SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tra la marineria sambenedettese si ricorda che quando nel dopoguerra di decise di lasciare l’imbocco del porto verso nord, non pochi tra i marinai segnalarono come il porto sarebbe stato soggetto a fenomeni di insabbiamento. Oggi, oramai in pieno Secondo Millennio, il problema è fonte di continui interventi per rimuovere la sabbia che rende difficile, per non dire pericoloso, l’ingresso.

Di questo si è parlato nell’incontro organizzato presso la Capitaneria di Porto di San Benedetto venerdì 12 aprile, alla presenza della stampa e di una delegazione della marineria dell’intero comparto marittimo. Presenti Rodolfo Giampieri, presidente Autorità Portuale Adriatico Centrale, Anna Casini, vicepresidente Regione Marche, Mauro Colarossi, Comandante Capitaneria di Porto San Benedetto e Pasqualino Piunti, sindaco di San Benedetto.

“Già domenica prossima sarà effettuato un rilievo batimetrico dei fondali dell’area portuale – spiega Giampieri – A seguire, partirà la caratterizzazione di tutti i fanghi dell’area portuale, passaggio necessario perché mentre le sabbie di tipo A e B sono considerate di buona qualità, quelle classificate in Classe C necessitano di opportune misure e non possono, ad esempio, essere riversate in mare”. I rilievi saranno eseguiti dalla Metis Srl da domenica a martedì.

Nel mese di giugno e luglio, dunque, si procederà allo spostamento subacqueo delle sabbie. Nonostante alcuni marittimi presenti abbiano espresso riserve su questo intervento, sia Colarossi che Casini hanno spiegato “che si tratta di un intervento necessario soltanto a rimuovere gli ammassi di sabbia nei punti dove le imbarcazioni toccano il fondale, per motivi di sicurezza”. Insomma: prendere qualche mese in attesa dei dati sulle sabbie del porto e prima del dragaggio. A disposizione ci sono, al momento, 1,7 milioni di euro.

Qui però si apre un altro problema: se nei primi decenni dell’attività portuale moderna le sabbie “venivano tolte da una draga presente in ogni porto e depositate al largo, liberamente”, l’attenzione ambientale adesso vuole che eventuali sabbie di Classe C vengano in qualche modo stoccate. E ci sono poche soluzioni: o saranno portate ad Ancona dove si sta realizzando una vasca di colmata, oppure potrebbero essere addirittura utilizzate in alcune cave in Puglia. Tutto questo a costi sicuramente non bassi per via del trasporto.

Vi è anche l’ipotesi della realizzazione di una vasca di colmata a nord del porto di San Benedetto, vicino alla precedente realizzata circa 10 anni fa: “I tempi sono lunghi non per la realizzazione in sé, ma per tutte le verifiche ambientali a garanzia dell’opera” spiega Caporossi. La vicepresidente Casini però sembra spingere più di tutti verso questa soluzione: “Garantirebbe la possibilità di un lungo periodo di sicurezza e a costi bassi, perché le sabbie sarebbero trasportate nella vasca senza problemi”.

“Una volta tombata la vasca potrebbe anche essere uno spazio ad uso della cittadinanza” continua Giampieri. Peccato, verrebbe da dire, che per la precedente vasca le promesse siano rimaste tali.

Ad ogni modo lo spostamento subacqueo delle sabbie avverrà tra giugno e luglio dopo di che si provvederà ad un intervento di dragaggio, cercando di capire come sistemare eventuali sabbie di Classe C. Il sindaco Piunti, a tal proposito, ha sottolineato “come la questione è fondamentale sia per la sicurezza delle imbarcazioni e dei lavoratori, sia per la sicurezza della qualità delle acque di balneazione e delle sabbie della nostra Riviera, per tutto il nostro settore turistico”.

All’incontro è intervenuto anche il senatore Giorgio Fede, il quale ha sottolineato come esistano oggi tecniche di ecodragaggio (se ne discusse ad un convegno organizzato proprio dal M5S di San Benedetto un paio di anni fa) che consentono di ridurre notevolmente il volume delle sabbie da smaltire e quindi anche i costi di stoccaggio: “La vasca di colmata raccoglie sabbie di risulta e le riporta vicine al mare, non è un’azione piacevole da fare” ha detto. Argomenti che Caporossi e Giampieri conoscono ma, spiegano, “siamo in attesa che questa pratica venga riconosciuta e accettata completamente dal Ministero, e a quel punto potremmo implementarla anche qui”. Fede ha garantito che si adopererà per rendere il più celere possibile l’azione del Ministero.

Il consigliere comunale Mario Ballatore, intanto, fa sapere che sono allo studio anche sistemi avanzati per porre fine al problema dell’insabbiamento dei porti adriatici ma il comandante Colarossi fa presente che “occorrerà poi la massima attenzione per evitare che questi interventi futuri possano avere ripercussioni sull’erosione costiera anche a miglia di distanza”.