sicuramente è un argomento non semplice e nessuno può prendere degli impegni in questa fase. Ma organizzare un paio di convegni e delle riflessioni su questo tema rientra in quello che ci attenderemmo da Amministrazioni illuminate.
Anche perché una volta che i due principali comuni dell’area dovessero muoversi in questa direzione, sicuramente ci sarebbe un effetto espansivo e comuni come Acquaviva, Cupra e probabilmente Monteprandone si chiederebbero se l’aggregazione possa essere positiva o meno per la propria comunità.
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Da nativo di SBT attualmente residente a Grottammare non posso che essere d’accordo. Articolo ineccepibile da tutti i punti di vista, mi congratulo per le argomentazioni e per lo sviluppo del tema. Ma… c’è un ma… se chiedessimo ai due “popoli” cosa ne pensano sono convinto che la stragrande maggioranza dei sambenedettesi sarebbe d’accordo, viceversa i grottammaresi storcerebbero il muso nella migliore delle ipotesi, farebbero le barricate nella peggiore. E questo, a mio avviso, per un motivo semplicissimo: non è tanto per la storia (Grottammare ha dato i natali a una Papa importante, ad uno scultore di fama, etc.) che… Leggi il resto »
Il comitato per la Città Grande (che, secondo me, non ha senso farla come pensa Pier Paolo, soltanto con San Benedetto del Tronto e Grottammare ma con un territorio coeso che comprende i 10 comuni piceni riconosciuti dall’Istat) ha già indicato quale sarebbe la strada giusta. Strada che ha portato ad un comitato nazionale per le fusioni. La soluzione per le sue preoccupazioni è lei stesso ad indicarla nel finale: un nome nuovo per il Comune del nuovo grande territorio. Oltretutto se si unissero Grottammare e San Benedetto con un nome diverso, gli altri piccoli comuni diventerebbero ancora più piccoli… Leggi il resto »
Credo che se si unissero le due città gli altri piccoli comuni diventerebbero ancora più piccoli e isolati a prescindere dal nome… e poi è da vedere, perché Acquaviva o Montefiore sarebbero meno importanti se vicine ad una città ipotetica “Riviera delle Palme” che sfiora i 70.000 abitanti?
Perché diventerebbero semplicemente periferie di una Città Grande invece che farne parte
Il comitato ha obiettivi non realistici o, se vogliamo dirla più positivamente, troppo ambiziosi e quindi culturali e non politici (intendo: non ha la possibilità di creAre alcun consenso né a San Benedetto né nei comuni limitrofi). Dire che non ha senso pensare ad una fusione tra San Benedetto e Grottammare è appunto frutto di questa visione (del comitato) idealistica o megalomane per la quale andare da un monsampolese e dirgli di perdere la municipalità perché deve stare assieme ad un cossignanese e un montefiorano è privo di possibilità di accettazione e fa subentrare costi di gestione superiori a quelli… Leggi il resto »
Sulle pagine Fb grottammaresi insieme a tanti “like” arrivano infatti tanti commenti di chi, credo, ragiona considerando le municipalità un po’ come un risiko di espansioni, conquiste e annessione. Va capitp in questa fase. Soltanto le due amministrazioni potrebbero avere le risorse per mostrare in che modo una collaborazione più stretta impatterebbe nei bilanci e quindi nel livello della pianificazione urbana e dei servizi offerti. Ma non lo faranno mai perché ciò sarebbe una implicita affermazione di “sottodimensionamento”. Ad ogni modo dopo Pasqua risponderò con ulteriore puntualità per essere più chiaro. Grazie